Corriere dello Sport

Pirlo: Dobbiamo vincere per forza

Squadra dimezzata, il tecnico chiede una prova d’orgoglio «Non perdiamo altro terreno»

- Di Filippo Bonsignore

Vincere per restare aggrappati al sogno. L’Inter è scappata via e la Juve si presenta al posticipo con il Crotone a -11 dai nerazzurri (pur con una partita in meno) senza più jolly da spendere. Li ha già giocati tutti nel girone d’andata, uno proprio con i calabresi, ma anche il ruggito avuto all’alba del nuovo anno è stato costellato da qualche caduta di troppo. Due sono freschissi­me e consecutiv­e, Napoli e Porto: obiettivi diversi, stesse conseguenz­e. Vale a dire: rimonta tricolore più complicata e rimonta europea necessaria per evitare un’altra precoce e clamorosa eliminazio­ne. A questa cornice si aggiunge un quadro tutt’altro che confortant­e che riguarda la squadra, frenata da infortuni e acciacchi in serie. Andrea Pirlo sperava in un pareggio nel derby milanese; ora, invece, la Juve giocherà per mantenere le distanze sull’Inter e accorciare, questo sì, sul Milan. «È una sfida importante e molto difficile per continuare il cammino per la lotta per lo scudetto - rilancia il tecnico -. Il Crotone sta facendo vedere cose interessan­ti, nonostante magari non siano sempre arrivati i risultati».

ALZARELAVO­CE. Il problema, semmai, è la Juve che è tornata a vivere sull’altalena dopo un mese e mezzo fatto di risultati e continuità e a mostrare quei cali di attenzione che erano già costati caro ad inizio stagione e che sembravano ormai dimenticat­i. E invece in Champions League ha subìto due gol dopo pochi secondi dei due tempi di gioco. Pirlo si è fatto sentire dallo spogliatoi­o ma in questi giorni non ce n’è più stato bisogno: «Avevo già alzato la voce a fine primo tempo perché non mi era piaciuto come avevamo gestito la gara dopo l’errore iniziale. Quando siamo rientrati, abbiamo poi avuto dieci secondi di blackout che ci sono costati il secondo gol. Non c'è bisogno di alzare la voce quando sai di aver fatto male; al contrario, diventa necessario quando hai fatto male e pensi di aver fatto bene. Ma quando perdi un ottavo di finale in questo modo, c’è grande rammarico e dovremo trasformar­lo in carica per il Crotone». Neanche Andrea Agnelli è dovuto intervenir­e, assicura il tecnico: «Il presidente era con noi a Oporto e ne abbiamo parlato subito ma non c'era il motivo per dare uno scossone ai ragazzi perché sapevamo noi in primis di aver fatto una partita non da Juve. Non sono d'accordo che a Napoli abbiamo fatto una brutta gara, perché siamo riusciti a prendere gol senza subire un tiro. Col Porto invece potevamo fare meglio». Ora ad alzare la voce deve essere la Juve stessa ma il Maestro non avverte alcuna pressione: «Non c’è nessuna preoccupaz­ione - assicura -. Venivamo da 11 vittorie su 13 partite, era normale che prima o poi ci sarebbe stata una battuta d’arresto. Purtroppo c’è è arrivata in un momento decisivo ma con 15 partite in 40 giorni diminuisce la lucidità, ci sono gli infortuni e non è facile avere sempre lo stesso atteggiame­nto. È come se avessimo giocato metà campionato in un mese e mezzo. Sapevamo che sarebbe stata una stagione così, ma proviamo a centrare i nostri obiettivi». Che continuano a chiamarsi anche scudetto. Sì, perché l’Inter è lontana ma Pirlo non crede sia più attrezzata della sua squadra: «Non credo in termini di qualità della rosa. L’unica cosa che può avere in più è che non giocano le coppe e avranno solo una partita a settimana». Vincere, per restare aggrappati al sogno.

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41 anni Il tecnico è alla prima stagione sulla panchina bianconera
LAPRESSE Andrea Pirlo 41 anni Il tecnico è alla prima stagione sulla panchina bianconera
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