Tim in campo con Dazn un miliardo in tre anni
Una nota del colosso delle telecomunicazioni svela il piano strategico Ogni anno garantirà alla piattaforma di streaming il 40% del costo dei diritti tv da versare alla Lega: 340 milioni per il triennio 2021-24
Iniziano a chiarirsi i contorni dell’offerta con cui Dazn sta per soffiare a Sky i diritti televisivi della Serie A nel triennio 2021-24. Ieri è infatti scesa in campo Tim che spiega, in una nota ufficiale, di non aver partecipato in proprio alla gara per l’assegnazione dei diritti proprio perché ha stretto una partnership con il gruppo del miliardario anglo-ucraino Len Blavatnik.
Questo significa che l’offerta Dazn è più forte di quanto si pensasse.
Tim «si qualificherebbe come operatore di telefonia e Pay Tv di riferimento per l’offerta dei contenuti Dazn in Italia, nonché per la partnership tecnologica». Fornirebbe quindi supporto distributivo, partecipando a una strategia per vendere Dazn ai clienti Tim, ma anche banda larga e servizi Tim ai clienti che sottoscriveranno un abbonamento alla pay TV. L’accordo è condizionato all’aggiudicazione della gara da parte di Dazn.
Fin qui la parte tecnologica e commerciale ma l’aspetto più interessante è la partecipazione di Tim alla struttura economica dell’offerta, perché il gruppo telefonico «si è impegnato al pagamento di un minimo annuale garantito pari a oltre il 40% dell’importo totale annuo dovuto alla Serie A». In altre parole, ad apportare circa 340 degli 840 milioni a stagione che Dazn ha offerto alla Lega. L’accordo rafforza indubbiamente la posizione del gruppo londinese, dissipando alcuni dubbi che si addensavano: sia relativi alle garanzie finanziarie che alla capacità tecnologica di supportare con la banda larga un numero di spettatori adeguato alla domanda di contenuti del calcio. Non tanto perché Dazn abbia problemi di solvibilità, quanto per la dimensione ardita del modello di business: ai livelli attuali di ricavo per abbonato (circa 120 Euro annui) dovrebbe raggiungere 7 milioni di clienti solo per coprire il costo dei diritti, senza spesare i costi di produzione. Anche raddoppiando i prezzi, dovrebbe arrivare a 3,5 mentre Sky ha sfiorato 6 milioni nel 2019, dopo una presenza ventennale, numero che sembrerebbe intanto calato per la concorrenza di Netflix e Amazon. Ronzava in testa ai presidenti di Serie A il terribile caso della spagnola Mediapro, che si era aggiudicata i diritti della massima divisione francese battendo il leader di mercato Canal Plus, salvo poi bloccare i pagamenti per difficoltà economiche. Due settimane fa la Ligue 1 ha dovuto tornare da Canal Plus, spuntando naturalmente un livello molto inferiore con un danno economico immenso, che la Serie A aveva schivato nell’asta precedente, vincendo la tentazione di incassare di più a scapito della sicurezza dei pagamenti. Certo, la partecipazione finanziaria di Tim alla cordata tranquillizzerà molti. Semmai può rivelarsi delicato il tema antitrust, che il bundling di servizi tra due operatori configurerebbe, perché
Tim potrebbe essere accusato di avvantaggiarsi della posizione dominante di Dazn nella distribuzione televisiva dei contenuti. Resta sullo sfondo anche il problema tecnologico, perché la visione contemporanea di eventi premium in diretta streaming incontra limiti di capacità della rete difficili da superare e pochi possono oggi predire il numero di spettatori accessibile in contemporanea.
Vedremo se venerdì in assemblea di Lega si raggiungerà l’accordo tra i presidenti finora mancato. Alla questione dei diritti si intreccia quella della media company: i fondi di private equity, che hanno creato nel frattempo la catena di controllo della holding, potrebbero spazientirsi o rivalutare i diritti alla luce dell’asta. C’è chi sostiene che la gara non sia tanto tra Dazn e Sky (considerata da alcuni ormai fuori) ma tra l’offerta Dazn e un canale digitale della Lega finanziato dal fondo CVC, che partecipa alla cordata della media company.
Una partnership tecnologica e anche commerciale. La A si riunirà venerdì