L’INTERVENTO Totti: Roma, serve gente di campo
«Ho parlato con Tiago Pinto». Sarebbe un contatto normale tra uomini di calcio, se non fosse che dall’altra parte del satellite l’interlocutore si chiamava Francesco Totti. Nelle ore in cui le polemiche social, francamente assurde, lo accusavano di scarsa sensibilità verso la Roma per un “like” a Pippo Inzaghi, esultante per lo 0-0 di domenica scorsa, Totti puntualizza le sue verità in una diretta Twitch tra ex calciatori. Collegati erano Vieri, Cassano, Adani e Ventola. «Non ho ancora incontrato Friedkin - precisa - ma se dovesse succedere mi siederei volentieri. Ora mi sto occupando di un altro lavoro con entusiasmo (si riferisce all’agenzia che gestisce diversi calciatori, ndr) e non posso lasciare tante persone in mezzo a una strada. Però, è chiaro che se mi continueranno a mettere i bastoni tra le ruote penserò ad altro». Si riferisce all’inchiesta federale che lo riguarda e che mette in discussione il suo ruolo, in assenza dell’abilitazione alla professione di procuratore. «Io ho rispettato le regole - assicura - e intendo portare avanti il mio lavoro. Sbagliando, anche, ma tutto in totale trasparenza».
IL DISTACCO. Dalle sue parole però continua a trasparire la nostalgia, a quasi due anni di distanza dall’addio. «Pur di non andare via dalla Roma mi sarei ammazzato - ammette -. Non pretendevo un potere assoluto ma solo di decidere sui giocatori. Volevo fare il direttore tecnico. Credo che con la mia esperienza avrei potuto dare di più di altri alla squadra. Ma non ero mai coinvolto nelle scelte. Mi hanno praticamente messo con le spalle al muro, costringendomi a cambiare». Continua a osservare la Roma con occhi interessati ma anche appassionati: «Tifo sempre per la Roma. Ora con la mia agenzia spero di aiutarla consigliandole giocatori forti. Provo ad aiutare da fuori. Ma a Trigoria non entro quando accompagno mio figlio Cristian agli allenamenti, preferisco aspettare sul piazzale. Escono tutti a salutarmi...».
IL SUGGERIMENTO. Nella società attuale a suo parere manca una figura importante: «Sono tutti stranieri. La proprietà, il general manager, l’allenatore. Ci vorrebbe qualcuno che conosce bene l’ambiente. Se un giorno possedessi un club chiamerei tutti gli ex calciatori perché nessuno meglio di loro potrebbe facilitare la gestione di una squadra. Guardate il Benfica, con Rui Costa. Me lo ha raccontato Tiago Pinto, che là faceva il secondo... Ho l’impressione che nelle società chi capisce poco di calcio miri a un ruolo da primadonna. Io ai miei tempi suggerivo giocatori per il bene della Roma ma non volevo che il mio nome uscisse. Imploravo chi di dovere “Di’ che lo hai preso tu, a me non interessa”. In una società di calcio serve gente di campo. Chi conosce il campo si capisce al volo».
«Sono tutti stranieri Chi conosce bene l’ambiente? Pinto faceva il secondo»