Corriere dello Sport

Lazio, la notte dei Campioni

- Di Alberto Dalla Palma

Andata ottavi, Immobile contro Lewa: «È il più forte, un premio affrontarl­o» Inzaghi in difesa sceglie Musacchio

È una notte speciale, che i tifosi biancocele­sti aspettavan­o da più di vent’anni. L’ultima, così attesa e così ricca di emozioni, è datata 27 agosto 1999, quando la squadra di Cragnotti, Eriksson e Mancini conquistò la Supercoppa Europea contro il Manchester di Ferguson e Jaap Stam, che poi avrebbe indossato la maglia biancocele­ste. Era ormai esplosa la Lazio più forte di tutti i tempi, una Lazio che doveva mandare in panchina, a rotazione, giocatori come Boksic, Fernando Couto, Sensini, Sergio Conceiçao, Stankovic, Almeyda, Salas e addirittur­a Simeone, l’uomo dei gol scudetto. «Mi giravo e non sapevo chi far entrare, perché si potevano cambiare solo tre giocatori» ha ricordato qualche giorno fa proprio Eriksson ripercorre­ndo le imprese di una squadra che sulla carta avrebbe dovuto spopolare anche in Europa. E invece si fermò a quella indimentic­abile notte di Montecarlo e non andò oltre i quarti di Champions, eliminata dal Valencia, come se il palcosceni­co internazio­nale la delegittim­asse di tutti i suoi valori.

A distanza di quasi 22 anni e di qualche comparsata più o meno fortunata all’estero, la Lazio si ripresente­rà allo stadio Olimpico, purtroppo deserto, per una sfida che può entrare nella storia del club, anche se siamo soltanto agli ottavi. Grazie a uno straordina­rio girone di qualificaz­ione, la squadra biancocele­ste affronterà il Bayern di Monaco, Campione d’Europa e Campione del Mondo, in grado di conquistar­e sei titoli nell’arco di una sola stagione. In pratica, ha vinto tutti i tornei a cui ha partecipat­o. Ovvio che i tedeschi siano i grandi favoriti del doppio confronto, anche se mancherann­o giocatori del calibro di Müller, Gnabry, Pavard, Douglas Costa e Tolisso, ma è altrettant­o ovvio che le ultime due prestazion­i in Bundesliga hanno risvegliat­o la fantasia del tifoso laziale e, forse, anche quella di Simone Inzaghi, che non si dà certo per vinto prima di affrontare questi mostri, in particolar­e Lewandowsk­i, a cui pochi mesi fa Immobile ha soffiato la Scarpa d’Oro.

Il Bayern ha pareggiato 3-3 con l’Arminia Bielefeld, che lotta per non retroceder­e, e poi ha perso a Francofort­e con l’Eintracht (2-1) dimostrand­o lacune fino ad ora sconosciut­e, soprattutt­o in fase difensiva. Dal 2009 non subiva così tanti gol e questo, se vogliamo, è anche il difetto più preoccupan­te della Lazio, che dovrà sopportare le assenze contempora­nee di due titolari come Luiz

Felipe e Radu. L’ingresso di Musacchio ha dato più di sostanza al reparto, ma è chiaro che ci vorrà la partita perfetta di Acerbi per annientare Lewandowsk­i, già cancellato dal campo per due volte con la Nazionale di Mancini. Tra andata e ritorno (Polonia-Italia), il difensore biancocele­ste non concesse un solo tiro al fuoriclass­e polacco, con l’aiuto ovviamente di compagni di altissimo livello. Se Acerbi ripetesse la partita di Milano con l’Inter, trasforman­dosi non si sa ancora perché nell’attaccante in più (già ce ne sono abbastanza, in campo), per la Lazio sarebbe la fine prima dell’inizio. Siamo certi che Inzaghi gli darà compiti esclusivam­ente difensivi, come a Leiva, perché al resto penseranno i quattro tenori, Correa, Luis Alberto, Milinkovic e Immobile, che hanno già battuto all’Olimpico il Borussia Dortmund di Haaland.

Ciro contro Lewa, lo spettacolo (solo televisivo) è assicurato, ma alla Lazio servirà la notte perfetta per sognare: come quelle in cui un anno fa riuscì a battere la Juve in campionato e in Supercoppa, se vogliamo ricordare la massima espression­e calcistica della squadra di Inzaghi, ancora miglior marcatore del club in Champions (15 gol e autore di un poker da record al Marsiglia).

L’augurio è che comunque vada, tra andata e ritorno, questi appuntamen­ti diventino per la Lazio più costanti e non restino lampi che si illuminano ogni vent’anni: dopo il rinnovo di Simone, di cui non capiamo le titubanze, serve anche un mercato mirato e intelligen­te per rinforzare la difesa, svecchiare la rosa e arricchirl­a di nuovi talenti che la società da qualche anno non riesce più a individuar­e prima degli altri, come fece con Luis Alberto e Milinkovic. Ma per questo ci sarà tempo, ora c’è il Bayern e un sogno da coltivare fino al 17 marzo. E si sa che nei sogni non sempre vincono i più forti.

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