Il secondo tempo di Gravina
Per lui un consenso trasversale Lo sfidante Sibilia abbandonato nell’urna da un terzo della Lnd
Votazione con ampio margine sullo sfidante Sibilia: 73,45% «Non ci fermeremo. E speriamo di riavere i tifosi all’Europeo»
ROMA
Quattro anni ancora, ripartendo dal 73% dei consensi. Questi i numeri della riconferma di Gabriele Gravina a presidente federale, al termine dell’Assemblea elettorale svoltasi ieri, in presenza (275 delegati su 276), all’hotel Cavalieri di Roma. Per lui (eletto col 97% da candidato unico nell’ottobre 2018) dunque una vittoria politica senza ombre, trasversale (con una singolare posizioni degli arbitri di Trentalange, presenti ma non votanti, di cui diamo conto a parte), ai danni dello sfidante. Cosimo Sibilia, già suo vice vicario nella governance uscente, è infatti rimasto molto al di sotto del suo potenziale elettorale: non solo non ha ottenuto l’appoggio della sua Lega Dilettanti (unica componente ad averne sostenuto la candidatura, pur non in modo unanime), peso politico 34% del totale federale, ma si è fermato al 26%. Tradotto: circa un terzo dei suoi delegati non lo ha seguito (oltre alla Lombardia del redivivo Tavecchio e l’Emilia Romagna, già in dissenso aperto, defezioni sono arrivate da Toscana, Puglia, Umbria, Piemonte). Di contro non è bastato l’appoggio del partito Lotitiano per ricompensare le perdite interne: da questa area (Lazio, Benevento, Salernitana, club campani di Lega Pro) a Sibilia è arrivato un 4-5% di voti. Saranno giorni molto difficili (eufemismo) per la Lnd, divisa per la prima volta in sede assembleare e fuori dal patto di sindacato a sostegno di un presidente federale. Tanto che subito dopo la proclamazione del vincitore, dalle parti di Tavecchio si sono ascoltate valutazioni sulla opportunità di dimissioni necessarie, dato il risultato ottenuto. «Le partite si vincono e si perdono, prendo atto del risultato. Non ho niente da rimproverarmi» invece le prime valutazioni di Sibilia.
APERTURE. Che proprio a un patto di successione non rispettato, tra lui e Gravina, si è aggrappato inutilmente fino alla fine. Tutto era iniziato a metà mattinata col saluto del presidente Fifa, Infantino (un video messaggio da Kartum). Sono seguiti i messaggi “live” del vicesegretario Uefa, Marchetti e del presidente del Coni, Malagò. Il primo ha sottolineato come la Uefa voglia in ogni modo confermare il format itinerante di Euro 2020 del prossimo giugno, puntando ad avere il pubblico, pur contingentato; il secondo, in modo non scontato, ha teso una mano aperta al mondo del calcio, riconoscendone la centralità, dando a Gravina il merito di aver voluto portare a termine la scorsa stagione, superando la sua personale contrarietà, aprendo poi alla possibilità di collaborare per risolvere la questione stadi.
SCONTRO. E’ stata poi la volta delle dichiarazione di voto da parte delle componenti: Dal Pino (A), Balata (B), Ghirelli (C), Calcagno (Calciatori), Ulivieri (Allenatori) hanno spiegato le ragioni del pieno sostegno per Gravina, mentre a Franchi (Lnd) è toccato un timido endorsement per Sibilia.
Il candidato Gravina si è poi rivolto all’Assemblea, rivendicando quanto fatto nel drammatico momento della pandemia, affermando la necessità di un secondo tempo per completare la propria agenda («Un programma serio, non un libro dei sogni» la sua risposta polemica alle parole di Sibilia della vigilia) e annunciando azioni legali contro certi avvelenatori della campagna elettorale, passaggio che ha messo a nudo quanto sia divenuto profondo il solco tra lui e il suo ex vice presidente. Che per parte sua, ha provato a ribaltare i pronostici puntando, più che sulla bontà del proprio programma, sul mancato rispetto da parte di Gravina di un accordo del 2018, che prevedeva adesso il passaggio di testimone tra i due, garante l’ex presidente Abete, evocato più volte ma mai nominato. Citando Pasolini ha provato a far battere i cuori invece delle mani. Ma il richiamo stentoreo di Franco Carraro, presidente mascherato della assemblea, e la lettura del risultato da parte del presidente della Corte Federale d’Appello, Torsello poco prima della 15.30, ha chiuso la questione.