Il punto d’incontro quotidiano tra un grande giornalista e i lettori del Corriere dello Sport-Stadio post@corsport.it italocu39@me.com
Caro Cucci, nel generale e a volte sconcertante ottimismo che gli addetti ai lavori mostrano sul futuro della Juventus, nella sua rubrica si levano voci serenamente realistiche. Vedremo. Ho solo il rammarico che Cristiano Ronaldo non sia stato messo in condizione di spaccare il mondo come è nelle sue capacità.
VITTORIA DI... PIRLO - La Juventus, caro Italo, fa patire come nel mettersi a mani giunte, mentre il grande Ronaldo si accinge a tirare una sua ennesima punizione. Si sa già che al 90% la sbaglierà tanto quanto ci si senta ora noi rassegnati a vedere una squadra che ormai prova lo stesso evidente affanno contro una qualunque squadra giochi, dalle più famose ad un volenteroso Crotone. Il gioco-Juve, di questo passo, finirà con l’ipnotizzarci nel suo essere sempre tale e quale, così confuso e poco incisivo, un “non gioco” che è affidato alle individualità. La realtà è che questa benedetta squadra sta facendo diventare scemi tutti i suoi tifosi: va avanti ma con più bassi che alti, con sconfitte persino e vittorie così così. E meno male che nel gruppone delle grandi volta e gira ci resta.. Be’, al momento saranno pure “vittorie... di Pirro/Pirlo”, però all’atto pratico chi sta portando più punti nel paniere è Ronaldo. Senza di lui, parliamoci chiaro, i bianconeri sarebbero più neri che bianchi.
QUELLE ATTENZIONI A CR7 - Caro Cucci, ho letto di recente una stroncatura di Ronaldo e mi sono chiesto se in questo campionato che esalta la sfiga di Gattuso, la modestia di Fonseca e - questo vale - la bravura di Gasperini che purtroppo è intelligente e non offre siparietti da gossip, sia giusto ospitare il CR7 circondandolo di attenzioni provinciali. Ripenso all’esilio di Sivori, alle critiche a Rivera, agli attacchi furiosi a Pablito, alle mattane di Maradona, al calvario di Baggio e ai tardivi pentimenti che rovesciano gli insulti in peana. Mentre Ronaldo realizza gol vo
Fosse solo incoerenza non mi stupirei: l’Italia è un palcoscenico sul quale si agitano incoerenti d’ogni genere, poltici, virologi, tuttologi, intellettuali, coglioni 2.0. E quei tifosi dell’Inter che l’altro ieri adorarono Conte, poi lo ripudiarono e adesso sono in ginocchio da lui. A proposito si citano spesso tre dei miei grandi maestri... involontari Prezzolini, Longanesi e Montanelli - i quali un giorno dissero che la coerenza è la virtù degli imbecilli autorizzando innumerevoli imbecilli a citarli, mentre bastava averli conosciuti per capire che la battuta riguardava solo se medesimi, giustificazione ai sottili giochi d’intelligenza che mettevano a disposizione degli amici pretendendo e ne avevano facoltà - che gli fosse permesso ogni peccato. Nel 1974, alla vigilia del referendum sul divorzio, il direttore del Resto del Carlino, dove lavoravo, m’incaricò di interpellare un illustre collaboratore, Giuseppe Prezzolini, per conoscere la sua posizione. Prezzolini, quello della “coerenza imbecille”, viveva in Svizzera e guardava l’Italia col cannocchiale, come quand’era in America, praticamente estraneo alle risse