Corriere dello Sport

Stankovic: Ibra non deve smettere

Il tecnico della Stella Rossa, ex Inter: «Conte ha fatto un gran lavoro Il Milan? Spero di batterlo»

- Ramazzotti

Dejan Stankovic domani sera entrerà per la prima volta da allenatore a San Siro e, nello stadio che si vede dalla casa dove abita tutt’ora la sua famiglia, cercherà un’altra impresa. Dopo il 2-2 acciuffato in pieno recupero giovedì scorso, la Stella Rossa per passare agli ottavi deve vincere e, anche se il Milan è reduce da tre incontri senza successi, per i biancoross­i non sarà facile. Deki lo sa, ma come al solito non ha gettato la spugna. «Loro sono senza dubbio favoriti, ma non partiamo battuti» ha spiegato facendoci tornare in mente le interviste di 10-15 anni fa, quando era un centrocamp­ista totale che non mollava mai e spesso segnava reti... impossibil­i. «Adesso sono invecchiat­o» ha proseguito schernendo­si, ma in realtà lo spirito è sempre lo stesso: il guerriero Stankovic è pronto a guidare la sua truppa in quello che per lui sarà un derby, una gara che quando giocava etichettav­a come «da testa fredda e cuore caldo». Il Diavolo non può che guardare con preoccupaz­ione a questo incrocio con il serbo che da calciatore qualche dispiacere glielo ha inflitto. Stankovic ha cambiato ruolo, ma spera che la storia si ripeta. A Milano si sente a casa, non in trasferta, e certo non è venuto per salutare i familiari.

Stankovic, quanto è orgoglioso di tornare alla guida della Stella Rossa nella “sua” Milano per una partita che può valere gli ottavi di Europa League? «Moltissimo. Se mi avessero prospettat­o uno scenario simile un anno fa, non ci avrei mai creduto e invece eccoci qua, a giocarci il passaggio del turno in Europa dopo aver vinto il campionato sulla panchina della società dove sono cresciuto. Sono felice e orgoglioso di ciò che stiamo facendo».

Sei punti di vantaggio e una partita in meno rispetto al Partizan secondo: la Stella Rossa in patria sta volando e punta al bis nella Superliga.

«Avevamo chiuso bene il 2020 e siamo ripartiti ancora più forte visto che abbiamo ottenuto tre vittorie di fila in trasferta contro avversari tosti e soprattutt­o su campi fangosi o ghiacciati. Abbiamo dimostrato forza e carattere lanciando un segnale inequivoca­bile alla concorrenz­a».

E avete fermato anche il Milan al Marakana.

«Con merito, aggiungo io. E’ vero che il 2-2 è arrivato nel recupero, ma siamo stati coraggiosi e ci abbiamo creduto fino all’ultimo. Loro stanno lottando per lo scudetto e hanno costruito una grande squadra, ma non ci siamo arresi e quel risultato ci ha dato forza ed energia. Soprattutt­o per come lo abbiamo conquistat­o ovvero mostrando coraggio e non difendendo­ci. Ho visto i miei uomini andare in campo a petto in fuori per giocare una grande partita. Proprio come piace a me. La differenza di qualità non si discute e il Milan resta favorito per il passaggio del turno, ma non molleremo fino alla fine».

Sa che le immagini e le foto di lei che, all’andata, esulta a braccia alzate dopo la rete del 2-2 di Pavkov hanno fatto impazzire i tifosi interisti?

«Anche quelli della Stella Rossa... (sorride, ndr) Quel pareggio è stato importante per i giocatori, lo staff tecnico, la dirigenza e la nostra gente. Soprattutt­o perché lo abbiamo ottenuto in dieci contro undici, dopo che non ci eravamo arresi a una sconfitta che sembrava quasi sicura».

La Stella Rossa ha lo spirito guerriero del suo allenatore?

«Se lo dite, mi fate un bel compliment­o. Lo sapete, io da calciatore non mollavo mai e vedere che anche i ragazzi danno sempre tutto, per me è una gioia».

Domani sera San Siro sarà deserto, ma tanti interisti seduti a casa davanti alla tv, tiferanno per lei. Cosa vuole dire loro? «Che sono molto contento e li abbraccio. La vita è bella anche per questo e certe dimostrazi­oni d’affetto sia da parte della gente sia di tanti ex compagni mi fanno capire che all’Inter ho lasciato un bel ricordo. Ho sempre sudato la maglia mettendo in campo il mio cuore e rispettand­o al massimo un club dove c’erano un gruppo eccezional­e di campioni e un grande presidente come Moratti. Insieme a loro e ai nostri fantastici tifosi abbiamo scritto la storia e vinto tutto quello che potevamo vincere».

Uno Stankovic con la maglia nerazzurro c’è anche adesso: è suo figlio Filip.

«Lavora come un grande profession­ista e ha la fortuna di poter imparare da Handanovic, uno dei migliori portieri al mondo. Filip ha la testa a posto, i piedi per terra e suda ogni giorno sul campo. Come padre non potrei essere più contento: vederlo circondato da gente che gli vuole bene e lo apprezza, per me è davvero il massimo».

Non le chiediamo neppure se domenica ha visto il derby e se era contento del risultato perché... «Perché sapete la risposta... L’Inter ha giocato benissimo e ora, come si dice in Serbia, ha il destino nelle proprie gambe. Nella squadra si vede la mano di Conte, uno duro, tosto e che non molla mai. E’ un grande allenatore e mi piace molto perché ha migliorato il gruppo. Certi progressi non si ottengono certo per caso. L’Inter è organizzat­a, quadrata e sa sempre cosa fare. D’accordo, avrà pure una rosa forte, ma è lassù soprattutt­o grazie al lavoro».

E’ l’anno buono per vincere lo scudetto che manca dalla stagione del triplete?

«A questo punto dipende da loro perché sono davanti e, anche se hanno un vantaggio esiguo, certe vittorie contro Juventus, Lazio e Milan sono importanti per il morale e l’autostima. Non voglio gufare e mi limito a parlare da ex e da tifoso. Ciò premesso dico: “Spero nello scudetto e mi auguro con tutto il cuore che l’Inter lo conquisti”».

Passiamo all’altra... faccia del derby ovvero al Milan arrivato al quinto ko nel 2021.

«Non mi permetto di giudicare una grande squadra come il Milan solo perché è reduce da due ko in Serie A e dal pareggio contro di noi. Ci troveremo di fronte una formazione che vorrà riscattars­i, un avversario forte e carico perché un club che ha Ibrahimovi­c e che nella sua storia ha vinto tanto in Italia e in Europa, non accetta di stare più tre incontri senza far risultato».

Nonostante ciò, lei crede nell’impresa della Stella Rossa?

«Il match d’andata ci ha insegnato che tutto è possibile. Sarà difficile, ma finché ci sarà speranza, ci proveremo».

Lei e Ibrahimovi­c per la seconda volta uno di fronte all’altro dopo tante battaglie e vittorie insieme all’Inter.

«Dopo la fine del match di Belgrado, l’ho baciato e abbracciat­o negli spogliatoi. Spero di fare lo stesso a Milano. Ibra è il numero uno e lo stimo tanto come persona e come calciatore. Nel corso degli anni ha dimostrato la sua leadership e, nonostante l’età, sta confermand­o che la sua presenza in campo è ancora importante».

«Ci troveremo di fronte una squadra che vorrà riscattars­i, però dobbiamo lottare senza arrenderci come all’andata»

Che messaggio vuole mandargli? «Di tenere duro e di non smettere di giocare perché tanti lo ammirano e si rivedono in lui. E’ un esempio per chi ama questo sport».

Se però domani sera non giocasse, lei non sarebbe triste...

«E’ sempre un vantaggio non trovarsi di fronte uno così perché Zlatan è un leader e un fuoriclass­e che può farti male in qualsiasi momento».

«L’Inter mi è rimasta nel cuore, felice per i tifosi: meritano tutte le soddisfazi­oni Mio figlio Filip? Impara da Handa, il migliore che c’è»

Tra una settimana Mihajlovic e Ibrahimovi­c saranno protagonis­ti al Festival di Sanremo. (ride) «Non voglio perdermeli per niente al mondo. Li devo vedere a tutti i costi. In diretta o registrati...».

Lei è cresciuto sotto l’ala protettiva di Mihajlovic e lo conosce come pochi quindi, sia sincero: come canta Sinisa? «Malissimo. Senza offesa, ma è davvero stonato. Meglio che a Sanremo non canti. Lo dico per il bene dei telespetta­tori».

«Zlatan e Sinisa insieme al Festival Miha è stonatissi­mo e secondo me pure Ibra, ma vedrete che quei due saranno uno spettacolo»

E Ibra come è messo quanto a doti canore?

«Lo conosco meno, ma per me è scarso pure lui. Eppure sono convinto che insieme sul palco quei due daranno spettacolo».

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 ??  ?? Dejan Stankovic, 42 anni tecnico della Stella Rosa: serbo con cittadinan­za italiana, ha giocato nell’Inter dal 2004 al 2013, vincendo 5 scudetti, 3 supercoppe italiane, 4 coppe Italia, una Champions e un Mondiale per club
Dejan Stankovic, 42 anni tecnico della Stella Rosa: serbo con cittadinan­za italiana, ha giocato nell’Inter dal 2004 al 2013, vincendo 5 scudetti, 3 supercoppe italiane, 4 coppe Italia, una Champions e un Mondiale per club
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ANSA Stankovic e Ibra (in mezzo, Cordoba e Cruz) ai tempi dell’Inter
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