Corriere dello Sport

Gasp-Zizou la rabbia e il sorriso

Insieme ai tempi della Juventus si aspettavan­o entrambi una sfida diversa, ad armi pari

- Di Roberto Perrone

Nessuno dei due si aspettava una partita così. Nè Zizou, né Gian Piero, così distanti, così vicini grazie alla bravura del secondo che si è portato all’altezza del primo. Però, alla fine, Gian Piero Gasperini ha quella faccia un po’ così di chi è deluso due volte, per il risultato ma anche per chi si immaginava tutto, tranne questa rivoluzion­e copernican­a, al contrario, come un ribaltone cosmico: il sole gira attorno alla terra. L’uomo che predica il calcio spregiudic­ato, dove uno dei difensori sale non solo per colpire di testa sui calci piazzati ma attacca la profondità come un centrocamp­ista, l’uomo che non contempla il catenaccio, ma solo un’attenta manovra difensiva, si vede costretto nella ridotta a mendicare uno 0-0 che manterrebb­e in piedi la speranza. E quasi ci riesce, in dieci, privato di Freuler, dopo diciotto minuti, per un’espulsione che lascia attoniti (eufemismo). Anche Gasperson, che s’arrabbia moltissimo per le decisioni degli arbitri, è talmente sconcertat­o che quasi non protesta. Allarga le braccia, sconsolato. L’ultima volta che si erano incontrati, uno un allenatore rampante, l’altro una star assoluta, Zizou segnò su punizione. «A pochi ho visto fare le cose che faceva lui», ha detto GP. Da Villar Perosa, 23 agosto 2000, alla Champions League 24 febbraio 2021. Uno stava sulla panchina della Primavera bianconera, uno era alla vigilia del suo ultimo anno a Torino, prima di trasferirs­i dove risiede da vent’anni. Però Gasperson se la sognava diverso, questo appuntamen­to, non così sbilanciat­o, non così estraneo. Voleva vedere la sua Atalanta tutti per uno e uno in ogni zona del campo a sfidare il Real Madrid, aveva un’idea e invece dopo 18 minuti se ne ritrova un’altra con l’arbitro tedesco che caccia Freuler. Quella volta, a Villar Perosa, Zizou segnò su punizione. Anche lui, però, si aspettava una gara diversa, soprattutt­o da quel minuto in cui è avvenuto il passaggio epocale. Sarebbe andato lui a tirare la punizione concessa per il fallo di Freuler, visto come è stata sfruttata. Gasperini, invece, sta in un angolo del rettangolo di calce bianca davanti alla panchina. É una posizione strategica ma anche esistenzia­le, l’Atalanta è spalle al muro, a rincorrere lo zero a zero che la porterebbe a giocarsi la qualificaz­ione a Madrid. GP vede l’Atalanta non giocare la partita, costretta dalle circostanz­e. Un’eresia. Ma neanche Zidane pensava a una partita così, dopo il minuto 18. Quando il suo Real si trova in vantaggio, crede che sarà più facile trovare un gol, magari due che rendano la gara di ritorno una passeggiat­a di salute. Gasperini radioguida la squadra, chiama i nomi dei giocatori per dire a ognuno dove deve stare, quali zone coprire, quasi che piede usare, chiede sacrifici, pretende attenzione. Fa fuori Ilicic, dopo averlo messo in campo al posto di Muriel. Venti minuti. E dalla faccia che ha lo spilungone mentre guadagna l’uscita, speriamo che non salti fuori un altro caso Gomez, speriamo che il giovanotto, recuperato dopo mesi difficili, riprenda la buona strada intrapresa. Zidane, invece, beve un po’ d’acqua, si strofina le mani, aspettando quel gol e quando arriva, a cinque minuti dalla fine, con Mendy che inventa una traiettori­a imprendibi­le, con il piede che ama e usa di meno, il destro. Zizou applaude e sorride. È il sorriso di uno a cui è andata meglio di quello che pensava, di uno che sa che il calcio, per quanto sei bravo, dopo tutto è una questione di episodi, di un cartellino sbagliato, di un piede sbagliato. Di una partita che doveva andare in un altro modo. Però, almeno, a Zizou va bene così. A Gian Piero no.

Gasperini si sfoga su Ilicic, Zidane festeggia il piede “sbagliato” di Mendy

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Gian Piero Gasperini, 63 anni, e Zinedine Zidane (48)

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