Corriere dello Sport

Ora i rinnovi e scelte chiare: squadra da ringiovani­re

LA LAZIO DEVE INSEGUIRE IL QUARTO POSTO E PROGRAMMAR­E UN NUOVO CICLO

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ROMA - Vavro, Jony, Adekanye. Come Berisha e Durmisi l’estate precedente. Oppure Badelj rinato a Genova, Pedro Neto subito titolare in Premier con il Wolverhamp­ton, Jordan Lukaku protagonis­ta con l’Anversa. La rinuncia a Bastos e Caceres sino ad arrivare a Hoedt e Musacchio senza trascurare i soldi spesi per Muriqi (era la priorità?) e Fares, scelto come erede di Lulic e adesso neppure considerat­o nei primi cinque cambi. Andreas Pereira, di proprietà del Manchester United, si sarà chiesto più volte per quale motivo sia stato scelto se il disegno tattico della Lazio non prevede il suo impiego. Con lo stesso budget limitato di Lotito, c’è ampio materiale di riflession­e a cui l’area tecnico-dirigenzia­le dovrebbe dare risposte e non c’entra affatto il ko con il Bayern Monaco. La stessa Lazio, è bene ricordarlo, ha guadagnato gli ottavi superando indenne la fase a gironi. Tornando con la testa al campionato, in attesa che il Tribunale Federale si pronunci sul caso tamponi (Lotito potrebbe chiedere il rinvio: vuole andare in Germania il 16 marzo), bisognerà programmar­e il futuro e la prossima stagione. Sapendo che dentro la pandemia, con gli stadi chiusi, non ci saranno tanti soldi da spendere e che la carta anagrafica della Lazio è invecchiat­a.

SIMONE. Il primo capitolo riguarda il rinnovo triennale di Inzaghi. Dalla società viene dato per scontato, dall’allenatore un po’ meno o (per essere più precisi) non ha la stessa fretta. Le distanze sono minime, l’esito non sembra in discussion­e. Gli impegni federali di Lotito hanno rallentato la definizion­e dell’accordo. Servirà un altro incontro per limare le residue differenze economiche che ballano all’interno dell’impianto contrattua­le, articolato su premi e piazzament­i. Certo prima si definisce e meglio è per tutti. Siamo quasi a marzo e la Lazio ha bisogno di dare un segnale.

SENATORI. Il capitolo rinnovi riguarda anche Lulic, Parolo e Radu: sono in scadenza a giugno. Società e giocatori dovranno fare una scelta. Bisognerà valutare caso per caso. Ci sono diverse scadenze 2022 di pedine che potrebbero finanziare il mercato o che richiedera­nno il prolungame­nto. Luiz Felipe resterà, ha già trovato un’intesa di massima. Sono da definire le situazioni di Marusic, Patric e Strakosha. Caicedo è un altro in scadenza 2022: probabile addio a fine campionato. La squadra è invecchiat­a e ha bisogno di abbassare l’età media. Leiva, 34 anni, è un altro big che forse non può più essere considerat­o come un pilastro, anche se continua a giocare con continuità (in pochi lo pensavano l’estate scorsa dopo l’intervento al menisco) e sarà meglio tenerlo nella prossima stagione.

SCELTE. L’altra domanda, pensando ai soldi da destinare al mercato, è ovvia. Chi vendere? Già, perché la difficoltà reale della Lazio negli ultimi anni è stata rappresent­ata dal mercato in uscita. Contributo scarsissim­o, quasi inesistent­e, dalle cessioni. Ancora peggio negli ultimi due anni (non solo per il collasso provocato dal Covid) con l’indicazion­e chiara di Inzaghi, rispettata da Lotito, di trattenere i big. La base è buona per il futuro, a patto di non smontare la spina dorsale. Già perdere uno tra Milinkovic e Luis Alberto significhe­rebbe scendere di livello. Può partire Correa ed essere sostituito, gli altri big no. Una larga parte della squadra, a cui Inzaghi e Lotito rinuncereb­bero, non produce economia utile per reinvestir­e. Della Primavera meglio non parlarne. Bisognerà aspettare che maturino alcuni Under 18 o 17. Dopo aver visto Musiala con il Bayern Monaco si comprende benissimo a che punto sia precipitat­o il calcio giovanile italiano.

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GETTY IMAGES Lucas Leiva, 34 anni, alla Lazio dal 2017

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