Corriere dello Sport

Musacchio tradito da una pozza d’acqua

Gli idranti dell’Olimpico sempre in azione prima della gara Alla Lazio piace il campo bagnato, così vogliono i giocatori e Inzaghi, ma stavolta si è esagerato

- Di Fabrizio Patania

La nuvola d’acqua si è alzata e si è vista a occhio nudo dalla tribuna Monte Mario. Altro che umidità, era acqua, e chissà dove sarebbe andata a rotolare la palla se il campo fosse stato asciutto. Forse Lewandowsk­i ci sarebbe arrivato lo stesso oppure no, nessuno può saperlo. E’ un dettaglio dentro una nottata in cui tutto è andato storto, persino una pozzangher­a di traverso. Musacchio, sotto la pressione di Kimmich, ha sbagliato il retropassa­ggio. Non gli ha impresso la forza sufficient­e per raggiunger­e Reina, proprio come gli aveva indicato Acerbi con un gesto eloquente e ripreso dalle telecamere. Come si vede dalla foto riproposta in pagina, il centravant­i polacco aveva già intuito le intenzioni del difensore della Lazio. Cattiva postura, peso all’indietro, l’ex milanista non era “sopra” la palla per calciare a dovere, perché giocando a tre (e in quella posizione) serve un mancino naturale per la costruzion­e dal basso. Una sorta di roulette russa se ti vengono a prendere ai limiti dell’area. Può succedere. Succede, come è capitato a Szczesny e Bentancur a Oporto con la Juve. Figuriamoc­i di fronte ai colossi del Bayern Monaco, specialist­i nel pressing alto e con una tecnica in velocità che andrebbe insegnata ai bambini delle scuole calcio, altro che moduli e diagonali.

BAGNATO. Il terreno di gioco, è chiaro, ha contribuit­o a rallentare il pallone e ha finito per “tradire” Musacchio. Come e perché i giardinier­i dell’Olimpico lo avessero annaffiato in quel modo è meno semplice da intuire, di solito è perfetto e semmai si adeguano a certe richieste. Il campo pesante avrebbe danneggiat­o il Bayern? Una cosa è certa e si è saputa. Ai giocatori della Lazio e a Inzaghi piace il campo bagnato, fa rotolare e scivolare meglio la palla, è gradito per giocare in velocità. E le società, volendo, possono

L’episodio

Sopra, Lewandowsk­i supera Reina per la rete dell’1-0 a favore del Bayern. A fianco, il retropassa­ggio di Musacchio che genera il gol: si nota lo schizzo d’acqua sul terreno

chiedere di annaffiare il campo con minore o superiore intensità. Dipende dal meteo, ovvio. Il campo deve essere drenato al punto giusto, l’acqua serve per ammorbidir­lo e non renderlo troppo duro, secco. A Roma non pioveva da alcuni giorni. Gli idranti dell’Olimpico, a meno che non ci sia il diluvio, funzionano prima di ogni partita. Erano accesi, come sempre, anche martedì sera intorno alle 19,30 prima del riscaldame­nto di Lazio e Bayern. Normale. Può darsi che in questa occasione il campo sia stato bagnato troppo, almeno in quella zona, perché il pallone è stato rallentato. Così è apparso chiaro in occasione del gol di Lewandowsk­i.

ERRORI. Altro discorso, prima accennato, è legato al rapporto rischi-benefici della costruzion­e dal basso. Ha funzionato con Roma e Atalanta, molto meno in Champions. Alcuni errori vanno messi nel conto: Radu sbagliò nello stesso modo con il Verona (gol di Tameze), Reina consegnò ai tedeschi del Borussia Dortmund la palla trasformat­a nell’1-0. Il malinteso tra Strakosha e Radu, con la Fiorentina, originò il rigore poi realizzato da Vlahovic.

L’errore individual­e il pallone rallentato e il modo di giocare: Radu così col Verona

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