«Vicenza cresce senza assilli»
Ciclo di ferro scollinato senza danni, anzi, con un pieno di autostima. Ma serve altro, parola di Giuseppe Magalini: il Vicenza non è al passo coi programmi iniziali. Il 13° posto all’inizio del girone ritorno obbliga Di Carlo e squadra a tenere le antenne dritte. Il direttore sportivo del club neo-promosso in B è rigoroso: «I risultati non ci soddisfano, dobbiamo fare di più. La posizione attuale del Vicenza in classifica impedisce di stare tranquilli. Ci sono delle difficoltà, occorre subito fare quei punti necessari a non restare coinvolti nella lotta salvezza. E stiamo facendo meno rispetto al nostro potenziale: forse il problema è un po’ di inesperienza».
Se il programma era un Vicenza a portata di salvezza, allora ci siamo. «Siamo nel mezzo di un percorso in cui la vittoria ci è mancata molto. Io ho sempre detto che spero in un Vicenza come la squadra “fastidiosa” per la categoria. E che possa stabilizzarsi nella parte sinistra della classifica. Però dobbiamo esserne consapevoli. Nel senso che la salvezza è l’obiettivo di oggi, ma non quello dell’inizio di stagione. Il progetto di puntare alla serie A è quinquennale, non riguarda certamente questa stagione».
Mercato di gennaio senza scossoni. «È stato una linea di continuità, rispetto a quello estivo. Nessuno stravolgimento, visto anche il livello della serie B che è molto elevato. Il Monza non lo considero nemmeno come una società neo-promossa. Noi, Reggiana e Reggina siamo sulla stessa barca».
ORA IL PISA. C’è un match delicato in arrivo e Magalini lo sa. «Il Pisa è un avversario importante, protagonista di una stagione di livello. Giocherà le proprie carte per i playoff: obiettivo che noi in questo momento non possiamo avere». Eppure il Vicenza tra Venezia, Salernitana e Spal non se l’è cavata male. «Diciamo che ci sono stati un po’ troppi pareggi, complessivamente. Ma contro il Venezia abbiamo fatto una partita perfetta, interpretata bene anche nella sofferenza dell’ultima mezzora in dieci».
Di Carlo ha conquistato Vicenza anche da allenatore, dopo averlo fatto da calciatore. «Qui è un’istituzione, ci teneva a tornare anche come tecnico: ha dato anche una grossa mano nel vincere la Serie C. Quest’anno abbiamo avuto delle problematiche per gli infortuni degli esterni, così ha dovuto rivedere il modulo». Per chiudere, l’Oscar del ds: «Il migliore? Istintivamente direi Giacomelli, un ragazzo al di sopra delle righe che è con noi da tanti anni. Ha saputo calarsi nel ruolo, anche ai tempi della serie C, in maniera particolare. Senza nulla togliere agli altri, ma so quanto il nostro capitano tiene a questa maglia».