«Io, un outsider che ancora spera»
Pellegrino: «La concorrenza è agguerrita, ma non parto battuto»
Dall’estate dei dubbi all’inverno delle conferme. Lo scorso agosto Federico Pellegrino si era dovuto fermare a causa di una lesione al bicipite femorale della gamba destra e temeva che la sua stagione sarebbe stata tutta in salita. Invece, a suon di successi nelle sprint a tecnica libera (tre individuali e una in coppia con Francesco De Fabiani), l’ha trasformata in quella del riscatto: lo dimostra il fatto che, con la cancellazione delle finali di Coppa del Mondo, il trentenne poliziotto valdostano ha già ipotecato la seconda Coppetta di specialità, a distanza di cinque anni dalla prima. Chicco però non vuole distrarsi, e ai Mondiali di Oberstdorf alza l’asticella, a partire dalla sprint individuale di oggi, seppur in classica, mentre domenica l’attende la team sprint con il corregionale De Fabiani nella tecnica prediletta.
Pellegrino, come sta?
«Tutto come da programma, con qualche acciacco dell’età, ma sto imparando a conviverci».
Le pesa battagliare coi giovani? «Ogni tanto cado nell’errore di guardare le schede anagrafiche dell’ordine di partenza e vedo che di più vecchi di me ce ne sono sempre di meno... Però ci sta, e finché sono sempre sul pezzo è un ottimo segno».
Una stagione partita male con l’infortunio, ma poi risollevata alla grande. Che effetto le fa sapere di avere già in tasca una sfera di cristallo?
«Coppa del Mondo e Mondiali viaggiano su due binari distinti. Ero già mentalmente e fisicamente proiettato alla rassegna iridata, per cui la notizia della vittoria nella classifica della sprint rischia quasi di dare un po’ fastidio, nonostante mi faccia piacere. Sono fatto così, le analisi le faccio a fine stagione, rimanendo concentrato sulle gare di Obersdorf»
Con che aspettative scatta oggi? «È sotto gli occhi di tutti che la sprint mi vede partire da outsider, anche perché di podi in tecnica classica ne ho fatti pochi rispetto a quelli in libera. Comunque sia, non parto battuto nel mio sesto mondiale e l’obiettivo sarebbe migliorare il 5° posto iridato in classico del 2015 a Falun. La concorrenza è agguerrita, soprattutto perché i norvegesi sono stati a guardare per quasi tutta la stagione e arrivano con tanta fame. Mi spiace non aver avuto un confronto a skating con loro, perché mi è sembrato di aver fatto un bel passo in avanti, forse grazie anche all’infortunio, che mi ha fatto concentrare ancor più delle passate stagioni».
Però l’argento olimpico lo vinse proprio in classico…
«Al momento è l’unica gioia individuale nei grandi eventi in quella tecnica, senza nulla togliere alle due team sprint andate a medaglia ai Mondiali. Sono curioso anch’io e ho grande fiducia».
E la team sprint in libera?
«Lì non mi posso nascondere e l’obiettivo è la medaglia. Con Defa (De Fabiani; ndr) c’è fiducia reciproca: lui dovrà restare con i migliori e poi toccherà a me dare la zampata finale».
Da leader azzurro, come giudica la squadra?
«A dicembre senza tutti gli scandinavi mi aspettavo di più, soprattutto dagli elementi che puntano ai Giochi di Milano Cortina 2026. Non per dargli contro, ma perché essendomi allenato con loro tutta l’estate, mi sembra che non siano riusciti a esprimere il loro valore né come prestazioni né nei risultati. Il potenziale c’è, però bisogna concretizzare, come a calcio: non basta giocare bene, bisogna buttarla dentro».
«La nostra squadra? Sinceramente mi aspettavo di più: il potenziale c’è»