Il salto di qualità
Il passaggio agli ottavi, in vista dello scontro con il Milan, senza patemi e sempre in controllo. Non poco e non così scontato contro la terza forza portoghese. La sensazione forte è che questa Roma, franata la scorsa edizione nei propri limiti prima ancora che nella qualità del Siviglia, possa questa volta giocarsela alla pari fino in fondo con le inglesi, le spagnole e l’Ajax (oggi il sorteggio). Un organico secondo solo, forse, a quello del Manchester United, destinato a crescere negli automatismi.
Il passaggio agli ottavi, in vista dello scontro con il Milan, senza patemi e sempre in controllo. Non poco e non così scontato contro la terza forza portoghese. La sensazione forte è che questa Roma, franata la scorsa edizione nei propri limiti prima ancora che nella qualità del Siviglia, possa questa volta giocarsela alla pari fino in fondo con le inglesi, le spagnole e l’Ajax (oggi il sorteggio). Un organico secondo solo, forse, a quello del Manchester United, destinato a crescere negli automatismi (già molto avanzati), nei recuperi (Zaniolo su tutti) e nella crescita (El Shaarawy, promettentissimo ieri). E da sempre, quando una squadra scopre il piacere e la certezza dello spartito, chiunque si affacci trova la sua ragione d’essere, che si chiamino Peres o Perez.
Bello e giusto il copione. Che sia stato Edin Dzeko, in gol anche all’Olimpico dopo Braga, un protagonista di questa qualificazione. Il suo risentimento all’inguine, l’unica pessima notizia della serata. Normalizzare i rapporti deve essere la missione a Trigoria, da qui alla fine di una stagione che potrà scartare sorprese impensabili fino a pochi mesi. Crederci, please. Ma, mi sa che ci credono. Bello che il gol arrivi dal palo su tiro a giro di El Shaarawy, specialità della casa, e, a seguire, l’applauso sobrio ma elegante di Fonseca a bordo campo e di capitan Pellegrini in panchina.
Piacciono e convincono molte cose di questa Roma. Valori che finalmente sembrano stabili. Incidenti come il Benevento non inquietano perché diventano leggibili, comprensibili anche se non giustificabili. Piace sempre più questo Veretout, ieri adattatissimo sulla fascia destra, il giocatore nel pianeta probabilmente più simile al coltellino svizzero multiuso. Piace più che mai Mancini, sulla strada del maestoso, che sta imparando a fidarsi della sua tecnica e a disciplinare i suoi impeti. Piace Karsdorp, di cui stiamo scoprendo con stupore decrescente la pulizia tecnica del piede e, udite udite, l’intelligenza tattica. Giocatore assolutamente recuperato, ora che la testa è calma e il talento libero di mostrarsi. Di Gonzalo Villar non si sa più che aggiungere, e questo è un complimentone. Mi piace sottolineare quanto sia piaciuto anche ieri sera Diawara, uno che, quando sta bene, frenate lo scandalo, ricorda certe amatissime “lavatrici” di recente memoria. Bryan Cristante ogni tanto stecca, ma piace per tanti motivi, dallo spogliatoio al campo. Piace soprattutto a Paulo Fonseca che stravede per lui, soprattutto quando lo immagina costruire gioco da dietro.
Altra conquista. Le assenze non angosciano più di tanto. E ora il Milan, per dimostrare che tutto quanto scritto abbia un senso.