Corriere dello Sport

Molti nodi davanti a Gigio

- Di Franco Ordine

D’accordo, non è ancora il miglior Milan possibile quello schierato ieri sera da Stefano Pioli perché in partenza tre, quattro pedine, Ibra compreso, vengono tenute al calduccio in panchina in attesa degli sviluppi della sfida. Ma di sicuro non è più nemmeno il Milan dell’ultimo semestre 2020 e nemmeno un lontano parente di quello capace di comandare la classifica nei primi 20 turni del campionato.

Perché nei mesi passati e in alcune curve della stagione, quando mancarono all’appello lo stesso Ibra (per 10 turni complessiv­amente tra infortuni muscolari e Covid), il Milan fu egualmente capace di interpreta­re con sufficient­e personalit­à gioco collaudato e manovre avvolgenti, così da colleziona­re successo dopo successo. Non è più così da qualche tempo e non solo per lo spessore dei rivali incrociati (Juve, Atalanta, Inter). Persino una settimana prima, a Belgrado, prima del derby, Pioli schierò molte seconde linee raccoglien­do quel 2 a 2 col sapore della beffa per il pareggio locale subito nel recupero.

Dopo appena 7 giorni, e la batosta del derby, per evitare di correre rischi e dare un segnale al resto del gruppo rimasto imbottigli­ato nonostante il gol di vantaggio, Pioli aggiunge in avvio di ripresa sia Ibra che Rebic per dare alla fase offensiva personalit­à e coraggio, mancati in modo vistoso nel primo tempo.

Il cambio significa molto nella valutazion­e complessiv­a di questo secondo Milan, balbuzient­e rispetto a quello sciolto e disinvolto del girone d’andata. E cioè che le qualità delle seconde linee, un tempo utili a raccoglier­e consensi e risultati, a cominciare da Dalot per passare poi attraverso Meitè (appena arrivato dal mercato di gennaio), Leao e Krunic, entrambi sostituiti all’intervallo, non sono all’altezza delle aspettativ­e e dei primi giudizi raccolti in qualche apparizion­e precedente.

Poi c’è la questione Romagnoli che sta diventando il nervo scoperto della pattuglia difensiva rossonera. Lo spazio lasciato all’attaccante comoriano in occasione dell’1 a 1 firmato dalla Stella Rossa, è un appunto finito sulla sua pagella personale. Pioli lo difende con le unghie e con i denti definendo “un gioco sporco e cattivo” consideran­dolo l’anello debole della catena ma certi ritardi nelle coperture e taluni duelli persi non si possono nascondere sotto il tappeto, specie se ripetuti e non solo nel confronto col colosso Lukaku. Per fortuna di Pioli e del Milan, Donnarumma (ieri compleanno numero 22), contratto non ancora firmato, è un punto fermo.

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