Corriere dello Sport

Inzaghi, terapia d’urto «Lazio ancora più forte»

Lungo discorso ieri alla squadra: «Per diventare migliori bisogna giocare contro i migliori. Restiamo in Champions per imparare a sfidare gli squadroni»

- Di Daniele Rindone

«Nessuna sconfitta al mondo deve fermarci o dividerci», è il senso del giuramento fatto ieri a Formello sull’onda del discorso lungo e vibrante assemblato da Simone Inzaghi. Ha aspettato un giorno per parlare alla Lazio, non usa farlo dopo le partite né (di regola) il giorno dopo. Per estirpare dai ricordi e dal subconscio la “sindrome Bayern”, trasforman­dola in una lezione proficua, Simone ha invitato tutti a non fare della sconfitta tecnica una sconfitta psicologic­a: «Ci serve da lezione, per diventare i migliori bisogna giocare contro i migliori. Questa partita ci darà ancora più forza», è la spinta data dal tecnico. Per scacciare eventuali paranoie ha fatto questo esempio: «Per battere la Juve ci abbiamo messo due anni, poi li abbiamo battuti più volte. Per mettere in difficoltà squadre forti come il Bayern dobbiamo restare in Champions e continuare a giocare queste partite!». Del Bayern, oltre lo strapotere da superpoten­za, ha colpito l’atteggiame­nto, fatto notare alla squadra per trarne spunto, i modelli vincenti siano un’ispirazion­e: giocavano in silenzio, nella quiete della loro sicurezza.

LO SPIRITO. In questi anni abbiamo visto e sentito l’Inzaghi liberatore (dagli incubi), l’Inzaghi conquistat­ore (di sogni), l’Inzaghi profetico, l’Inzaghi capopopolo e caposquadr­a intrepido e ambizioso, l’Inzaghi motivatore, trascinato­re voglioso di superare le Colonne d’Ercole. Gli errori si commettono, ne sono stati fatti a 360 gradi dal mercato in poi. Ma la mentalità che ha permesso alla squadra di crescere in questi anni va salvaguard­ata. Fra l’enunciazio­ne e l’attuazione dei discorsi di Inzaghi è sempre passato poco tempo, spera di aver fatto colpo anche stavolta. Simone non ha mai smesso di chiedere alla squadra di condivider­e i successi e di portare insieme i pesi delle sconfitte. Quando ha visto smarriti ed esitanti i suoi uomini è riuscito a infondergl­i la forza per ritrovarsi. «Siamo forti e uniti come una vera famiglia», ieri ha aggiunto questi concetti emozionali per chiudere il discorso post-Bayern e lanciare la corsa al Bologna. Inzaghi ha messo tutti in guardia chiedendo una reazione immediata, i rossoblù puntano ai corpo a corpo, è una sottolinea­tura che non è sfuggita. Saggerà le risposte domani a Bologna, servono punti per proseguire l’escalation Champions. Poi si attenderan­no le decisioni su Lazio-Torino di martedì prossimo. I granata sono stati bloccati dall’Asl dopo le positività legate alla variante inglese, solo nel weekend si capirà se sbarcheran­no a Roma o meno. Altrimenti, dopo Bologna, ci sarà Juve-Lazio (il 6 marzo).

IL FUTURO. Il tecnico spera non si ripetano gli errori di martedì. La difesa è sempre raffazzona­ta, da schierare alla meglio. Non sarà facile arrivare indenni al periodo in cui rientreran­no Radu e Luiz Felipe. Il Boss è tornato in campo ieri, ha iniziato a corricchia­re. Il brasiliano era a bordocampo, ha assistito all’allenament­o mattutino, aveva le stampelle, spera di tornare disponibil­e a fine marzo. Inzaghi in passato ha arretrato Patric, contro il Bayern ha chiesto a Marusic di adattarsi in difesa e, al netto della pretattica, può essere una soluzione per domani. Non è facile andare avanti con una difesa d’emergenza, con pochi punti fermi. Gli errori rischiano di ripetersi, alcuni non sono casuali, si sono ripetuti con gli stessi protagonis­ti e con protagonis­ti diversi. Sono deficit struttural­i che andranno risolti nel prossimo mercato. Rosa da ringiovani­re, difesa da ricostruir­e attorno ad Acerbi e Luiz Felipe, con Radu senatore (è di nuovo in scadenza) e almeno due difensori “top”. Musacchio, dopo la sostituzio­ne anticipata col Bayern, rischia di finire in naftalina. Reina, promosso da Inzaghi, continuerà ad essere il numero uno. Andrà affrontato il caso Strakosha, è in scadenza nel 2022 e ha fatto capire che non digerirà una panchina infinita. Ma questa è un’altra storia.

«La lezione ci servirà Non battevamo mai la Juve e poi... Uniti come una famiglia»

 ?? BARTOLETTI ?? Simone Inzaghi, 44 anni, parla con i suoi giocatori. Il tecnico e la Lazio cercano subito il riscatto dopo la pesante sconfitta interna in Champions League contro il Bayern Monaco
BARTOLETTI Simone Inzaghi, 44 anni, parla con i suoi giocatori. Il tecnico e la Lazio cercano subito il riscatto dopo la pesante sconfitta interna in Champions League contro il Bayern Monaco

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