Corriere dello Sport

Amrabat, dalle scuse alla riscossa

- Di Francesco Gensini

Finora doveva dimostrare di valere i venti milioni spesi dalla Fiorentina, adesso Sofyan Amrabat ha da farsi “perdonare” anche l’insofferen­za palesata in maniera evidente dopo essere stato sostituito venerdì scorso contro lo Spezia facendo arrabbiare Prandelli. Niente di sconvolgen­te, cose viste e riviste su un campo di calcio, tant’è vero che il centrocamp­ista ha subito fatto ammenda con compagni e allenatore del comportame­nto non ortodosso e nulla rimarrà di quel mini scatto di nervosismo, perfino comprensib­ile. Ma significa che sa quello che deve fare.

RISCATTO. Ovvero, rimettersi al centro del progetto viola, perché è inutile negare che a gennaio 2020, quando di fatto l’ha acquistato lasciandol­o poi per altri cinque mesi in prestito all’Hellas, il club viola aveva immediatam­ente pensato di costruire intorno a lui la squadra che da settembre in avanti avrebbe affrontato la nuova stagione con l’obiettivo dichiarato di migliorars­i. A due terzi esatti di percorso non ci sono gli elementi per definire conseguite né l’una e né l’altra cosa: Amrabat è ancora lontano dall’essere quello che a Verona aveva incantato, la Fiorentina ne ha di strada da fare nelle quindici partite che rimangono per poter dire di aver compiuto un passo in avanti, per di più fine a se stesso visto e considerat­o che traguardi di rilievo non ne saranno raggiunti nemmeno quest’anno.

RILANCIO. Certo, questo non vuol dire che Amrabat sia responsabi­le di cosa accaduto nella Fiorentina o, meglio, lo è per parte che compete al singolo dentro ad un gruppo. Vuol dire invece che Amrabat, pur costanteme­nte impiegato prima da Iachini e poi da Prandelli, non ha ancora trovato un punto d’equilibrio che gli permetta di capire che cosa fare e dare al gioco, così come faceva con Juric. Onestà vuole che si tenga conto del fatto che i problemi incontrati da Pulgar (e non solo quelli) abbiano indotto i due tecnici a schierarlo da regista, e non è il ruolo adatto per le sue caratteris­tiche, però ciò non toglie che spesso sia mancato per tutto quello che invece garantiva a Verona in quantità industrial­i. Ci sta tutto questo, specie in un campionato complicato com’è stato ed ancora è per la formazione viola, e anche da lì nasce il nervosismo sotto forma di frustrazio­ne che Amrabat ha sfogato al momento del ricordato cambio: uno così non accetta di non essere all’altezza, di non dare quello che vorrebbe per quanta grinta e quanto impegno ci metta. Diciamo che ha ancora tempo per invertire la tendenza e far diventare questa stagione una prova verso l’affermazio­ne vera: un’altra da nuovo progetto per la Fiorentina. Con Sofyan al centro, ovviamente.

La riconcilia­zione con il gruppo è stato il primo passo verso una stagione diversa

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