Amrabat, dalle scuse alla riscossa
Finora doveva dimostrare di valere i venti milioni spesi dalla Fiorentina, adesso Sofyan Amrabat ha da farsi “perdonare” anche l’insofferenza palesata in maniera evidente dopo essere stato sostituito venerdì scorso contro lo Spezia facendo arrabbiare Prandelli. Niente di sconvolgente, cose viste e riviste su un campo di calcio, tant’è vero che il centrocampista ha subito fatto ammenda con compagni e allenatore del comportamento non ortodosso e nulla rimarrà di quel mini scatto di nervosismo, perfino comprensibile. Ma significa che sa quello che deve fare.
RISCATTO. Ovvero, rimettersi al centro del progetto viola, perché è inutile negare che a gennaio 2020, quando di fatto l’ha acquistato lasciandolo poi per altri cinque mesi in prestito all’Hellas, il club viola aveva immediatamente pensato di costruire intorno a lui la squadra che da settembre in avanti avrebbe affrontato la nuova stagione con l’obiettivo dichiarato di migliorarsi. A due terzi esatti di percorso non ci sono gli elementi per definire conseguite né l’una e né l’altra cosa: Amrabat è ancora lontano dall’essere quello che a Verona aveva incantato, la Fiorentina ne ha di strada da fare nelle quindici partite che rimangono per poter dire di aver compiuto un passo in avanti, per di più fine a se stesso visto e considerato che traguardi di rilievo non ne saranno raggiunti nemmeno quest’anno.
RILANCIO. Certo, questo non vuol dire che Amrabat sia responsabile di cosa accaduto nella Fiorentina o, meglio, lo è per parte che compete al singolo dentro ad un gruppo. Vuol dire invece che Amrabat, pur costantemente impiegato prima da Iachini e poi da Prandelli, non ha ancora trovato un punto d’equilibrio che gli permetta di capire che cosa fare e dare al gioco, così come faceva con Juric. Onestà vuole che si tenga conto del fatto che i problemi incontrati da Pulgar (e non solo quelli) abbiano indotto i due tecnici a schierarlo da regista, e non è il ruolo adatto per le sue caratteristiche, però ciò non toglie che spesso sia mancato per tutto quello che invece garantiva a Verona in quantità industriali. Ci sta tutto questo, specie in un campionato complicato com’è stato ed ancora è per la formazione viola, e anche da lì nasce il nervosismo sotto forma di frustrazione che Amrabat ha sfogato al momento del ricordato cambio: uno così non accetta di non essere all’altezza, di non dare quello che vorrebbe per quanta grinta e quanto impegno ci metta. Diciamo che ha ancora tempo per invertire la tendenza e far diventare questa stagione una prova verso l’affermazione vera: un’altra da nuovo progetto per la Fiorentina. Con Sofyan al centro, ovviamente.
La riconciliazione con il gruppo è stato il primo passo verso una stagione diversa