Riecco Ghoulam, quei 45 minuti per certificare di essere tornato
TRE ANNI E CINQUE MESI FINALMENTE ALLE SPALLE Autorevolezza, palleggio, il dialogo con Insigne e un gol sfiorato: così l’algerino ha riscoperto se stesso
- Il tempo e lo spazio: in milleduecento (1212) giorni ci si perde, a volte anche nella malinconia, e si può restare prigionieri di un’epoca ormai lontana. Quando Faouzi Ghoulam è entrato in campo, al primo minuto del secondo tempo di Napoli-Granada, alle spalle aveva un vuoto nel quale perdersi: tre anni e cinque mesi ad inseguire un’ombra, la sua, ed anche la felicità, sparita nel momento in cui, danzando a modo suo, si sentì abbandonato dal crociato del ginocchio destro.
SPARITO. Ghoulam è rimasto nel Napoli e però è scomparso, dopo una serie di interventi che ne hanno minato il fisico e anche le certezze, perché al peggio non c’è mai fine: dal legamento alla rotula è niente e a seguire e dalle tenebre della sala operatoria, è stato complicato uscirne attraverso quei duemiladuecentotrentadue (2332) minuti sprecati senza un domani, perché intanto il suo allungo principesco, quella eleganza che rapiva negli slanci, pareva anestetizzata - anzi, demolita - dal destino.
In sintesi, e superficialmente, Ghoulam ha messo assieme, da quella notte perfida, quarantaquattro (44) presenze, in realtà brandelli di calcio rubati qua e là, aspettando che tornasse se stesso o almeno qualcuno che gli somigliasse.
ANCHE IL COVID. Il contratto (quattro milioni e una serie di bonus) da top player è stato il laccio che l’ha tenuto legato al Napoli, l’aveva appena rinnovato quando si ruppe, stava per entrare in scadenza ed era diventata una «stella» tra le più luminose sulla corsia di sinistra: cederlo non è stato semplice, anzi si è rivelato impossibile, e la sua dimensione è diventata la panchina o la tribuna o la speranza che qualcosa accadesse dentro di lui, in quel tunnel che inghiottendolo lo aveva persino costretto all’isolamento sociale da Covid.
LA SORPRESA. In quarantacinque minuti, che sono ancora pochi come si sa nel calcio, Faouzi Ghoulam ha (ri)scoperto la sua nuova versione, assai simile e persino prossima a quella precedente all’incidente di quel maldetto primo novembre del 2017: ha attaccato, e con quell’autorevolezza che conquista, ha palleggiato e con le sicurezze di una tecnica che seduce, si è rimesso a dialogare con Insigne sulla catena di sinistra, la stessa che con Hamsik indusse il Napoli di Sarri a lasciarsi andare fino a sognare e mica solo plasticamente, ed è stato capace persino di andare vicinissimo al gol, che Rui Silva gli ha negato su colpo di testa (ma va!), rimuovendo al 90' la possibilità di dover vivere i rimanenti sette minuti di recupero in un duello all’ultimo respiro, da cuore e batticuore. Però Ghoulam ha riscoperto se stesso, il proprio corpo ed anche la propria anima, li ha trovati tra i fili d’erba d’uno stadio, il suo, che l’ha riportato indietro nel tempo e nello spazio, sistemandosi non più ai margini del Napoli, come un reietto: non è ancora finita questa lunga corsa verso il passato che a volte torna.
Il secondo tempo contro il Granada l’inizio di una nuova storia in azzurro