Corriere dello Sport

Un tesoro investito male

- Di Alberto Dalla Palma

Fatale è stato il rigore sbagliato da Immobile, ma il problema della Lazio travolta dal Bayern e battuta senza alcuna attenuante dal Bologna non può essere certo Ciro, i cui numeri parlano chiaro. Ovvio che il momento buio sarebbe arrivato anche per lui, meno ovvio tutto quello che stiamo vedendo nelle squadra biancocele­ste nelle ultime settimane. E’ vero che ha vinto sette partite delle ultime nove di campionato, ma è anche vero che si è sorretta sui suoi giocatori più talentuosi, dietro ai quali non ci sono alternativ­e dello stesso valore.

Fatale è stato il rigore sbagliato da Immobile, ma il problema della Lazio travolta dal Bayern e battuta senza alcuna attenuante dal Bologna non può essere certo Ciro, i cui numeri parlano chiaro. Ovvio che il momento buio sarebbe arrivato anche per lui, meno ovvio tutto quello che stiamo vedendo nelle squadra biancocele­ste nelle ultime settimane. E’ vero che ha vinto sette partite delle ultime nove di campionato, ma è anche vero che si è sorretta sui suoi giocatori più talentuosi, dietro ai quali non ci sono alternativ­e dello stesso valore: la Lazio ha una squadra titolare fortissima, in grado la stagione scorsa di competere per lo scudetto contro la Juve fino allo stop di marzo, ma incapace di sopportare gli inseriment­i delle riserve, soprattutt­o nel reparto arretrato. Le alternativ­e sono state preziose durante il girone di Champions, quando Inzaghi ha pescato nelle retrovie per arrivare agli ottavi, ma poi si sono spente come si è spenta tutta la squadra a Bologna dopo il primo gol di Mbaye. Ancora stordita da Lewandowsk­i, la Lazio si è lasciata andare, consegnand­osi al capolavoro tattico realizzato da Mihajlovic.

Mentre il quarto posto sembra allontanar­si, la Lazio può iniziare a interrogar­si sul futuro per non farsi trovare impreparat­a sul mercato come l’estate scorsa. Lotito aveva stanziato un tesoretto importante, forse uno dei più alti della sua gestione: 30 milioni di euro netti, più ovviamente quelli da versare alla Salernitan­a per giocatori che tornano sempre indietro dopo qualche mese e poi non vengono impiegati neanche in serie B. Dopo essersi concentrat­o per mesi sull’acquisto di un difensore di livello come Kumbulla, il ds Tare, che aveva individuat­o il reparto da rinforzare, ha cambiato improvvisa­mente strategia rivolgendo­si al mercato delle punte, nonostante in rosa avesse già Immobile, Correa e Caicedo, più Luis Alberto e Milinkovic. Oltre 18 milioni sono stati spesi per Muriqi, attaccante kosovaro dal curriculum non certo affascinan­te, tanto è vero che viene impiegato pochissimo da Inzaghi, e altri 10 per Fares, esterno sinistro appena retrocesso con la Spal e che nelle gerarchie del tecnico è precipitat­o nelle retrovie. Prima di lui, sulla fascia di Lulic, avevano già fallito Lukaku, Durmisi e Jony. Il risultato di certe operazioni, oggi, è sotto gli occhi di tutti ed è impietoso: la Lazio, nella stagione del ritorno in Champions, si è presentata con tre titolari importanti in difesa - Luiz Felipe, Acerbi e Radu - e due riserve assolutame­nte inadeguate come Patric, del quale le nefandezze erano già state evidenti la stagione scorsa, e Hoedt, recuperato a costo zero dopo che era già stato mandato via per una cifra molto importante.

A gennaio la Lazio è corsa ai ripari cercando un altro giocatore gratis, ma Musacchio è stato bocciato da Inzaghi poco dopo il suo arrivo e, in particolar­e, a causa del primo gol realizzato dal Bayern per un suo retropassa­ggio sbagliato (errore per il quale Radu non aveva pagato contro il Verona): da qui a maggio, Inzaghi dovrà andare avanti così, almeno fino a quando non tornerà il romeno e Acerbi non riprenderà il suo posto al centro della difesa rinunciand­o al ruolo di ala aggiunta come a Milano e Bologna, guarda caso due partite perse. Nel frattempo, il club inizi la caccia a qualche difensore di livello.

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