Corriere dello Sport

Cristiano in una realtà parallela

- Di Roberto Perrone

Dove finisce Cristiano Ronaldo e dove comincia la Juventus? La domanda è sempre la stessa e non ha risoluzion­e, proprio come quella della pubblicità anni ’80. Ricordate? La caramella e il chewingum dai confini incerti. Però, almeno, chi acquistava quel prodotto alla fine non rimaneva deluso o almeno non come avendo a che fare con i confini incerti della Juventus 2020-21 che non danno sollievo, neanche momentaneo.

C’è qualcosa che manca, qualcosa che non riesce a sviluppars­i in questa squadra, qualcosa che resta inespresso. Oggi l’Inter potrebbe lasciare a meno dieci Madama che deve sempre recuperare la partita con il Napoli. Ammesso che sia un successo - e considerat­o com’è andata l’ultima volta non è scontato - ne resterebbe­ro sette. Sono tanti. A questo punto dell’anno sociale questo disavanzo può essere colmato solo se chi sta davanti perde terreno e chi insegue non fa più fermate. Significa che la Juventus deve avere un percorso se non perfetto, quasi, una continuità senza sbavature, significa che deve andare dritta, significa che non può passare dal 2-0 alla Roma al tracollo di Napoli, rifilare tre gol al Crotone e pareggiare a Verona, anche se qui sono tre anni che non vince.

Contro Ivan Juric e la sua ciurma arrembante e mai domata, si evidenzia ancora di più la doppia velocità di Ronaldo e della Juventus. CR7 segna il suo gol numero 19 in campionato, il numero 26 in stagione. Sono il 40 per cento di quelli bianconeri. Ronaldo cannibaliz­za i gol, ma il problema non è suo, il problema è che la squadra non lo segue, sono due rotte parallele che ogni tanto si incontrano (e il gol di Verona è bello per la partecipaz­ione collettiva): quando succede la Juventus vince, talvolta accade che riesca a superare le giornate di spleen del suo fuoriclass­e. Ma se questa supplenza non c’è, è difficile che la squadra esca da una circolarit­à negativa.

C’è un grande equivoco attorno a Madama ed è quello legato al “gioco”, concetto astratto che più astratto non si può. La Juventus non ha mai vinto “giocando” nella sua storia, qualsiasi significat­o vogliamo dare a questo gerundio. La Juventus ha vinto perché aveva trovato l’equilibrio tra lo spirito identitari­o, cioè la pulsione a vincere che è l’essenza struttural­e dell’essere juventini, piaccia o non piaccia, e la bravura dei giocatori. Alla Juventus quest’anno manca questo, non stiamo più a guardare, per favore, il terzino che non fa il terzino e il centrocamp­ista che non accompagna. Facezie. Alla Juventus manca la geometrica potenza delle sue intenzioni, la capacità di chiudere le partite, quando occorre, il senso della causa esteso a tutti i protagonis­ti. Può succedere, dopo nove anni di successi. Ci sono le attenuanti, mancano Morata, Dybala, mancano molti giocatori importanti. Ma anche quando c’erano la Juventus non è mai riuscita a essere continua nei risultati. La difesa resta la migliore del campionato, non è qui che bisogna andare a cercare le ragioni della lontananza dal primo posto.

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