IL NAPOLI NON PUÒ
Dopo l’uscita dall’Europa League per gli azzurri resta solo il campionato: al Maradona c’è il derby contro il Benevento
Recuperare punti in classifica rispetto alla concorrenza senza più passi falsi
De Laurentiis va avanti con Rino sino alla scadenza Oggi è in tribuna
Davanti a Gattuso una sola strada: conquistare il pass per la Champions. Sedici gare per salvare la stagione e confermare lo status europeo del club
Nonostante tutto, c’è ancora un futuro: in quindici partite (più una), la Champions è un orizzonte da afferrare, è la zattera sulla quale andare a riparare, è un caveau dentro cui c’è vita, eccome, perché ormai in questo calcio rinchiuso in una bolla, la via dell’oro (e del benessere) conduce inevitabilmente là dentro. In un mini-campionato tutto da giocare, senza l’ansia (?) dell’Europa League, con lo sguardo sorridente per essersi ritrovato fuori dall’emergenza, l’unico impegno serio che Gattuso si ritrova addosso - elementare, Watson - gl’impone di vincerne tante, qualcuna in più di chi gli sta davanti, e di sbagliare poco, evitando di lanciarsi spericolatamente in un laboratorio in cui scorgere soluzioni alternative improbabili o complicate, la difesa a tre o Elmas esterno basso e riscoprire una normalità perduta.
RIALZARSI. Le otto sconfitte in campionato (che con le Coppe diventano dodici) rappresentano non solo un gap aritmetico ma anche materiale da riflessione su questa annata pazza, nella quale chiunque ha pagato un prezzo carissimo al Covid o agli infortuni (traumatici e muscolari) e però la stagione degli alibi non consente né proroghe, né ulteriori contorsioni dialettiche: il Napoli è in ritardo, pregiudizievole ma non irragionevole, e per lasciarsi alle spalle sei mesi pieni di contraddizioni e anche di enigmatiche interpretazioni tattiche, ha semplicemente una sola scelta, affidarsi all’abbondanza del talento di cui dispone, fonderlo con gli equilibri spesso spariti, sfruttarlo seguendo la natura di una squadra che, nonostante le assenze che ancora la soffocano, ha valori dai quali è rimasta distante.
C’E’ ADL. I tre mesi che possono servire per proiettarsi in quella dimensione onirica che sa di Champions League, di diritti televisivi ma anche (e soprattutto) di uno status che nell’ultimo decennio è stato conquistato in notti avvolgenti, verranno attraversati rimuovendo anche quel clima avvelenato che si è respirato recentemente: De Laurentiis ha scelto di procedere con Gattuso fino alla scadenza del contratto, continuerà a credere nella sua conversione sino a prova contraria e intanto stasera sarà al «Diego Armando Maradona», a osservare da vicino i primi passi in questa nuova (e definitiva) missione che resta difficile e però non appare impossibile. Ci sarà modo per incontrare anche Ramadani, il manager di Maksimovic in questa circostanza più che quello di Sarri, ma l’interesse principale di una giornata nel suo piccolo indicativa e per certi versi persino decisiva sarà rappresentata dall’esigenza di trasmettva ere al Napoli, prima del fischio d’inizio del match con il Benevento, la presenza della società.
FARE CALCOLI. Il Napoli ha tra sé e la Champions League, la Lazio, l’Atalanta, la Roma e la Juventus: dovrà affrontare tre su quattro delle sue principali concorrenti e nella settimana piena (ahia...) che andrà dal 10 al 17 marzo sarà costretta ad osare tra San Siro (con il Milan), l’Allianz (con la Vecchia Signora) e poi l’Olimpico (contro Fonseca), in quello che sembra il bivio per il paradiso o per l’inferno. Ma alle tre classiche di primavera, sfide secche come corse (a handicap) sul pavé, a Gattuso e al Napoli sarà proibito avvicinarsi con distanziamento ulteriormente ingigantito dai prossimi incroci pericolosi (ma umanissimi) con il Benevento, il Sassuolo e poi il Bologna. E stavolta i calcoli andranno fatti: addizione o moltiplicazione, scelga Gattuso, altrimenti diventerebbe un anno terribilmente inutile.