«Gresini, sei stato un leone»
IERI A IMOLA I FUNERALI DEL CAMPIONE
Una gigantografia con il suo volto sorridente, mentre brinda a una vittoria, e la Garelli 125 con cui nel 1987 fu l’assoluto dominatore della 125. Così Imola e il circuito Enzo e Dino Ferrari hanno ricordato ieri Fausto Gresini, nel giorno dell’ultimo saluto che ha unito le due ragioni che hanno fatto conoscere la città romagnola al mondo delle due ruote: la pista e l’uomo capace di vincere due Mondiali da pilota e altri tre (più una Coppa del mondo) da manager. Quella di Gresini Racing, però, non è una storia che si fermerà con la scomparsa del suo fondatore, avvenuta a 60 anni, dopo due mesi di ricovero in ospedale per le conseguenze del Covid-19. La moglie Nadia e i quattro figli - Lorenzo, Luca, Agnese e Alice - porteranno avanti il sogno di Fausto, che stava definendo per il 2022 il ritorno in pianta stabile in quella MotoGP nella quale nessun team “satellite” ha ottenuto risultati migliori, con Sete Gibernau e Marco Melandri vice campioni, e con Daijiro Kato e Marco Simoncelli a lasciare un ricordo indelebile prima di trovare la morte in gara. Di fronte a quelle tragedie, Gresini non si fermò, e oggi la sua famiglia vuole raccogliere quell’esempio.
LORIS. L’ultimo saluto è stato in forma privata ma la diretta social ha permesso di espandere la possibilità di omaggiare Gresini. All’autodromo di Imola erano presenti tra gli altri Lucio Cecchinello - che come il concittadino Fausto ha corso e poi è diventato protagonista come manager -, un Melandri commosso, il responsabile sicurezza MotoGP Franco Uncini, il dg della Ducati Gigi Dall’Igna, e quel Loris Capirossi che nel 1990 diventò campione del mondo da minorenne, scortato da Gresini, compagno più esperto e soprattutto eroe dell’infanzia. «Avrei voluto abbracciarlo ancora» ha detto Loris, che nel 1999 corse per il Team Gresini nella 250 con il numero 1 sul cupolino. «Fausto per me è stato tutto - ha aggiunto Melandri -. Ha scommesso su di me dopo che il mio inizio in MotoGP era stato così così, poi sono passato alla Ducati, ma faticavo e lui mi portava fuori a cena per tirarmi su». «Fausto ha lottato come un leone anche questa volta - ha aggiunto Cecchinello -. E’ stato sempre un riferimento, è stato lui ad alzare il profilo dei team non ufficiali, era il team manager con cui parlavo più spesso».
Imola e il circuito preannunciano iniziative per ricordare Fausto, in un futuro nel quale il suo nome continuerà a essere in pista: non a caso dopo il funerale il feretro è stato portato a Faenza per un’ultima visita alla Gresini Racing. «Hai dato tanto a me e ai nostri figli - è stata la lettera della moglie, letta dall’attore Sergio Sgrilli -: ci dicevi che eravamo la tua forza: porteremo avanti i tuoi progetti e cercheremo di non deluderti, dimostreremo al mondo chi è la Gresini Racing».
La commozione di Cecchinello. Il suo team continuerà il sogno di Fausto