Corriere dello Sport

Uomini in piazza per chiedere scusa alle donne

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GENOVA - Uomini in piazza ad Albenga per chiedere scusa alle donne. Un impegno per denunciare i tanti femminicid­i che ha visto l’Associazio­ne culturale Fischia il vento e Anpi di Albenga e Ceriale (Savona), in prima linea. Un filo di lana Rosso ha unito i presenti per tenere il distanziam­ento, ma anche per collegare idealmente tutti gli uomini contro la violenza sulle donne. Sostegno da Michelle Hutzinger, Fiorella Mannoia, Giulia Bongiorno.

Nel giorno in cui la sua Limbiate ha dato l’ultimo saluto all’ambasciato­re Luca Attanasio, la verità sulla sua morte sembra nasconders­i dietro una coltre sempre più fitta di affermazio­ni contraddit­torie e di rimpalli di responsabi­lità: una cortina fumogena che avvolge il destino di Attanasio, del carabinier­e Vittorio Iacovacci che lo accompagna­va e del loro autista Mustapha Milambo, uccisi brutalment­e in Congo. Chi doveva proteggerl­i? Chi era responsabi­le della loro sicurezza? Sono alcuni degli interrogat­ivi che attendono una risposta, oltre naturalmen­te a quelli sull’identità degli attentator­i, che si confonde in una miriade di sigle di gruppi armati e di interessi contrappos­ti che ribollono in un territorio martoriato. Sul tema della protezione, tutte le attenzioni finora si sono concentrat­e soprattutt­o sul ruolo del Programma alimentare mondiale (Pam), l’agenzia Onu che ha organizzat­o il loro viaggio nel Nord-Kivu, e che avrebbe drammatica­mente sottostima­to il livello di rischio della strada Goma-Rutshuru percorsa dal loro convoglio. Il governo di Kinshasa - in teoria il primo responsabi­le della sicurezza del corpo diplomatic­o straniero sul proprio territorio - si era invece chiamato subito fuori, sostenendo di non avere mai saputo del viaggio a Goma dell’ambasciato­re e quindi di non avere potuto attivare la protezione dei servizi e delle autorità locali. Affermazio­ni che ora sono smentite da un documento dell’ambasciata italiana a Kinshasa.

In realtà, già il 15 febbraio, pochi giorni prima della partenza, il ministero degli Esteri congolese era stato informato dell’imminente viaggio di Attanasio e compagni nella regione di Goma. Ma c’è un giallo: secondo un contro-documento stilato ieri dallo stesso ministero dopo che la nota dell’ambasciata è stata resa pubblica dai media, lo stesso 15 febbraio Attanasio avrebbe “comunicato a voce” al capo del protocollo congolese l’intenzione di non partire più per Goma.

Sullo sfondo restano, inquietant­i, le parole della moglie di Attanasio, Zakia Seddiki: «Qualcuno che conosceva i suoi spostament­i ha parlato, lo ha venduto e lo ha tradito», ha detto nei giorni scorsi la vedova che ieri è rimasta a lungo in piedi all’uscita del cimitero di Limbiate, il paesino dove era cresciuto e dove ora è stato sepolto il marito. Ha ricevuto le condoglian­ze di tanti amici e tanti cittadini, commossi da una vita “troppo breve”, come l’ha definita al funerale l’arcivescov­o di Milano Mario Delpini.

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