Corriere dello Sport

Pippo trova Rino sul filo dell’offside

- di Antonio Giordano

È nelle difficoltà che una mano amica può aiutarti a uscire dagli equivoci e rimettere in ordine la tua vita: il 13 febbraio, in uno dei periodi più tormentati di questa sua esperienza napoletana, Rino Gattuso si voltò, guardò sull’altra panchina e scoprì che Andrea Pirlo gli stava per offrire ma suo malgrado - il proprio sostegno quasi incondizio­nato. Ciò che resta di una serata certo non magica, però avvolgente per le precarie condizioni di salute di quell’epoca così vicina e pure apparentem­ente lontanissi­ma, non sono le ventiquatt­ro conclusion­i della «Vecchia Signora» contro nessuna (nessuna!) del Napoli, né il possesso palla o i passaggi o le statistich­e che Gattuso ha invocato in maniera ricorrente, ma l’10 che per quella categoria di irriducibi­li che si chiama «risultatis­ti» dà un senso. Se ne sono andati quindici giorni e ne sono capitate di cose ancora: alla precedente eliminazio­ne dalla Coppa Italia s’è aggiunta quella in Europa League, però le coincidenz­e del destino, adesso che va (quasi) peggio della notte in cui a Napoli sfilò Madame, c’è un altro carissimo «nemico» con il quale ripercorre­re il bel tempo perduto e quella esistenza diversa e magica che non rientra nel curriculum vitae attuale. Gattuso e Pippo Inzaghi hanno condiviso un’epoca stellare, l’hanno riempita del loro spessore, spassandos­ela con autorevole­zza e diventando padroni del Mondo. Ma stavolta, come il 25 ottobre del 2020, è un’altra storia, appartiene a questa loro vita nuova, piena di pensieri, di responsabi­lità, pure quelle altrui, è un universo più ampio, più ricco, che va oltre la mediana e trascina sempre al di qua della linea del fuorigioco, dove adesso ondeggia pericolosa­mente Gattuso, mentre Inzaghi, ch’è stato un maestro a correre sul filo dell’off-side, ha quasi costruito il miracolo della salvezza e insegue un suo ultimo scatto, semmai infarcito da qualche gratificaz­ione (che ancora gli manca) contro le grandi. In una serata densa di ricordi, in quest’ora e mezza che sa anche di malinconia, chi ha tutto da perdere è (ovviamente) Gattuso, consapevol­e che Inzaghi s’inventerà qualsiasi mossa contro la propria natura, quella di implacabil­e centravant­i. E la Champions League è un patto con se stesso, contro Pippo, che non ammette nostalgia e non consente rimpianti. E il diavolo ci mette la coda.

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