Conte può solo perderlo
Dalla ventiquattresima esco con una convinzione: lo scudetto l’Inter può solo perderlo. Quella vista ieri ce l’ha in pugno, perché va oltre i punti che la separano dal Milan (vittoria all’Olimpico agevolata da un rigore televisivo in una gara che ha peraltro completato senza Calhanoglu, Ibra e Rebic), dalla Juve e dall’Atalanta.
Dalla ventiquattresima esco con una convinzione: lo scudetto l’Inter può solo perderlo. Quella vista ieri ce l’ha in pugno, perché va oltre i punti che la separano dal Milan (vittoria all’Olimpico agevolata da un rigore televisivo in una gara che ha peraltro completato senza Calhanoglu, Ibra e Rebic), dalla Juve e dall’Atalanta, e oltre le distanze tecniche e gli ostacoli moltiplicati esponenzialmente dalla pandemia. Con il Genoa ho riconosciuto la sua espressione migliore: una squadra capace di interpretare più partite in una (da questa flessibilità, una ventina di tiri verso la porta di Perin). Ciò che più ha inciso sono i ritrovati tempi di recupero, di preparazione dell’impegno e di smaltimento delle tossine. Due “meneur” con i piedi dolci, poi, offrono a Handanovic e ai centrali molte soluzioni in uscita, Lukaku fa da riferimento ideale per il lancio lungo, Darmian o Hakimi e Perisic allargano splendidamente il campo e Barella porta il pressing come nessuno.
Le note liete non si esauriscono qui, ma le ultime notizie dalla Cina mi impongono di passare ai pensieri amari. Le parole con cui, a poche settimane dall’inizio del campionato, il Gruppo Suning ha sospeso l’attività dello Jiangsu fresco campione, le ho trovate sconcertanti: «A causa della sovrapposizione di variabili incontrollate» questa la premessa (le variabili, certo) «lo Jiangsu non può garantire la permanenza nella Super League e nell’AFC (la Champions asiatica, nda). Negli scorsi sei mesi la società ha fatto di tutto per garantire la successione del club, senza tralasciare alcuna opportunità. Dobbiamo fare un annuncio: con effetto immediato, cessiamo di gestire le operazioni del club, allo stesso tempo ci aspettiamo imprese che vogliano discutere con noi del futuro. In questi 5 anni, abbiamo lavorato molto duro, condividendo gioie e momenti difficili». E adesso il finale stordente: «Non ci sono rimpianti: questo è il calcio. Questa è la vita».
No, questa non è la vita, ma la Cina. Della serie, chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Nanchino, paisá! Provate a pensare se l’estate scorsa Jim Pallotta, la cui Roma era tecnicamente fallita (una voragine nella cassa, debiti insostenibili), invece di accettare l’offerta al ribasso dei Friedkin avesse detto «goodbye, my friends, chiudo tutto, mo’ so’ pazzi vostri». Oppure se, anni prima, Cragnotti, per evitare o ritardare il crac personale, avesse abbandonato la Lazio al suo atroce destino finanziario.
Non posso pensare che gli Zhang, attesi in questo mese da scadenze pesanti, trattino l’Inter come lo Jiangsu: imparagonabile una realtà che ha (aveva) sette anni con una, prestigiosissima, che martedì 9 ne compirà 113. Le rassicurazioni fornite ultimamente dal Gruppo sono tuttavia poco convincenti - immagino che il giovane Steven stia facendo l’impossibile per concludere l’esperienza con uno scudetto e non lasciare macerie.
Anche la presunta nota trasmessa venerdì andrebbe riletta con attenzione: a settembre l’Inter ha - per scelta - smesso di pagare i fornitori. Analizzato il documento trimestrale di Inter Media si evince infatti che al 31 dicembre aveva in cassa 65 milioni. Avrebbe così potuto saldare, ad esempio, la prima rata di 10 milioni al Real per Hakimi. Sotto pandemia, la cassa è cresciuta nel trimestre soltanto perché sono aumentati i fornitori da pagare: penso anche che tanto Marotta quanto Antonello, gli amministratori, non intendano rischiare conseguenze personali.
L’Inter appartiene alla nostra storia, alla nostra vita, è uno dei club che ho più amato e seguito, credo di poter dire che per vent’anni sono rientrato tra i giornalisti più apprezzati da Moratti, Mazzola e dal compianto Giammaria Visconti di Modrone, di cui ero amico. L’Inter merita un futuro di stabilità e investimenti a breve e medio termine che tanto Thohir quanto - a quel che si sa Zhang non sono stati in grado di garantire.