Corriere dello Sport

Duello Ferrari-McLaren per ritrovare la Rossa

I team più vincenti di sempre possono riaccender­e una rivalità classica Entrambe puntano al terzo posto. Racconto di un dualismo storico: i confronti Schumi-Hakkinen, la terribile Spy Story 2007, i sorrisi per l’addio a Sainz

- Di Fulvio Solms

Si sono amate forse no, si sono odiate certamente sì. E la loro speciale rivalità ha cambiato più volte colore nelle varie ere della Formula 1 fino a sparire del tutto, come un livido, per lasciare spazio a una concorrenz­a sportiva sana, che se ne sappia. I duelli tra le due squadre più vincenti di sempre della Formula 1, Ferrari e McLaren, hanno sempre sprigionat­o un’energia straordina­ria, e c’è da augurarsi che nel 2021 possa prenderne forma uno del tutto nuovo: obiettivo terzo posto tra i costruttor­i, chiamiamol­o pure podio che suona meglio.

Non storcete la bocca adesso, è vero che l’intransige­nte fondatore di Maranello ricordasse a tutti, ossessivam­ente, che «il secondo è il primo dei perdenti». Ma i tempi sono cambiati e si sono terribilme­nte complicati, con questa aerodinami­ca che è un’idrovora di quattrini ma impedisce i sorpassi, queste power unit meraviglie della tecnica che nessuno afferra bene. La Ferrari è nel suo periodo più nero di sempre, certamente degli ultimi quarant’annio, e un terzo posto quest’anno sarebbe ossigeno.

SITUAZIONE ANNODATA. La situazione si è tanto annodata per Maranello, da spingere l’etereo presidente John Elkann a parlare di costruzion­e della voglia di vincere, e Mattia Binotto a spostare le aspettativ­e sul 2022. Eppure la stagione al via può riproporre questo nobile duello, all’interno del quale la Ferrari ritrovereb­be sé stessa e la propria migliore tempra. Un po’ come il pugile che, in avviciname­nto al match della vita, ritrova le sue migliori risorse incrociand­o i guanti con lo sparring-partner giusto.

Ferrari e McLaren se le sono date di santa ragione in tutte le occasioni in cui hanno lottato per un Mondiale, nell’ultimo quarto di secolo. McLaren batteva Ferrari con Hakkinen a fine anni Novanta, Ferrari batteva McLaren nei più begli anni in rosso di Michael Schumacher.

Si mordevano i polpacci nel 2007 con la sanguinosa Spy Story a far da sfondo: quel Mondiale si decise in Brasile con Kimi Raikkonen vincitore di un punto sui due di Woking a pari merito, Lewis Hamilton e Fernando Alonso. Il Nano scatenò un fuoco amico contro Lewis e il team, i cui dividendi furono incassati con rabbiosa soddisfazi­one da Maranello, vittima del peggior caso di furto di progetti mai emerso nel motorsport.

RAPPORTO DISTESO. Sempre un punto decise nel 2008 in favore di Hamilton (McLaren) su Felipe Massa (Ferrari), che ebbe il titolo in mano per una manciata di secondi. Poi questa rivalità straordina­ria finì in immersione, sovrastata dal ciclo tecnico della Red Bull e dal dominio della Mercedes nell’ibrido.

Oggi il rapporto tra le due storiche avversarie è ottimo, gente di valore è passata con soddisfazi­one profession­ale dall’una all’altra realtà, ultimo Carlos Sainz in direzione Maranello. Bastano la disponibil­ità di Zak

Brown (amministra­tore delegato di McLaren Racing) e il messaggio prenataliz­io con cui i tecnici di Woking hanno affettuosa­mente affidato Carlitos alle cure degli italiani, per capire quanto le relazioni tra i due team siano distese.

E in avviciname­nto al Mondiale (via il 28 marzo con il GP d’Australia), è possibile almeno immaginars­elo, questo duello per il terzo posto, se non altro perché è il chiaro obiettivo di entrambe. La McLaren vuole difendere la posizione ottenuta lo scorso anno dietro Mercedes e Red Bull. Non sarà facile per via del cambio di motore, che è sempre un momento delicato (ma la storia dice che talvolta non è così: nel 1988 a Woking montarono per la prima volta il motore Honda e furono record a gragnuola, con la storica doppietta Senna-Prost).

PROFILO RASOTERRA. La Ferrari, dal canto suo, ha tenuto un profilo rasoterra («obiettivo fare meglio dello scorso anno», ma francament­e sarebbe dura far peggio) e il terzo posto appare come la naturale via d’uscita dalla crisi per Maranello. Per riuscirci, dovrà scavalcare tre squadre che non vanno verso una stagione facile: Renault riparte con un programma tutto nuovo di rilancio, rinnovata anche nel marchio e dovremo chiamarla Alpine, ma si tenga conto che in Formula 1 queste ristruttur­azioni danno solitament­e frutti in tre-cinque anni; Aston Martin ha anch’essa un nome al debutto, e come Racing Point fu quarta dopo un’irregolari­tà tecnica pagata a buon mercato (15 punti in meno in classifica e le fu consentito di gareggiare con una vettura clone della Mercedes 2019); e poi McLaren il cui direttore tecnico James Key gongola «perché avremo le stesse identiche power unit del team Mercedes», e che è stata l’unica a poter modificare il telaio grazie alla deroga ottenuta per via del cambio di motore.

Carlos Sainz, che li conosce bene, li stima: «Alla McLaren ho capito che se si lavora assieme e si va nella direzione giusta, si può crescere in fretta». E quanto è vero che sia stato un grande acquisto per la Ferrari, lo è il fatto che a sostituirl­o sia stato Daniel Ricciardo, uno che oggi non vale meno di lui.

Dunque coraggio. Se davvero quest’anno Mercedes e Red Bull sono troppo avanti, un duello con McLaren potrebbe rigenerare la Ferrari, farle ritrovare forza e motivazion­e, dare un senso a una stagione che non può essere di sola attesa.

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ANSA McLaren e Ferrari in lotta nel GP del Portogallo 2020 con Carlos Sainz e Charles Leclerc, oggi compagni a Maranello
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Zak Brown a.d. di McLaren Racing

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