Lo Jiangsu campione non esiste più
L’improvvisa sospensione dell’attività dello Jiangsu e i possibili effetti sul fronte italiano Il club campione nazionale non esiste più. È il primo effetto dell’editto di Zhang Jindong Il pensiero corre ai nerazzurri: questo è il mese che può essere deci
Non si fa attendere la conseguenza dell’editto con cui Zhang Jingdong annunciò, qualche giorno fa, l’abbandono di tutte le attività “non rilevanti”: lo Jiangsu campione in carica, da ieri notte, non esiste più. Lo stesso club comunica di “aver cessato le operazioni”.
Non si fa attendere la prima conseguenza dell’editto con cui Zhang Jingdong annunciò, qualche giorno fa, l’abbandono di tutte le attività «non rilevanti»: lo Jiangsu, campione cinese in carica, da ieri notte si è sciolto. Lo stesso club comunica di «aver cessato le operazioni» riferendo difficoltà finanziarie e «concomitanti eventi non controllabili». Dalla nota si apprende che il club era in vendita da sei mesi (notizia pubblicata da noi alcuni giorni fa) ma era chiaramente un tentativo velleitario, non vedendosi chi possa investire denari nel calcio cinese proprio mentre il movimento implode verso uno smantellamento complessivo.
Ovviamente il pensiero corre all’Inter: cosa accadrà alla società nerazzurra coi problemi che conosciamo? Il club è in vendita ma, diversamente dallo Jiangsu, dovrebbe presto trovare compratori. Il fondo BC Partners ha presentato un’offerta che, per ora, Suning non ha accettato.
Ieri si è appreso che il 23% di Suning.com (braccio operativo del gruppo) è stato ceduto a due società statali per 14,8 miliardi di yuan (1,9 miliardi di euro). Il motivo è chiaro: il gruppo deve rimborsare obbligazioni per 2 miliardi di euro in scadenza, che evidentemente non può rifinanziare, mentre il titolo è rimasto sospeso in borsa nelle more del passaggio di quote. L’operazione è un salvataggio di Stato e non si capisce se, in questo momento, la famiglia Zhang abbia ancora il pallino delle decisioni o se tutto sia passato negli uffici del partito. Sono sintomi di difficoltà finanziarie molto gravi, del tutto straordinarie, al cui cospetto il problema dell’Inter ha dimensioni tutto sommato marginali perché, certamente, dalla sua cessione Suning non ricaverà più di 40-50 milioni (rispetto ai 650 investiti) che non servono a niente se il buco è di queste proporzioni. Vediamo perché.
BC pagherebbe 750 milioni per gli asset dell’Inter, compresi debiti per 340 nell’ultimo bilancio al giugno scorso. Il capitale degli azionisti sarebbe così valorizzato 410 milioni (750 meno 340) da cui vanno però scontati anche i 200 necessari all’Inter per fronteggiare il fabbisogno di cassa fino al termine della stagione (inclusa la perdita in formazione). Ne restano quindi 210. Suning possiede il 68%, dunque la sua quota vale 68% di 210 milioni, cioè 143. Il resto (66,1 milioni) appartiene a LionRock, socio al 31,5%, ma non basta a liquidarlo perché il fondo di Hong Kong ha un’opzione put sulle quote: può venderle a Suning per 167,7 milioni.
Tolti i 66,1 del socio, Zhang dovrà mettere altri 101,6 per liquidarlo (prendendoli dal prezzo che BC pagherebbe). Al gruppo cinese restano quindi 143 milioni meno 101,6. Uguale: 41,4.
Se fosse vero che Zhang cerchi un finanziamento-ponte da 150200 milioni, per tamponare l’emergenza di cassa e tirare avanti, non cambierebbe assolutamente nulla perché i 200 di nuovo debito si sommerebbero ai 340 originari. Quanto varrebbe, in tal caso, il capitale azionario? 750 meno 540. Fa sempre 210 milioni. Chi mastica la finanza sa che il debito non modifica di una virgola il valore d’impresa, come insegnano Modigliani e Miller.
Quest’ultima possibilità pare alquanto impervia: per quanto comprensibili le aspettative di chiudere un’esperienza fallimentare ottenendo almeno una vittoria sportiva, il gioco non vale la candela e all’orizzonte non si vede chi possa finanziare un gruppo in grave difficoltà, considerando che tutte le azioni sono già in pegno: quelle di Inter Media agli obbligazionisti, quelle di Great Horizon (la holding lussemburghese che controlla l’Inter) a LionRock.
Venerdì si era diffusa la notizia di una nota con cui Suning conferma i suoi impegni ma è bene sgombrare il campo: si tratta del bilancio trimestrale che Inter Media pubblica ogni 3 mesi, in cui va attestata la continuità aziendale. Il CdA della società non ha fatto altro che ribadire quanto dichiarato in varie interviste negli ultimi mesi. La situazione è nebulosa e la gestione del club, di fatto, congelata nell’ordinaria amministrazione. Dalla trimestrale si evince che gli amministratori, temendo legittimamente di finire coinvolti in responsabilità verso i creditori (con una situazione finanziaria traballante e l’azionista che non sembra in grado di dare supporto finanziario al club) hanno messo in folle. La situazione paradossale è che al 31 dicembre Inter Media aveva 65 milioni in cassa (tesoretto accumulato rinviando fornitori e altri creditori) ma contemporaneamente dilazionava il pagamento di Hakimi e bloccava il mercato, anche per operazioni a saldo modestissimo, forse temendo conseguenze da pagamenti che potrebbero configurarsi come preferenziali e dall’assunzione di impegni verso terzi in situazione di conclamata difficoltà finanziaria. Zhang vorrà certamente restare alla guida dell’Inter fino allo scudetto e farà di tutto per riuscirci. Resta da sperare che la situazione si risolva presto, ma il problema è capire chi la sbroglierà.