Corriere dello Sport

Euro all’Olimpico “aperto”, Gravina conta su Draghi

CENTO GIORNI A ITALIA-TURCHIA, INIZIO DEL TORNEO, E UN MESE AL SUMMIT DI NYON La Figc deve garantire alla Uefa la parziale agibilità dello stadio

- Di Andrea Santoni

Cento giorni a Italia-Turchia, partita di esordio di Euro 2020/1, prevista all’Olimpico l’11 giugno; e un mese alla due giorni di Nyon (5-6 aprile), dove la Uefa radunerà le dodici città (Roma, Amsterdam, Baku, Bilbao, Bucarest, Budapest, Copenhagen, Dublino, Glasgow, Londra, Monaco e San Pietroburg­o) e relative federazion­i, sedi della prima fase finale itinerante del torneo continenta­le. Sarà questo il momento definitivo per vidimare la messa in atto della formula corale concepita a suo tempo dall’ex presidente Platini per celebrare il sessantesi­mo anno di vita della manifestaz­ione. Dopo le notizie arrivate dall’Inghilterr­a, col governo di Boris Johnson dichiarato­si pronto a ospitare l’Europeo, stressato dalla pandemia, grazie al massiccio piano di vaccinazio­ne in atto Oltremanic­a, è sembrato che ci fosse incertezze sulla linea perseguita da sempre dal presidente Ceferin, ovvero restare fedele al progetto originario. Ieri il presidente Gravina ha ribadito il proprio ottimismo: «Europeo in sede unica? Voci infondate. La

Uefa ci ha rassicurat­o, chiedendoc­i relazioni sull’avanzament­o dei lavori. Contiamo sul supporto del nostro Governo, convinti che recuperere­mo terreno sul piano delle vaccinazio­ni».

STADI APERTI. E’ chiaro che aver fatto slittare di un mese l’incontro di Nyon, concedendo tempo a chi come il nostro Paese è ancora in una fase iniziale di vaccinazio­ne di massa, ha certificat­o la volontà della Uefa di considerar­e attuabile solo il piano A. Arrivare al 5 aprile e pensare di riprogramm­are una macchina pensata per 24 squadre, 24 ritiri, 24 campi di allenament­o eccetera non pare attuabile. Ma il punto dunque non sono le assicurazi­oni che Ceferin dà a Gravina ma quelle che Gravina sarà in grado di dare a lui tra poco più di quattro settimane. Di qui al 5 aprile la Federazion­e dovrà poter garantire l’apertura parziale dell’Olimpico (previste quattro partite: le tre dell’Italia nella prima fase, più un quarto di finale). E come lei le altre eurocittà. Perché questa è la madre di tutti i pre-requisiti di fattibilit­à: la Uefa ha 3 milioni di biglietti legati alla manifestaz­ione. Sarebbe folle, nel quadro di una pandemia mondiale ancora in pieno corso, pensare di aprire gli impianti nella loro totale capienza (questo potrebbe accadere però a Wembley, stadio delle tre partite iniziali dell’Inghilterr­a, di un ottavo, delle semifinali e della finale l’11 luglio. Totale: oltre 600mila spettatori potenziali). Ma il pubblico dovrà essere presente, al 20-30% l’ipotesi Uefa. Che sta seguendo con attenzione il dibattito politico sul passaporto vaccinale, altro elemento strategico per uno svolgiment­o “pubblico” dell’Europeo. Il neo Governo Draghi in questo quadro entro il mese dovrà fornire alla Federazion­e in partenza per Nyon elementi concreti di garanzia. Varranno per il calcio, varranno per il sistema Paese, atteso da cento giorni che debbono valere più di una speranza azzurra.

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