CALCIO DI RINVIO
Ieri il Consiglio di Lega all’unanimità aveva votato per il rispetto del protocollo Cairo quasi isolato: tensione alta con Lotito e con Giulini
Gravina: «Eravamo nell’impossibilità oggettiva. Dalle Asl auspico uniformità»
Niente Lazio-Torino: deciderà il giudice sportivo che può evitare il 3-0 per causa di forza maggiore
Si sono incartati tra protocolli e regolamenti, scavalcati come a ottobre (per Juve-Napoli) e ancora una volta da un divieto Asl, i cui provvedimenti sono riconosciuti di rango superiore rispetto all’ordinamento sportivo. Il caso Lazio-Torino, che ieri non si è giocata (come previsto) allo stadio Olimpico di Roma per l’assenza dei granata e venerdì entrerà nelle mani del giudice sportivo Gerardo Mastrandrea, si è sviluppato in modo diverso e chissà come finirà. Perché gli “almeno 7 giorni” di isolamento domiciliare disposti dalla Asl Città di Torino per motivi prudenziali legati alla salute pubblica (timore di nuovi contagi, incubazione più lunga della variante inglese) scadevano lunedì a mezzanotte e non ieri, ma solo nella giornata di lunedì (dopo richieste insistenti nel week-end dagli uffici di via
Rosellini a Milano) sono diventati 8 giorni. Perché le interpretazioni del comunicato numero 51 diramato dalla Lega il 2 ottobre 2020 sul “bonus” da utilizzare (solo una volta nel campionato, dunque varrebbe per Torino-Sassuolo) per il rinvio di una partita sono differenti, perché l’ultima integrazione del protocollo sanitario Figc (in accordo con Cts e Ministero della Salute) per definire bolle, isolamento, quarantena e test rapidi (a 4 ore dalla partita) del “gruppo squadra” in trasferta risale al 30 ottobre, ma dopo il 22 dicembre (giorno in cui il Collegio di Garanzia si è espresso su Juve-Napoli, cancellando il 3-0 a tavolino) non è stato deciso come intervenire in caso di nuovi divieti Asl. Il Torino sino a ieri non poteva mettersi in viaggio, ma da oggi tornerà agli allenamenti collegiali e avendo 17 calciatori “negativi” (più la squadra Primavera) potrebbe giocare.
Da qui ieri mattina e poi attraverso il Consiglio di Lega convocato d’urgenza (e svolto in video-conferenza) Dal Pino, recependo le richieste dei club di Serie A, ha confermato la linea espressa nella serata convulsa di lunedì. Niente rinvio, si doveva giocare. Decisione presa all’unanimità nella riunione a cui hanno partecipato De Siervo (amministratore delegato), i consiglieri Giulini (Cagliari), Luca Percassi (Atalanta), Scaroni (Milan), Setti (Verona), Lotito (Lazio), Marotta (Inter) e Dal Pino, favorevole al rinvio e costretto a compiere un passo laterale: da presidente non poteva non accogliere l’istanza dei club, già sondati lunedì. La stragrande maggioranza si era espressa per il rispetto del protocollo: 17 o 18 club, forse 19 su 20, escluso il Toro. Con il Cagliari di Giulini, impegnato nella lotta per la salvezza come il Parma, pronto persino a diffidare i vertici Lega se avessero concesso il rinvio.
Un’idea caldeggiata all’ora di pranzo dallo stesso presidente federale. «Il caso Lazio-Torino?
Se ne esce rispettando i principi sanciti all’interno del protocollo, è un gentleman agreement molto chiaro che regolamenta il rapporto legato alla competizione sportiva, e poi c’è la tutela della salute, subordinata alle competenze specifiche delle singole Asl». Una distinzione, rispetto alla Lega, sottolineata in relazione al precedente Juve-Napoli. «Non c’entra il Collegio di Garanzia. Sono due situazioni abbastanza differenti, questa della Asl non è una disposizione dell’ultima ora, ma di qualche giorno fa e se non fosse rispettata questa prescrizione si rischierebbero sanzioni penali. Nell’ordinamento sportivo ci sono norme chiare sulla causa di forza maggiore e qui siamo nell’oggettiva impossibilità di giocare. Auspico ci sia un giudizio più uniforme da parte di tutte le Asl, certe difformità possono creare problemi».
La causa di forza maggiore, invocata da Gravina, po
trebbe essere utilizzata da Mastrandrea per disporre il rinvio di Lazio-Torino, evitando il 3-0 a tavolino e il punto di penalizzazione per i granata. Il giudice potrebbe non decidere venerdì e prendere altro tempo. Qualora assegnasse il 3-0 alla Lazio, Cairo si rivolgerebbe alla Corte d’Appello e poi al Coni. In caso contrario, ricorrerà Lotito. I rischi di compromettere il campionato esistono. I tempi della giustizia sportiva sono lunghi. Dal caso Juve-Napoli alla sentenza del Collegio di Garanzia passarono due mesi e mezzo. Siamo a marzo e l’ultima giornata di Serie A è in calendario il 23 maggio. Si rischia di riscrivere la classifica in volata o anche dopo.
CAIRO. Dura la reazione del presidente del Torino, isolato in Lega. «La decisione si commenta da sola. Non credo che il calendario si difenda ignorando le realtà oggettive. Adesso vediamo cosa succede. E’ evidente che faremo tutti i ricorsi possibili. Non possiamo muoverci da Torino, è lampante. Se me lo aspettavo? Mi aspetto che vengano fatte le cose logiche». Scudetto, Champions, retrocessioni. Ballano soldi e interessi enormi, non solo di Torino e Lazio, intorno a una partita. Calcio di rinvio.
Il presidente granata annuncia battaglia: «Pronti per ogni possibile ricorso»