Pirlo al bivio tutto o niente
Alle 20.45 la Lazio, martedì il Porto: Juve senza appello
Andrea non molla: «Scudetto aperto siamo in lotta su ogni fronte» Inzaghi: «Serve la gara perfetta» E carica Immobile
Oggi la Lazio, martedì il Porto. Oltre, o il vuoto o il rilancio. Certo, restano anche la Supercoppa (già vinta) e la finale di Coppa Italia (da giocare), ma sono consolazioni se non aggiunte ai traguardi più significativi.
Bianconeri obbligati a vincere ma il calcio di Simone gli va spesso di traverso
Oggi la Lazio, martedì il Porto. Oltre, o il vuoto o il rilancio. Certo, restano anche la Supercoppa (già vinta) e la finale di Coppa Italia (da giocare), ma sono consolazioni se non aggiunte ai traguardi più significativi. Per Pirlo è il primo momento-verità della carriera. Deve superarlo per evitare che i colori della Juve, il bianco e il nero, si fondano nel grigio di una stagione anonima e per dare luce ai primi passi della sua storia di allenatore, così da iniziarla con le certezze e non con i dubbi. Se un anno fa Sarri è stato licenziato per aver vinto lo scudetto e perso la Champions agli ottavi, diventerebbe complicato, per la Juventus, spiegare la conferma del giovane allenatore dopo aver perso lo scudetto e la Champions allo stesso punto del suo predecessore.
CON E SENZA COPPE. Oggi la Juve ha 10 punti di distacco dall’Inter, ma entro 10 giorni potrebbe ridurre la distanza a solo 4 punti. La Juve che batte la Lazio aspetterebbe con rinnovate e rinforzate speranze il posticipo di lunedì fra Inter e Atalanta e quella sera potrebbe salire a -7. Vincendo anche il recupero col Napoli (successivo a Torino-Inter e Cagliari-Juventus) potrebbe accorciare a -4. Il primo problema, per Pirlo, è che la Juve in questo stesso periodo dovrà liberarsi del Porto in Champions League ribaltando l’1-2 dell’andata, mentre l’Inter avrà (suo malgrado...) la mente sgombra da altri impegni e Conte orienterà ogni sforzo sul campionato.
GLI OSTACOLI DI SIMONE. Il secondo problema è ancora più serio. Si chiama Simone Inzaghi, il Robin Hood degli allenatori italiani, quello capace di togliere, nel suo quinquennio laziale, qualcosa alla Juventus più di tutti gli altri, più di Gattuso (una Coppa Italia vinta col Napoli sul Sarri bianconero), più di Montella (una Supercoppa Italia col Milan sull’Allegri bianconero), più di Mazzarri (una Coppa Italia sul Conte bianconero). Simone ha cominciato portando via alla Juve di Allegri la Supercoppa del 2017, conclusa da un finale pazzesco, un 3-2 col pareggio (2-2) su rigore di Dybala al primo minuto di recupero e il gol-vittoria di Murgia al terzo minuto di recupero. Nel campionato 201718 ha battuto (2-1) la Juventus all’Allianz Stadium con la doppietta di Immobile e il rigore parato da Strakosha a Dybala. Nella stagione scorsa ha rifilato 6 gol ai bianconeri nel giro di due settimane, prima il 3-1 in campionato il 7 dicembre 2019, poi il 3-1 in Supercoppa il 22 dicembre. Quei 6 gol portano la firma di Luiz Felipe, Caicedo, Milinkovic, Luis Alberto, Lulic e Cataldi, giocatori che fanno ancora parte dell’organico di Inzaghi, minacce ancora attuali per la Juve. Ma anche Pirlo ha già avuto modo di essere pizzicato da Simone, col pareggio di Caicedo al 5' di recupero all’Olimpico. Considerato il potere tecnico e mentale della Juve di questo decennio, e la distanza tecnica esistente fra le due squadre, c’è sicuramente qualcosa del calcio di Inzaghi che va di traverso ai bianconeri.
IL RECUPERO DI MORATA. Per sua fortuna, Pirlo è riuscito a recuperare un giocatore fondamentale come Morata nel momento decisivo della sua stagione. E’ l’unico vero centravanti a disposizione del tecnico e la sua assenza ha fatto perdere l’equilibrio all’attacco bianconero. La Juve e Ronaldo hanno bisogno dello spagnolo più di quanto lui abbia bisogno della Juve e di Ronaldo. E’ un giocatore prezioso per la costruzione, la rifinitura e la conclusione dell’azione. Sarà utile contro la Lazio, ma ancora di più contro il Porto. Senza di lui, Pirlo, privo anche di Dybala, ha provato con Kulusevski che ha giocato a chilometri di distanza da Ronaldo col risultato di isolare il portoghese dal resto della squadra. Ma oltre al ritorno di Morata, la Juve ha estrema necessità di migliorare il gioco, di renderlo meno modesto sul piano tecnico, meno lento
e prevedibile nel suo avvicinamento alla porta avversaria, per ora è un gioco che si accende solo con gli spunti sugli esterni di Cuadrado (la cui assenza pesa tantissimo) e Chiesa. E’ un gioco che l’Europa non gradisce e respinge. Se invece può bastare in Italia ce lo dirà stasera Simone Inzaghi.