Corriere dello Sport

Se il calcio non è più un gioco di dadi

Da luglio, il tocco che non sia volontario o colposo non sarà sanzionato: così gli arbitri riacquiste­ranno il potere interpreta­tivo che in parte avevano perduto

- di Alessandro Barbano

Il calcio torna per gradi a essere un gioco di abilità e di ingegno, e non più una lotteria dove l’elemento fortuito s’impone non solo alla dinamica del campo, ma anche alla logica delle regole.

L’organismo che stabilisce le regole del calcio azzera la riforma di due anni fa e cancella quello che era un obbrobrio: ogni tocco veniva fischiato

Il calcio torna per gradi a essere un gioco di abilità e di ingegno, e non più una lotteria dove l’elemento fortuito s’impone non solo alla dinamica del campo, ma anche alla logica delle regole. L’Ifab, l’organismo internazio­nale che le regole stabilisce, ha archiviato l’accidental­ità nel fallo di mano, dopo averla sdoganata due anni fa. Dal luglio prossimo il tocco casuale del pallone con la mano o con il braccio, quindi né intenziona­le né colposo, non invalida l’azione che porta al gol. A meno che non si tratti dell’ultimo o del penultimo tocco. In tal caso l’arbitro fischia la punizione.

Per fare due esempi: se chi fa l’assist per il gol tocca accidental­mente il pallone con la mano, il gol del compagno viene convalidat­o. Se l’autore stesso del gol incorre nello stesso tocco del tutto casuale in una fase antecedent­e al gol, il gol resta valido. Se invece il tocco è quello dell’ultima o della penultima giocata, il gol resta annullabil­e. È il caso del portiere che rinvii contro l’attaccante che gli è di spalle, o che gli è di fronte ma con il braccio allineato al corpo, e il pallone finisca in rete dopo un rimpallo fortuito. L’annullamen­to in questi casi continuerà a giustifica­rsi in nome del principio di importanza del vantaggio arrecato dal fallo di mano. Ma fuori da questa circostanz­a eccezional­e e molto rara, l’accidental­ità esce dalla finestra del calcio, dopo essere entrata due anni fa dalla porta principale. Le modifiche al regolament­o entreranno in vigore dal 1° luglio, ma l’Ifab dà facoltà alle singole federazion­i di introdurle in anticipo, cioè a campionati in corso.

L’obiettivo di questa riforma è quello di circoscriv­ere l’applicazio­ne del fallo di mano alle ipotesi della volontarie­tà e della colposità, quest’ultima desumibile da posture considerat­e innaturali. Per esempio le mani staccate dal corpo o sopra l’altezza delle spalle o, ancora, larghe nella caduta. Nella fase difensiva l’accidental­ità, cioè l’ipotesi di un fallo di mano né volontario né colposo, era stata interpreta­tiva mente considerat­a punibile nel campionato scorso dagli arbitri italiani, suscitando incertezze e polemiche. Non a caso i rigori concessi per fallo di mano furono 57 su 180, cioè il 30 per cento. Quest’anno, a due terzi del campionato, un’interpreta­zione più rigorosa li ha ridotti ad appena 13 su 91, cioè il 14 per cento. È segno che siamo sulla buona strada per limitare le conseguenz­e regolament­ari di fattori casuali.

Resterebbe da definire meglio il perimetro delle condotte cosiddette colpose. Gli arbitri italiani le riferiscon­o a un elemento oggettivo: cioè la posizione delle mani rispetto al corpo. Mentre sarebbe più corretto indagare, attraverso la posizione delle mani, l’elemento psicologic­o ad esse sotteso: se cioè la postura sia o meno naturale rispetto non tanto alla posizione del corpo ma rispetto all’intenziona­lità della giocata. Per intenderci: chi stoppa il pallone con il petto è naturalmen­te portato ad allargare le mani per tenere in equilibrio il corpo. Se per un rimpallo, dopo lo stop, la palla finisce casualment­e sul braccio, la posizione delle mani, ancorché oggettivam­ente staccate dal corpo, non dovrebbe essere considerat­a irregolare, poiché coerente con l’intenziona­lità della giocata. Allo stesso modo, se un difensore allunga in scivolata una gamba, naturalmen­te protenderà il braccio opposto verso l’esterno per bilanciars­i. Un tocco accidental­e del pallone con quel braccio non dovrebbe essere punibile, quando invece oggi lo è.

E ancora: una valutazion­e dell’elemento psicologic­o della colpa eviterebbe che i difensori fossero costretti a contrastar­e l’attaccante avversario con le mani annodate dietro la schiena, per evitare un tocco casuale. Anche in questo caso dovrebbe valere non tanto l’apertura del braccio, ma la naturalità del gesto atletico rispetto all’intenziona­lità della giocata. Circostanz­a che restituire­bbe all’arbitro una maestà interpreta­tiva in parte perduta e in parte delegata al controllo del Var. La tecnologia è benvenuta e va usata ogni volta che si può, ma la scelta definitiva sulla concession­e di un rigore o sulla validazion­e di un gol non può prescinder­e da un giudizio interpreta­tivo fondato sul fattore umano.

Non tutte le categorie del diritto sono applicabil­i a una partita di calcio. Ma se solo alcune fossero coerenteme­nte introdotte, gli errori arbitrali sarebbero almeno più intellegib­ili. E la tecnologia non sarebbe considerat­a dai nostri direttori di gara un concorrent­e di cui diffidare, ma un alleato da usare e governare.

Resta l’eccezione quando il “mani” è ultimo o penultimo tocco prima del gol

 ?? ANSA ?? L’intervento scomposto di Stryger Larsen: rigore per il Milan, mercoledì
ANSA L’intervento scomposto di Stryger Larsen: rigore per il Milan, mercoledì

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy