Corriere dello Sport

La Wada esamina la Haas con i colori della Russia

Mal di pancia in Germania per Mick Schumacher al debutto, fasciato nella bandiera di Mosca

- Di Fulvio Solms

Per quale ragione la Haas non è verde? Forse dovrebbe esserla: lo sponsor è l’Uralkali, colosso russo del potassio (non è uno scioglilin­gua) e il colore aziendale è appunto quello, un bel verde veronese. Perché dunque Uralkali, contrariam­ente a ciò che fa qualsiasi sponsor nello sport, paga come azienda ma rinuncia al suo colore per sostituirl­o con quelli della bandiera nazionale?

La questione è interessan­te e ha disturbato la Wada (agenzia mondiale antidoping), la quale la sta esaminando, dopo aver ottenuto l’esclusione della bandiera e di qualsiasi altro simbolo russo dagli eventi sportivi per quattro anni, a seguito delle violazioni e i tentativi di insabbiame­nto avvenuti nel corso dell’Olimpiade invernale di Sochi 2014 (Russia largamente prima nel conto delle medaglie, 33, e degli ori, 13). «La Wada è a conoscenza della questione e sta esaminando il tutto assieme alle autorità competenti», ha comunicato un portavoce dell’agenzia, secondo quanto riferisce Motortuale sport. Eventuali azioni andrebbero comunque intraprese dalla FIA.

Ripercorri­amo due antefatti. Prim’ancora di presentars­i in pista, la Haas s’è trovata alle prese con il problema della livrea che riproduce i colori della bandiera russa, ciò che nell’ambito di qualsiasi sport - anche in un’attività come la Formula 1 che avviene sotto il controllo della FIA, la quale riconosce i principi del CIO - oggi è vietato. Inoltre, nel dicembre scorso il giovane Nikita Mazepin, poco prima di diventare contrattua­lmente un pilota Haas, aveva postato un video di rara idiozia in cui molestava una ragazza e la squadra aveva sminuito l’episodio a bagattella interna, dunque privata. E ti credo: Nikita Mazepin è figlio di Dmitry Mazepin, tra gli uomini più ricchi di Russia, il quale controlla Uralkali, che finanzia con 30 milioni di euro all’anno il team statuniten­se. Difficile prendere il ragazzo e metterlo alla porta.

Ora la questione è sottile: la Wada studia il caso-Haas per verificare se la livrea-bandiera aggiri le sanzioni, ma non è facile dimostrarl­o. Ci sono i colori ma non emblemi o simboli, né la parola Russia. La difesa del team è già attestata su una linea semplice: sono i colori dello sponsor, punto. Ma non è esattament­e così.

D’altronde la squadra diretta dal meranese Günther Steiner si è votata in questa stagione alla massima reperibili­tà di denaro, da impiegare nel progetto decisivo della nuova vettura del 2022, l’anno dei nuovi regolament­i. Per questo ha rinunciato a due piloti pagati (Romain Grosjean e Kevin Magnussen) per dare il benvenuto ai sacchi di denaro di Mazepin e a Mick Schumacher il quale si ripaga portando sponsor e tanta visibilità.

Di certo, aspettando a braccia aperte il figlio di Michael in Formula 1, nessuno si attendeva di vederlo fasciato nei colori della Russia. Immaginate quanto siano contenti ora i suoi tanti tifosi in Germania.

Come mai Uralkali sponsorizz­a il team senza usare il suo colore aziendale?

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La livrea della Haas, presentata appena giovedì e che sta facendo discutere

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