Corriere dello Sport

«Dalle Strade Bianche verso Giro e Olimpiade»

Formolo, secondo un anno fa nella corsa toscana, chiarisce quali sono i suoi programmi e gli obiettivi «La nascita di mia figlia Chloe mi ha dato nuova energia: ora voglio un successo da dedicarle»

- di Giorgio Coluccia

Un ultimo attimo di tranquilli­tà prima di tuffarsi nella lotta tra gli inferi. Il grande ciclismo torna primordial­e, più analogico anziché affidato ai computer. Quasi brutale se si guardano i corridori all’arrivo tra facce stravolte e corpi imbiancati di polvere. Tutto può succedere. Alle Strade Bianche contano istinto e gambe per svettare tra le colline senesi e le infide crete che addobbano gli sterrati. L’anno scorso Davide Formolo è riuscito a domare la belva, arrivando secondo e muovendosi come un acrobata provetto tra mille insidie. L’albo d’oro parla chiaro, questa prova è una incoronazi­one per i migliori, come successo a Van Aert (2020), Alaphilipp­e (2019), Cancellara (2016) e Gilbert (2011). Il corridore veneto della UAE Emirates, campione d’Italia due anni fa, è pronto ancora una volta a lanciarsi nella mischia.

Formolo, cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo capitolo della Strade Bianche?

«Questa gara ha una storia a sé, non ha eguali nel mondo. Ogni anno è molto tirata, per chi ci guarda è bellissima perché è imprevedib­ile. E poi ci sono tanti campioni che alzano il livello, basta leggere i nomi».

Cambierà molto rispetto a quella di agosto dell’anno scorso? «Assolutame­nte sì, quella era la prima dopo il lockdown e c’era un caldo incredibil­e. Arrivai secondo, ma avevo una bocca secca da far paura tra la polvere che volava ovunque e le temperatur­e bollenti. Per quest’anno le previsioni davano pioggia, ma il pericolo sembra scampato».

Punterà a un’altra bella prestazion­e o a supportare Pogacar? «Voglio partire senza pressioni e vedere come stanno le gambe nel momento decisivo. Se nel finale sarò lì con Tadej, ci parleremo e valuteremo. Lui sta benissimo e lo abbiamo visto tutti di recente all’UAE Tour. Io non mi sento ancora al top, di certo il percorso mi si addice molto anche se è una gara con mille variabili».

Cosa la stupisce di più del suo capitano?

«È impression­ante la sua semplicità, quella di un ragazzo tranquillo che non si lamenta mai. Dà quasi l’idea di non avvertire la pressione. Guardandol­o si intravede subito il talento naturale di cui è dotato».

Quali sono i suoi programmi dopo l’impegno di Siena? «Milano-Sanremo, Ardenne, Giro e Tour. Alla corsa rosa vorrei provare a curare la classifica, ma anche puntare alle tappe. In Francia aiuterò Pogacar anche per rifinire la mia condizione in vista dell’Olimpiade».

Ha cambiato qualcosa per puntare al salto di qualità?

«Ho deciso che voglio correre libero, senza pormi limiti. E poi a 28 anni devo darmi una mossa».

Ha smaltito la delusione per il mancato Mondiale di Imola? «Non sono sicuro, quella frattura alla clavicola brucia ancora moltissimo. Ho fatto l’impossibil­e per recuperare in tempo e poi mi sono arreso. Dico questo perché per me l’azzurro è un onore, vivo i prossimi impegni internazio­nali come sogni che potrebbero realizzars­i presto».

Ne ha parlato con il c.t. Cassani? «Lo faremo, ma per l’Italia io voglio sempre esserci. C’è un legame particolar­e. Forse perché sono cresciuto ammirando alla tv i successi in Nazionale di Bettini e Cipollini. Solo a ripensarci mi vengono i brividi».

In inverno come ha ricaricato le batterie?

«Sono diventato papà. Una settimana dopo la Vuelta (il 15 novembre 2020; ndr) è nata Chloe e mi sono goduto il meritato riposo con lei e mia moglie Mirna. È stata un’esperienza bellissima, vorrei presto dedicarle un successo. Anzi, ho una spinta in più per tornare a vincere».

La sua squadra è stata la prima e unica vaccinata nel mondo del ciclismo. Che sensazioni ha provato?

«Dopo quello che abbiamo vissuto, mi è sembrato un sogno. Nella UAE Emirates siamo stati fortunatis­simi, lì ad Abu Dhabi stanno vaccinando in massa già da mesi. Speriamo presto di essere tutti al sicuro e non solo per il regolare svolgiment­o delle corse. Il vaccino è l’unico modo per tutti per tornare a vivere. Nella scienza abbiamo un grande alleato e dobbiamo esserne consapevol­i».

«Non sono certo di avere smaltito la delusione per il Mondiale»

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LAPRESSE Davide Formolo (a sinistra), 28 anni, con Vincenzo Nibali, 36, e Damiano Caruso, 33, al recente UAE Tour
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