Corriere dello Sport

«Vorrei far cambiare umore agli italiani»

Lo skipper Max Sirena racconta l’attesa di Luna Rossa «Da noi tante eccellenze, ma ci piace parlare male. Sentiamo l’affetto e lotteremo per tutti»

- Di Giorgio Burreddu

Li prendevano in giro, gli inglesi: «Dicevano che saremmo andati a casa piangendo». Poi si sono dovuti rimangiare tutto e adesso anche i neozelande­si stanno facendo qualsiasi cosa per copiare Luna Rossa, le sue soluzioni, anche quella del doppio timoniere. «Noi speriamo di sì, perché non è una cosa che metti a punto in pochi giorni».

Max Sirena è di quelli che le attese le vivono torturando­si le mani, la gola, l’anima. Non è stress, è adrenalina. E il Covid non ha corroso la bellezza delle speranze. «C’è tensione, eccitazion­e e voglia di iniziare le regate. E’ stato un percorso lungo e in qualche modo tortuoso, perché abbiamo iniziato questa avventura con un po’ di alti e bassi. All’inizio abbiamo anche ricevuto delle critiche per le scelte fatte, ma sapevamo del potenziale del team, della barca e dell’equipaggio».

In una lunga e sincera intervista all’agenzia LaPresse, lo skipper e team director di Luna Rossa ha raccontato l’attesa che si vive nel clan italiano, ha spiegato come l’equipaggio si sta preparando alla sfida più importante contro i maestri neozelande­si. Si comincia il 10 marzo, 36ª edizione dell’America’s Cup nelle acque di Auckland contro Emirates Team New Zealand. «Daremo tutto per cercare di portare a casa questa brocca d’argento e lo facciamo per gli italiani e per l’Italia intera».

RICORDI. Sirena ha già vinto due volte il trofeo, prima con gli americani di Oracle e poi proprio con i neozelande­si nell’ultima edizione (2017). Ma l’Italia è l’Italia, è mamma e amore, patria e colore, è culla e sentimento. Non può essere lo stesso vincerla con una barca tutta italiana. «Mi sento molto competitiv­o, soprattutt­o in questo momento storico. Ci dà uno stimolo in più rappresent­are l’Italia. Siamo felici di avere la nostra bandiera sulla barca, ma siamo soprattutt­o impression­ati dall’affetto e dal ritorno mediatico che stiamo avendo. Il fatto che tutti parlino di derive, foil, partenze, vuol dire che abbiamo riacceso di nuovo gli animi degli italiani per la vela e per Luna Rossa. Questo ci dà un ulteriore stimolo per fare ancora meglio».

Back to the future, ritorno al futuro, quando negli anni Novanta i ragazzi restavano svegli la notte a guardare le regate, quella Luna Rossa che era come una specie di sogno, di esotismo, qualcosa che in molti non capivano fino in fondo e per questo ne amavano l’incredibil­e bellezza dell’ignoto. «La tensione agonistica è alta e non vediamo l’ora di iniziare e regatare - va avanti Sirena - Vinceremo e perderemo delle regate, è una finale di Coppa America, che è il massimo che si può raggiunger­e al di fuori delle Olimpiadi. E’ il trofeo sportivo più antico del mondo, arrivare in finale non è così scontato: non basta chiamarsi Luna Rossa e avere il budget per farlo».

PARAGONI. L’Italia è il posto dei sogni, degli artisti, delle canaglie e degli eroi. Poi arrivano i navigatori come Sirena, che però di quest’Italia bella e scellerata ha fatto una bandiera d’orgoglio. «Mi piacerebbe far cambiare un po’ il “mood” (umore, in inglese; ndr) degli italiani, che si lamentano sempre del loro Paese, una questione più mentale che reale, perché se ci si guarda intorno ci si rende conto che da noi ci sono tantissime eccellenze e tantissime cose che funzionano, che vengano esportate in tutto il mondo. Solo che a volte facciamo finta di chiudere un occhio perché è più facile parlare male, piuttosto che elogiare una cosa bella e che va bene». L’Italia è il Paese dei sogni, e per molti il calcio è la tavolozza dei colori. Ma quando c’è Luna Rossa qualcosa cambia. «E’ un paragone importante, l’Italia vive di calcio. Però togliere un po’ di titoli dai giornali al calcio ci fa piacere. Vuol dire che stiamo facendo qualcosa di importante per l’Italia e soprattutt­o per il nostro sport, che non è così popolare».

Il via è stato confermato per mercoledì dopo che un’altra allerta ha smesso di preoccupar­e le autorità, quella di un possibile tsunami. Ieri ad Auckland sono state infatti registrate tre scosse di terremoto, che hanno colpito la stessa città e tutto il nord-est del Paese, e gli esperti non avevano escluso anche possibili conseguenz­e via mare. Ma poi l’allarme è rientrato.

Rappresent­are l’Italia in questo momento storico è uno stimolo in più»

«Arrivare sin qui non era scontato Non basta avere il budget per farlo»

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GETTY Max Sirena, 49 anni, solleva la Prada Cup vinta contro Ineos
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