«Varese perdonami ma devo batterti»
Pozzecco affronta con Sassari il team con cui conquistò scudetto e Supercoppa «Loro rischiano di retrocedere: avessi la scelta di una gara da perdere sarebbe proprio questa»
«Ci sono tante similitudini tra la mia Varese che vinse lo scudetto e la Sassari che alleno. Giocatori intelligenti che amano passarsi la palla». Gianmarco Pozzecco torna nella “sua” Varese con la “sua” Sassari. Le squadre che gli hanno dato di più: la prima come giocatore, dove ha vinto nel 1999 lo scudetto e la Supercoppa; nell'isola invece ha gioito per una Europe Cup e una Supercoppa vent'anni dopo. Stasera alle 19 la nobile Varese si presenta nei panni del fanalino di coda che ha bisogno disperato di una vittoria per agganciare Trento e Cantù, che giocheranno domani.
Varese deve salvarsi, Sassari vuole restare seconda: chi ha più motivazioni?
«In campionato il pareggio non è ammesso come nelle coppe europee. Certo, se mi dicessero di scegliere una partita da perdere sarebbe proprio questa, ma Bulgheroni sa quanto sono competitivo e aziendalista, quindi puntiamo a vincere».
Chi dei giocatori del Banco di Sardegna poteva stare per caratteristiche e carattere in quella Varese che conquistò il tricolore della stella?
«Non Marco Spissu, altrimenti avrei dovuto fare un po' di panchina» (ride, inorgoglito dalla continua crescita del play sassarese che ha voluto lanciare in quintetto base già la stagione passata).
Facciamo un nome?
«Direi Bendzius perché era simile a De Pol e Mrsic, per la stessa capacità di giocare dentro e fuori, di tirare bene da fuori e di passare la palla, ma anche Burnell».
Similitudini e differenze? «Rivedendo l'altro giorno quelle partite della stagione dello scudetto trovo diverse cose in comune: ci passavamo bene la palla e anche Sassari che alleno ha giocatori intelligenti, che sanno passarsi la palla, che capiscono di cosa ha bisogno il compagno. Noi con Varese eravamo meglio difensivamente, Sassari ha qualche tiratore migliore. La differenza maggiore è che con Varese andavamo in post basso meno col lungo, ma con altri giocatori sì, però Bilan e Happ sono due lunghi che in quella squadra non c'erano».
Le difficoltà più grosse per la Varese di oggi?
«Se c'è una squadra che è stata penalizzata dal Covid è proprio Varese. Ha avuto un periodo in cui è stata falcidiata dalle positività e sono stati costretti allo stop, prima d’ora non era mai successo nel mondo della pallacanestro di avere stop così prolungati, al massimo lavorare in emergenza ma mai con una intera squadra in quarantena. In più ci sono dei palazzetti che danno un vantaggio casalingo e una spinta enormi: queste squadre come la nostra soffrono di giocare senza pubblico, questo vale anche per Varese».
All'andata 104-82 per Sassari con 33 di Scola per Varese, che ha tre giocatori diversi, mentre a voi mancano Bendzius e Treier. «L'andata non fa testo. Varese è ancora viva e noi senza Bendzius
siamo costretti a cercare di giocare in maniera diversa, anche perché non è a posto fisicamente neppure Treier che è il suo cambio più vicino come caratteristiche. Per avere lo stesso assetto con pericolosità da tre dobbiamo mettere Burnell da 4 e diventiamo normali fisicamente, invece con due lunghi siamo più grossi ma meno perimetrali, è una strada che abbiamo iniziato a percorrere e sono anche contento di quello che stanno facendo Bilan e Happ, ma sono comunque soluzioni diverse dall'assetto sul quale abbiamo lavorato da agosto».
«Per fortuna ai miei tempi non c’era Spissu, altrimenti avrei fatto panchina»