LA VECCHIA GUARDIA PER LA CHAMPIONS
I veterani Insigne, Mertens, Koulibaly e Ghoulam in campo dall’inizio per trainare la squadra in attesa che Gattuso recuperi anche Lozano-gol e Petagna
Costretto a recuperare il distacco in classifica il Napoli non può più sbagliare colpi nella corsa per l’Europa Stasera al Maradona contro i rossoblù di Sinisa
Cos’hanno fatto negli ultimi sette-otto anni, visto che non sono mai andati a letto presto? Praticamente, la stessa cosa: giocare, giocare e giocare ancora, facendolo assieme, perché sommare dal 2013 a oggi 1197 partite, vuol dire aver condiviso un tempo e forse anche un’idea. E così, per uscire dalle ombre, Gattuso tira fuori dal cassetto un’idea che sembra inedita e in realtà non lo è: mette in campo quattro «grandi vecchi», provando sfruttarne la saggezza e anche la leadership, perché al Napoli mancano un po’ l’uno e un po’ altra. E accade proprio stasera, contro il Bologna, con Riccardo Bigon - il ds di quell’epoca - che potrà persino gustarsi una botta di vita e di giovinezza, ripensando ai giorni in cui, nelle segrete stanze di Castel Volturno, allestì con Rafa Benitez la straordinaria rivoluzione.
LA SVOLTA. In queste notti un pochino buie, in un calcio che troppo spesso sa di niente e che proprio quando sembra stia diventando sapido viene infarcito da qualche eccesso di pepe, il Napoli sente di avere necessità di altro: la fisicità (e non solo) di Koulibaly , l’eleganza ritrovata di quel Ghoulam che pareva sparito nelle tenebre dopo tre interventi chirurgici in otto mesi di cui non sempre si ha memoria, la «sfacciata» esuberanza tecnica di Insigne e quella espressione da cinico scugnizzo che sa di Mertens. È dal passato che si ricomincia, da quella europeizzazione che nel 2013 Benitez & Bigon allestirono ribaltando il Napoli, concedendo un respiro più ampio alla sua mentalità calcistica. E Insigne, che già c’era, essendo prodotto del vivaio, scoprì, per cominciare, il turn-over «ante litteram» proprio con Mertens, divenuto il suo alter ego sulla corsia di sinistra, quella sulla quale, un bel giorno quasi dal nulla, sarebbe sbucato, prepotente e fascinoso, Faouzi Ghoulam che ormai è alle soglie delle duecento partite.
LA CATENA. Stava nascendo, e non se ne ebbe percezione, la deliziosa catena di sinistra, un calcio palleggiato che con Sarri avrebbe poi sublimato l’estetica e tratteggiato una forma di modernismo napoletano: da Ghoulam a Hamsik e poi a Insigne, intanto finito dentro al campo, per lasciarsi sfilare alle spalle l’algerino, pronto a tagliare sulla diagonale per lo slovacco, ispirato a sentire il richiamo del «monello di Frattamaggiore». Ora ch’è un’altra storia, nonostante il copia-incolla di Gattuso (come da auto-citazione dell’allenatore), forse non ci sarà 4-3-3, né sicuramente sarà possibile scorgere tra le linee o sul centro-sinistra una cresta che fenda l’aria. Però il Napoli ci riprova, sperando di essere (anche) un po’ più fortunato.
Tante battaglie dal 2013 a oggi e serve ancora la loro spinta doc
CIRO, CIRO-BOMBER. Mertens ha cambiato vita - da un bel po’ e quando ha scoperto l’ebrezza
del gol (e sono 131 che l’hanno spedito sul trono dei bomber di tutti i tempi), il suo potere energetico, se ne è stato a giochicchiare nei sedici metri e da lì ne esce semplicemente con vene di malinconia: Gattuso l’ha risistemato al centro del villaggio, che in realtà è un’area di rigore, e gli ha restituito, non avendo Osimhen, quella natura insospettabile che nel 2016 venne scoperta da Sarri. Ma in ampiezza, e per i quattro decimi degli uomini di movimento, traccia un solco che appartiene al passato e che il futuro insegue: lasciarsi guidare da chi per 1197 notti, qualcosa ha scoperto, per esempio come sognare ad occhi aperti.