Napoli, con De Laurentiis Dna europeo da undici anni
CHAMPIONS O EUROPA LEAGUE, AZZURRI SEMPRE PRESENTI Visibilità e introiti continentali patrimonio da non disperdere
All’inizio fu Borås e nessuno avrebbe potuto immaginare che in quella notte tempestosa, perché Quagliarella era appena stato ceduto alla Juventus, in realtà stava per cominciare un (gran) bel lungo viaggio: perché per undici anni, girando in Europa, ci si possono concedere tanti lussi e anche un pizzico di normalità. C’è stato un’epoca, neanche tanto tempo che fa, che in questi tour organizzati da se stesso, al Napoli non sfuggisse di accomodarsi nella architettura moderna più attraente o nella storia mai impolverata: e proprio adesso che il confine, in senso geografico, sembra disperatamente lontano, fanno velo i ricordi che scuotano la malinconia. Perché dal suo personalissimo «sightseeing», il panorama è stato emozionante, ha trascinato dall’Allianz Arena di Monaco all’Etihad, dal neonato Emirates all’avvolgente «da Luz», dal «Santiago Bernabeu» al «Parco dei Principi»: e persino quando è stato necessario (anzi, obbligatorio) spingersi in Europa League, alla fine non s’è mai avvertita la stanchezza e semmai sono emersi i rimpianti, come nelle semifinali con il Dnipro, giocati prima che si presentasse il Var, che almeno sarebbe servito - con un fuorigioco di mezzo metro ignorato dalla terna per provare a scrivere (eventualmente) un epilogo diverso.
ADL IN RITIRO CON LA SQUADRA. Non è ancora finita, non può esserlo quando restano altri tredici «finali» più una (il recupero con la Juventus), però l’aritmetica finisce per trasformarsi in ossessione, altro che opinione: il quarto posto dista sempre cinque punti, e sono parecchi vista la concorrenza, e la terra di nessuno, quella che butterebbe clamorosamente fuori dal Vecchio Continente, in fin dei conti è appena dietro le spalle, basta mettere il piede in una buca per ritrovarsi scaraventato nel vuoto. È vietato sbagliare, e già da un bel po’, ma il momento delle verità sta per arrivare: in quindici giorni, i prossimi, si dovrebbe intuire cosa sarà del Napoli. Il presidente Aurelio De Laurentiis è in ritiro con la squadra.
TRIS CON GLI ASSI. In questo percorso «accidentato», che parte stasera con la sfida al Bologna, c’è poi una settimana vuota utile per «annusare il pericolo» che arriva da vicino, a distanza di sette giorni appena: il Milan (domenica prossima), la Juventus (al mercoledì) e la Roma (nella domenica successiva), in tris d’assi che sfilerà dinnanzi ad una squadra che, come qualunque altra, non potrebbe permettersi di uscire dal Gran Casinò della Champions League, la scintillante Las Vegas del calcio, perché ogni partita sembra una slot machine incantata che concede danaro e benessere. Altrimenti, andrà difeso l’onore, l’orgoglio e anche questa continuità, che a modo suo dà prestigio, di guadagnarsi il passaporto per l’Europa League, sempre rimane una sua vetrina di riferimento, anche un obiettivo per chi ha un organico così ricco e abbondante. Oppure, e sarebbe l’ultima strada un po’ sconnessa, certo nuova e comunque priva di richiamo per chi ha pasteggiato spesso a caviale eppure con lo champagne, resterebbe la Conference League: peggio che niente.