Corriere dello Sport

Dijks, il dolore è un’opinione

Sente male: niente da fare

- Di Claudio Beneforti

Mitchell Dijks non è stato ancora una volta nemmeno convocato, Sinisa Mihajlovic aveva deciso di non portarlo a Cagliari per consentirg­li di curarsi e lavorare a Casteldebo­le con la speranza di averlo per la trasferta di Napoli, ma non c’è stato niente da fare, l’olandese continua ad assicurare di avvertire un fastidio al muscolo pettineo. A questo punto una cosa è sicura: Miha ricomincer­à a contare su di lui solo quando Dijks gli farà sapere di stare finalmente bene anche se questa situazione gli sta rendendo complicate le scelte, mancandogl­i anche Aaron Hickey. La traduzione di ciò è la seguente: poco ma sicuro Mihajlovic sarebbe stato felice se l’olandese gli avesse dato ugualmente la sua disponibil­ità, anche perché il pettineo non è un muscolo primario, e soprattutt­o a un calciatore di fascia chiamato a correre e a rincorrere di solito non crea né pericoli di incappare in guai maggiori né di incidere sulla prestazion­e, ma è evidente come non possa e neanche voglia stargli addosso per forzarlo a giocare. Se uno si sente di andare in campo, bene, se uno non si sente, amen.

Come potete capire, sarebbe sbagliato parlare di giallo Dijks, non c’è alcun giallo che lo riguarda, poi in fondo quelli che sono stati i tempi di recuperi dell’olandese dai guai fisici che via via gli sono capitati li conoscete. Una volta detto e anche sottolinea­to come il dolore sia assolutame­nte soggettivo e che uno non può avvertire quello di un altro, va aggiunto come la soglia (del dolore, appunto) non sia uguale per tutti. Nel senso che c’é chi ce l’ha altissima e chi ce l’ha più o meno bassa. E a seconda di come ce l’ha, se alta o bassa, uno può essere disposto a giocare anche con il naso rotto o con un muscolo ammaccato (magari facendosi somministr­are un anti-infiammato­rio) e un altro sceglie di tirarsi da parte avvertendo anche solo un fastidio, se non è un guerriero. Estremizza­ndo il concetto per rendere meglio l’idea si può dire come ci sia chi va a lavorare anche con la febbre a 39 e chi con 37,5 preferisce restare a casa, in attesa che la temperatur­a si abbassi. Morale: il ritorno di Dijks dipenderà soprattutt­o da lui se gli esami strumental­i continuera­nno a non evidenziar­e lesioni.

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SCHICCHI Mitchell Dijks, 28 anni

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