Iapichino quinta e sincera «Devo ancora imparare»
LA FINALE DEL SALTO IN LUNGO «Scarica dopo la qualificazione all’ultimo salto Niente scuse: a Tokyo farò fruttare questa esperienza»
«Peccato non abbia potuto dire la mia in questa grande finale: Ero scarica di testa e ho pagato quell'ultimo salto in qualificazione, con il quale ho evitato un flop che non mi sarei perdonata». Larissa Iapichino non va oltre il quinto posto nella finale del lungo che ci aveva fatto sognare. La 18enne figlia d'arte si ferma a 6,59, misura mediocre visti i progressi di quest'anno. Misura che dopo due turni di salti vale ancora l'argento, alle spalle per solo un centimetro dell'oro iridato outdoor, la tedesca Mihambo. Ma poi Larissa non riesce a ingranare, anzi la sua azione scema salto dopo salto. Mentre le avversarie più blasonate e più esperte, danno vita a un confronto dai forti contenuti tecnici.
La prima ad allungare è Mihambo con 6,88 che vale l'oro virtuale. Ma che si trasforma in argento al sesto e ultimo giro di salti. Quando l'ucraina Maryna Bekh-Romanchuk, moglie di quel Romanchuk oro europeo del nuoto negli 800 sl e grande rivale del nostro Paltrinieri, si migliora arrivando a 6,92. Un'impresa, quella dell'ucraina, che scalza per un solo centimetro Larissa dal piedistallo mondiale stagionale.
«Ho imparato tantissimo da questa esperienza, più di una vittoria. Più del 6,91 di un paio di settimane fa agli Assoluti di Ancona». Tesa in pedana, troppo. Lo sguardo fisso e con le mani ad accarezzare nervosamente la catenina ad ogni avvio di rincorsa era il segnale apparente di una sofferenza che si faceva fardello nella fase aerea. Contratta nella delicata fase di stacco, non è mai riuscita a decollare.
«Non cerco né giustificazioni né scuse, ma è stato bello esserci: in fine dei conti il bilancio è stato positivo».
Per Larissa non è andata come sperava, ma non si butta giù: «Sapevo che Mihambo e Romanchuk erano avversarie temibili, lo avevo detto alla vigilia: è stato comunque gratificante confrontarmi con loro. Dai, ci può stare una giornata così. Ho ancora tanto da imparare».
Con 6,59 è rimasta giù dal podio per 16 centimetri. Sul gradino più basso è salita un'altra favorita, la svedese Sagnia, grazie al 6,75 al terzo turno di salti. Gara nervosa per tutte: solo Mihambo ha chiuso senza nemmeno un nullo. Larissa fa tesoro di questa lezione e ora vuole solo guardare avanti: «Ora torno a Firenze e riposo una settimana, mi prenderò un po' di svago. Poi mi metIl to sotto con gli allenamenti per preparare i prossimi appuntamenti. Sarà una lunga stagione. C'è l'Olimpiade di Tokyo, lì voglio mettere a frutto l'esperienza fatta qui».
Con Larissa tra le otto finaliste c'era anche Laura Strati: non era mai accaduto che due azzurre si battessero in una finale continentale, nemmeno ai tempi di mamma Fiona May. La 30enne vicentina è stata brava: ha chiuso al sesto posto alle spalle di Larissa. Il suo balzo più lungo è stato il terzo, quando è atterrata a 6,57 per chiudere all'ultimo a 6,48. Una finale da incorniciare per la saltatrice dell'Atletica Vicentina, allenata da quel Paolo Camossi che ieri ha gioito per lo strepitoso oro-record sui 60 del suo allievo Marcell Jacobs.