Grosjean i numeri del miracolo
192 km/h La velocità di impatto con la barriera 67g La decelerazione 11 secondi Per l’arrivo dell’auto medica 27 secondi Il tempo trascorso nel fuoco
Imiracoli oggi li puoi misurare. Ne sa qualcosa Romain Grosjean, il pilota che il 29 novembre 2020 durante il primo Gp del Bahrain perse il controllo della sua Haas all’uscita della curva 3 dopo un contatto con l’AlphaTauri di Daniil Kvyat. La Federazione ha chiuso le indagini e stilato un lungo elenco di numeri che sono anche la mappa di un miracoloso salvataggio. I soccorsi, prima di tutto. L'auto medica della FIA era arrivata 11 secondi dopo l’incidente, un tempo decisivo, ottenuto grazie a una sorta di scorciatoia servita a evitare la curva 1. Immediata l’assistenza medica del dottor Ian Roberts, ma anche degli altri componenti dello staff sanitario. Grosjean era stato in grado di uscire dalla sua monoposto dopo 27 secondi, riportando ustioni ai dorsi di entrambe le mani. Il pilota venne trasportato in ambulanza al centro medico del circuito e poi trasferito in elicottero al Bahrain Defence Force Hospital per valutazioni e trattamenti, prima di essere dimesso il 2 dicembre scorso.
IMPATTO. Ma dentro questo miracolo ci sono numeri che sconvolgono, che rendono bene l’idea di cosa fu quell’impatto, quell’esplosione, quell’attimo che per Grosjean poteva essere fatale. «L’auto di Romain Grosjean ha urtato il triplo parapetto dietro l'area di fuga a 192 Km/h, un angolo di 29 gradi e un'imbardata stimata in 22° rispetto alla direzione di marcia e una forza di picco equivalente a 67 G», si legge nelle relazione. Per Grosjean fu impossibile evitare l’impatto. Anche perché, spiegano ancora le carte dell’inchiesta, la monoposto andava «a una velocità di 241 Km/h che ha costretto la Haas a sbandare a destra, posizionandola in una trattoria fuori controllo dall’area di fuga».
Il resto, ha il tratteggio lieve del miracolo. Nella relazione si parla di «separazione del gruppo motopropulsore dalla cella di sopravvivenza», dello spostamento del «portello del serbatoio di carburante sul lato sinistro del telaio» e di come il collegamento di alimentazione del motore sia stato «strappato dal sacco di sicurezza del serbatoio di benzina. Entrambi forniscono percorsi primari per la fuoriuscita del carburante dal serbatoio».
SICUREZZA. Quell’episodio non ha fatto solo il giro del mondo, ha riacceso vecchie questioni sulla sicurezza in Formula 1. La batteria ad alta tensione dell'Energy Recovery System era stata significativamente danneggiata durante l’impatto, con alcune parti che erano rimaste collegate fino a far divampare l’incendio. A cominciare dalla parte posteriore della cellula per poi progredire verso l’abitacolo dove era ancora presente Grosjean. Nel 2020, il Dipartimento Sicurezza della
FIA ha condotto indagini su 19 incidenti significativi con il supporto dell’Autorità Sportiva Nazionale in ogni Paese. E adesso si stanno cercando migliorie per alzare il livello di sicurezza delle monoposto, dai requisiti di montaggio del piantone dello sterzo fino alla revisione del design delle installazioni del serbatoio. Non è una strada facile. Ma, come ha detto il presidente della Fia,
Jean Todt, «da queste indagini sono stati tratti importanti insegnamenti». E ancora: «L’impegno duraturo della Federazione, in particolare del Dipartimento per la sicurezza, sulla riduzione dei rischi associati allo sport automobilistico ha consentito a Grosjean di sopravvivere a un incidente di questa portata. La sicurezza è e rimarrà la nostra priorità».