NAPOLI UN GIORNO DA PADRONE
Fabian e Osi rilanciano Gattuso: una prestazione quasi perfetta Battuta la Samp nettamente Lozano ammonito: salterà l’Inter
Il gol, come lo volete: palleggiando e divertendo o semmai in contropiede, come suggeriscono a volte le partite. Il gol di chi ce l’ha in quel talento esagerato, come quello di Fabian Ruiz, oppure con la fisicità dominante e la rapidità di, come Osimhen spiega. I gol che segni, quelli che sprechi (e sono tanti), quelli che riaprono una stagione da vivere fino alla fine evitando di guardarsi alle spalle, perché adesso la Champions per il Napoli è lì, ancora, di nuovo, e non sembra un miraggio ma una speranza. Un’ora e mezza densa di calcio, che il Napoli offre esaltandosi là davanti (e però sprecando) ma che sparge anche lì dietro (dove stavolta non concede): il 2-0 è un inno all’ottimismo, che non «offende» la Sampdoria, capace di andare a rovistare tra le pieghe d’una partita con umiltà e pure con le idee.
SUPER FABIAN. Il Napoli ha materia grigia in abbondanza, il suo formato extra-large gli consente di orientare il pomeriggio nel palleggio, nel forcing, nella disinvoltura di una manovra che prende le ampiezze e le profondità strappate alla Samp o dalla Samp concessa: è in una giornata prossima alla perfezione (unico errore serio: Manolas nel primo tempo) lo sfarzo di un organico emerge in tutta la sua bellezza. È il Napoli di Fabian Ruiz, che domina con il cervello, sta dentro al campo e nel match, lo indirizza attaccando le linee e trovando l’1-0 (35' pt) sublimando una triangolazione avviata da Osimhen e rifinita da Zielinski; è il Napoli di Osimhen, che (42') mette la ceralacca sa una giornata mai inquietante sgretolando con il 2-0 le apparenti paure, perché non si sa mai.
DIFFERENZE. Il Napoli si stende come se fosse al sole su Marassi, lo riempie di sé, non soffre il pressing che Ranieri suggerisce, esce con eleganza dai raddoppi, va a sfondare come deve e dove può, butta via una serie di opportunità (con Zielinski subito, con Politano più in là) e si concede un lusso magari eccessivo. La Samp è viva sino a quando è fresca, poi Ranieri è costretta a cambiarla perché i confronti diretti son o sistematicamente perduti: Thorsby metodista, Damsgaard trequartista e il rombo che viene disegnato è un tentativo per sporcare la costruzione del Napoli, che invece non s’allunga, non si distrae, certo un pizzico di paura l’avverte (31' st) sul colpo di testa di Thorsby, ma è un attimo, un Var che s’accende e cancella la paura.
RIPARTENZA. I calcoli sono vietati a chi è costretto a inseguire e il Napoli sa che non può sciupare altro tempo: ha il pallone, e lo porterebbe a casa, tra Demme e Fabian e il solito, contraddittorio Zielinski, ha sbattuto su Audero (10' st) per due volte e con le ombre ha già dato. Ma basta guardarsi intorno, per esempio in panchina, per scapparsene via, serenamente: Mertens ha gamba e ispirazione, Osimhen ha leve lunghe per restare sempre aggrappato alla Champions League (41') con la sciabolata del 2-0. Si chiamano ripartenze: (forse) non è ancora troppo tardi.