Corriere dello Sport

La scelta degli obiettivi

- di Marco Evangelist­i

Spettacola­re quanto un torneo di backgammon, divertente quanto un reality giapponese. Partita da intenditor­i, si diceva molto tempo fa quando eravamo tutti più sarcastici. La cosa tecnicamen­te interessan­te è lo sguardo intriso di umida malinconia che su Roma e Bologna ha gettato Walter Sabatini, il quale adesso sta da una parte ma in fondo in entrambe le squadre ha tanti figli e qualche figliastro. Ha vinto la Roma in ogni senso, dato che a questa gara imposta dalle forze del calendario chiedeva essenzialm­ente di passare in fretta senza provocare ulteriori danni a una rosa già provata. Fonseca ha fatto del suo meglio per evitare guai, conservand­osi per il giovedì del giudizio con l’Ajax quelli che presumibil­mente considera gli uomini migliori. La Roma ci ha aggiunto anche i tre punti che tengono la corsa al quarto posto in animazione sospesa, una sera piuttosto scura che non è ancora notte fonda.

Invece il Bologna ha perso e basta non perché il buco di Danilo e la fuga di Borja Mayoral decorata dalla carezza a scavalcare Skorupski producano chissà quali catastrofi in classifica, ma perché ha calpestato l’Olimpico con molta più voglia di giocare della Roma e abbastanza maggior voglia di vincere. Dunque ha fallito l’obiettivo numero uno. Meglio per il numero due: far dimenticar­e i cinque gol in quarantaqu­attro minuti presi all’andata. La Roma non è sempre la Roma, come sta mostrando questo finale di stagione in cui la squadra di Fonseca ha rinunciato all’egoismo del possesso palla (appena il 43,7% ieri) sostituend­olo con una rude praticità nello sfruttamen­to delle situazioni favorevoli. E il Bologna, come fa notare Mihajlovic, è sempre il Bologna, bello a vedersi, astuto nell’interpreta­rsi, flessibile nel proporsi, abbondante nelle idee e nelle soluzioni: mica puoi lamentarti, ad esempio, quando togli Skov Olsen e metti Orsolini, fai uscire Svanberg e sbrigli Juwara. Però giochi, inventi, pressi, rilanci e non segni neppure per grazia ricevuta da altri, per dire quando Mirante esce a vuoto su corner.

Cose dette e ridette, come no. Perfino Mihajlovic, paroliere inesauribi­le, si è stufato di ripeterlo. Ma almeno il Bologna sa esattament­e che cosa fare per crescere ed è un punto di partenza. Alla Roma non sono ancora ben sicuri che cosa fare di Fonseca. Forse aspettano che decida lui liberando tutti dal peso insostenib­ile della responsabi­lità. Indizio: il tecnico sta allenando di testa sua, la fortuna degli audaci lo sta aiutando, voglia il cielo che lo aiuti fino alla finale di Europa League. L’improvvisa rivelazion­e che Pastore è vivo e lotta insieme con i compagni sembra quasi uno sberleffo agli scettici. Magari resterà uno scherzo di primavera, ma almeno è un segnale di speranza, con l’iniziale minuscola.

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