La scelta degli obiettivi
Spettacolare quanto un torneo di backgammon, divertente quanto un reality giapponese. Partita da intenditori, si diceva molto tempo fa quando eravamo tutti più sarcastici. La cosa tecnicamente interessante è lo sguardo intriso di umida malinconia che su Roma e Bologna ha gettato Walter Sabatini, il quale adesso sta da una parte ma in fondo in entrambe le squadre ha tanti figli e qualche figliastro. Ha vinto la Roma in ogni senso, dato che a questa gara imposta dalle forze del calendario chiedeva essenzialmente di passare in fretta senza provocare ulteriori danni a una rosa già provata. Fonseca ha fatto del suo meglio per evitare guai, conservandosi per il giovedì del giudizio con l’Ajax quelli che presumibilmente considera gli uomini migliori. La Roma ci ha aggiunto anche i tre punti che tengono la corsa al quarto posto in animazione sospesa, una sera piuttosto scura che non è ancora notte fonda.
Invece il Bologna ha perso e basta non perché il buco di Danilo e la fuga di Borja Mayoral decorata dalla carezza a scavalcare Skorupski producano chissà quali catastrofi in classifica, ma perché ha calpestato l’Olimpico con molta più voglia di giocare della Roma e abbastanza maggior voglia di vincere. Dunque ha fallito l’obiettivo numero uno. Meglio per il numero due: far dimenticare i cinque gol in quarantaquattro minuti presi all’andata. La Roma non è sempre la Roma, come sta mostrando questo finale di stagione in cui la squadra di Fonseca ha rinunciato all’egoismo del possesso palla (appena il 43,7% ieri) sostituendolo con una rude praticità nello sfruttamento delle situazioni favorevoli. E il Bologna, come fa notare Mihajlovic, è sempre il Bologna, bello a vedersi, astuto nell’interpretarsi, flessibile nel proporsi, abbondante nelle idee e nelle soluzioni: mica puoi lamentarti, ad esempio, quando togli Skov Olsen e metti Orsolini, fai uscire Svanberg e sbrigli Juwara. Però giochi, inventi, pressi, rilanci e non segni neppure per grazia ricevuta da altri, per dire quando Mirante esce a vuoto su corner.
Cose dette e ridette, come no. Perfino Mihajlovic, paroliere inesauribile, si è stufato di ripeterlo. Ma almeno il Bologna sa esattamente che cosa fare per crescere ed è un punto di partenza. Alla Roma non sono ancora ben sicuri che cosa fare di Fonseca. Forse aspettano che decida lui liberando tutti dal peso insostenibile della responsabilità. Indizio: il tecnico sta allenando di testa sua, la fortuna degli audaci lo sta aiutando, voglia il cielo che lo aiuti fino alla finale di Europa League. L’improvvisa rivelazione che Pastore è vivo e lotta insieme con i compagni sembra quasi uno sberleffo agli scettici. Magari resterà uno scherzo di primavera, ma almeno è un segnale di speranza, con l’iniziale minuscola.