Ruiz-Demme, che coppia “Sfrattato” Bakayoko
Dalla gara con il Sassuolo a Reggio Emilia, doppia certezza a centrocampo L’esuberanza tecnica dello spagnolo il dinamismo e la regolarità del tedesco: è la cerniera che Rino voleva
Due è sempre meglio di uno: elementare, Watson. E però ormai nessuno mai se è peggio di tre. Per il Napoli ha scelto, lo ha fatto da un po’, fondamentalmente da Reggio Emilia, 3-3 contro il Sassuolo, quando Fabian RuiZ e Demme hanno suggerito che la coppia giusta, in mezzo al campo, fosse quella da loro composta. Fuori Bakayoko e la striscia, avviata con il 2-0 sul Benevento, si è magicamente allungata, e il Napoli ha scoperto, improvvisamente, di essere uscito dal proprio laboratorio con una formula che sembra ormai quella giusta, probabilmente la definitiva. La svolta tattica, all’interno di un meccanismo che sembra non voglia essere più alterato, né lievemente riveduta, adesso si chiama 4-23-1, sta vagamente fuori dal tridente, tranne quando Zielinski s’abbassa, e ciò succede sempre meno frequentemente, e fonde il dinamismo e la regolarità di Demme con l’esuberanza tecnica, la padronanza del palleggio, la capacità di inserirsi di Fabian Ruiz.
COME SI CAMBIA. In quella serata divenuta un’ossessione, per una vittoria buttata via all’ultimo battito di ciglia, su un pallone governato male e ripetutamente da tre interpreti (in ordine non casuale: Di Lorenzo, Bakayoko e Manolas), il Napoli ha scoperto la formula giusta, quella inseguita e cercata vanamente per troppe settimane, sarebbero mesi, e rimasta però sempre ai margini dei pensieri. Fabian Ruiz e Demme - da quando è emersa la nuova configurazione - assieme hanno perso una sola partita, quella di Torino con la Juventus: sarà un caso, ma non lo è, che dentro questi quaranta giorni, ci sia finita la rimonta della speranza Champions, una schermatura più solida, una distribuzione più massiccia ed un assortimento che ha consentito di rimettere ordine nelle due fasi. Demme e Fabian hanno riscritto la grammatica del Napoli, normalizzandola in certi momenti ed in altri arricchendola, attraverso l’utilizzo di un vocabolario divenuto più ampio: adesso, e tranne episodi come nella prima ora della sfida con la
Juventus, c’è una personalità ch’emerge ed è sprigionata mescolandosi l’uno all’altro, imprimendo alle gare i ritmi più utili al giro-palla.
LA RIVINCITA. Fabian Ruiz è uscito dagli equivoci, da quella zona d’ombra che gli era costata persino la simpatia popolare, trascinando uno dei talenti più eleganti del calcio europeo alla soglia della disaffezione. Nel Napoli ora c’è con spessore ed autorevolezza, ha la consapevolezza di essere garantito alle spalle da Demme, la facilità nel dialogo con chi gli sta davanti ed ha pure trovato il gol, a Marassi, come ormai non gli succedeva da un bel po’ (l’ultima volta in campionato, oltre un girone fa, nel 4-0 con la Roma). Fabian Ruiz è tornato a rappresentare il prodotto più invitante della «meglio gioventù» continentale, l’ha fatto attraverso un processo di crescita che la presenza di Demme ha favorito e probabilmente accelerato. E ora, il tandem va: direzione Champions, si vedrà.
L’intelligenza tattica di Diego permette anche inserimento in attacco di Fabian