La favola di Calafiori: ancora titolare l’Europa palcoscenico da sfruttare
Le scelte di Fonseca sembrano obbligate, dettate dall’emergenza. Giovedì contro l’Ajax l’allenatore non avrà molti dubbi, i giocatori sono contati. In porta torna Pau Lopez, l’eroe della Cruijff Arena, dopo che Mirante anche contro il Bologna, nella prima partita giocata nel 2021, ha dimostrato ancora una volta di essere affidabile, avendo chiuso la quinta partita su dodici (compresa quella di Verona, decisa poi dal Giudice sportivo, ma terminata sul campo 0-0) con la porta inviolata. La difesa sarà la stessa dell’andata: Mancini, Cristante e Ibanez. A centrocampo dovrebbero essere confermati i centrali, Diawara e Veretout, ma cambieranno gli esterni. A destra rientra Karsdorp (che ha scontato la squalifica), al posto di Bruno Peres, fermato anche lui dal Giudice sportivo dell’Uefa. A sinistra è infortunato Spinazzola, che era stato devastante all’andata nella prima mezz’ora prima di fermarsi, per lasciare posto a Calafiori. Il giovane romano ha buone possibilità di essere confermato giovedì, con l’azzurro che dovrà stare fermo per un po’ a causa del risentimento muscolare. Calafiori ad Amsterdam è tornato in campo dopo tre mesi di assenza a causa di un infortunio muscolare. Non era facile entrare in corsa, in una partita come quella. Riccardo ha cercato di fare le cose più semplici, senza strafare, ma anche senza errori. Ha saputo gestirsi anche nei concitati minuti finali, si è preso una pallonata senza motivo dal raccattapalle olandese, a dimostrazione di una maturità sempre più consolidata. A fine partita ha fatto il confronto con la realtà orange: «Nel calcio olandese alla mia età i giovani li fanno giocare. Noi in Italia abbiamo talento, dateci spazio».
PAROLA DI MAINI. Tra poco più di un mese compirà diciannove anni, Calafiori sarà il secondo romano in campo con Pellegrini. Cresciuto nella Petriana, la società dilettantistica legata al Vaticano che ha il campo con vista sulla cupola di San Pietro, a nove anni era già tesserato con la Roma. A sedici ha firmato il primo contratto da professionista, pochi mesi dopo un gravissimo infortunio al ginocchio ha compromesso la sua carriera. Ma con il sostegno della sua famiglia (il padre Alberto, la madre Barbara e la sorella Rebecca), Riccardo ha saputo ripartire da zero. Giovedì è una tappa di un percorso,che parte da lontano. Da quando, a dodici anni, ha cominciato a giocare da terzino sinistro. In quella posizione lo spostò Jimmy Maini, ex centrocampista di Roma e Milan e con una presenza in Nazionale che ha contribuito a formare Riccardo. Lo ricorda con affetto: «L’ho allenato nella Roma per due anni. Nei Giovanissimi era la prima stagione che giocava a undici. Con lui c’era anche il povero Daniel Guerini. Che tristezza la sua scomparsa, peccato per la Roma che lo abbia perso. Aveva talento, ci fece vincere un torneo da solo. Nella relazione scrissi che doveva restare e invece lo mandarono via. Riccardo e Daniel giovavano insieme».
MEGLIO ESTERNO. Maini spostò Calafiori a sinistra: «Riccardo era partito l’anno prima come centrale. Poi per piede, passo, la spinta che aveva e la capacità di proporsi e di andare a concludere o al cross l’ho messo a sinistra. Sono stato contentissimo per il suo esordio. Dopo il primo gol mi ha mandato un messaggio di rigraziamento che mi ha fatto commuovere fino alle lacrime. L’ho sempre seguito anche dopo l’nfortunio, andavo a vedere gli allenamenti, gli davo coraggio. Ha una splendida famiglia, è un ragazzo educato. I genitori non hanno mai messo pressione a Riccardo. Spesso i giovani sono rovinati dalle aspettative delle famiglie. Riccardo è un ragazzo straordinario, ma di quei 2002 stanno facendo bene anche Zalewski, Tripi, Bove, Tomassini. Calafiori ha un grande piede, gli piace proporsi. Sono convinto che se toccherà a lui non deluderà».