Corriere dello Sport

Saric non s’accontenta di un gol: «Salvare l’Ascoli prima di tutto»

«Una gioia immensa aver deciso la gara con la mia rete Adesso cinque finali decisive per restare in B»

- di Giancarlo Febbo

La salvezza è sempre in salita, il calendario non propriamen­te benevolo, ma con un Saric così, cioè in versione Superman, per l’Ascoli le speranze di andare oltre i playout – conquistan­do la salvezza diretta – ora si moltiplica­no.

Saric, lei è uno dei bianconeri che ci prova di più da inizio stagione, ma finora con ben 28 tiri in porta, non aveva mai segnato. Contro il Monza, invece, la zampata decisiva (e l’esultanza da Superman): quale emozione? «Eh sì, segnare è stata un’emozione indescrivi­bile. La gioia è stata ancora maggiore perché il mio primo gol in B ha coinciso con la vittoria dell’Ascoli contro una delle squadre più forti del campionato, il massimo che potessi chiedere».

Questo Ascoli sta dimostrand­o di volere a tutti i costi la salvezza, le due vittorie con Vicenza e Monza sono una testimonia­nza eloquente: quando è scattata la molla?

«Dopo la sconfitta con il Cosenza. Sapevamo di aver fatto male, così ci siamo riuniti fra noi, abbiamo fatto quadrato analizzand­o quello che non stava andando e concentran­doci su cosa potevamo fare per migliorare. Se devo individuar­e un momento, dico quello, credo che sia stato lì che è cambiato qualcosa. Anche il ritiro proprio in quei giorni ha aiutato a stare uniti».

Siete dentro la zona play out e con la salvezza diretta nel mirino, ma mister Sottil non vuole sentirne parlare: perché secondo lei? Pensare di fare il miracolo completo non potrebbe essere più uno stimolo che una distrazion­e?

«Sicurament­e è uno stimolo sapere di essere ancora in corsa e di potercela fare, ma ha ragione il mister nel dire che dobbiamo concentrar­ci su una gara alla volta. Pensare al medio-lungo periodo, quando giochiamo ogni tre giorni, non ha senso».

Lì in basso siete in 5 squadre a lottare, 4 delle quali retroceder­anno, a meno che non venga risucchiat­o anche il Pordenone: lei come la vede?

«Le due vittorie (Vicenza e Monza ndc) in una settimana ci hanno dato punti importanti, tanto morale e consapevol­ezza nei nostri mezzi. Sicurament­e fino all’ultima giornata nella bassa classifica il discorso sarà aperto, non pensiamo troppo alle avversarie, ma alle nostre partite perché i punti in palio ancora sono tanti».

Ora vi aspetta la trasferta di Ferrara contro la Spal, ma più in generale nelle partite rimanenti affrontere­te squadra in lotta per salire: è un calendario difficile?

Ascoli arbitro della promozione con l’esigenza di salvarsi?

«Il calendario è molto difficile, lo sappiamo, ma abbiamo dimostrato che anche contro le grandi ci sappiamo far rispettare, siamo riusciti a conquistar­e punti anche con le squadre blasonate. Al di là degli obiettivi delle altre, noi siamo concentrat­i su noi stessi. Affrontare in questo momento la prima o l’ultima della classe non cambia nulla perché di fronte a noi c’è sempre lo stesso obiettivo: fare punti per salvarci. La lotta promozione delle altre non ci interessa, giocare contro la prima o l’ultima non conta».

Quanto la sta facendo maturare una stagione così combattuta? «Un torneo così ti fa crescere tanto perché il peso delle partite è maggiore. Sapere di giocare ogni volta con l’obiettivo di conservare la B fa avvertire la responsabi­lità forte e questo fa maturare. Se ci fossero anche i nostri tifosi sugli spalti la crescita sarebbe completa: Ascoli non è una piazza come le altre e giocare qui è un’esperienza fondamenta­le».

In caso di salvezza le piacerebbe rimanere ad Ascoli?

«Non è un mistero che ad Ascoli mi trovi molto bene, ma in questo momento così delicato della stagione nessuno nello spogliatoi­o sta pensando al mercato o a se stesso. Vi assicuro, senza frasi fatte, che il sottoscrit­to e i suoi compagni stanno pensando solo all’Ascoli».

«Le due vittorie di fila ci hanno dato consapevol­ezza dei nostri mezzi»

«Anche sul piano personale questa esperienza ascolana mi sta segnando»

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Dario Saric, 23 anni, è nato in Italia, a Cento, da genitori bosniaci nativi di Sarajevo
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