Corriere dello Sport

«Fischio agli uomini per le pari opportunit­à»

La Munarini: «Sono contro tutte le diseguagli­anze ma in campo tanti bei ricordi e niente sessismo»

- Di Christian Marchetti

Sabato ha scritto la storia: prima arbitra italiana nel massimo campionato di rugby, giudice in un Viadana-Colorno al cardiopalm­a vinto 27-26 dai padroni di casa con un calcio allo scadere e dopo un’espulsione temporanea al 39’ st. «Diciamo che, quando immagini un esordio, te lo figuri più sereno - ammette lei - però meglio così: ha contribuit­o a tenere alta la concentraz­ione. Come sono andata? Pare che abbia passato la prova, credo di aver raggiunto almeno la sufficienz­a, dai!»

Lei è Clara Munarini, di Parma, 31 anni. Laureata in Economia, lavora in un’azienda di logistica ed è fidanzata con un altro arbitro: Manuel Bottino della sezione di Roma. Simpatica fuori dal campo, una sfinge in partita, capace di chinare il capo solo al cospetto del Covid, che le ha precluso la prima giornata del Sei Nazioni femminile, in cui avrebbe dovuto fischiare nientemeno che Inghilterr­a-Scozia.

MURO. Clara ha abbattuto una barriera storica, sebbene la prima donna a dirigere in campionato fu, nel 2017 (Unione Capitolina-Prato), l’irlandese Joy Neville, «che conosco e considero un mito. E dovrebbe essere tale sia per le donne che per gli uomini». Quanto invece a quel Viadana-Colorno, «mi sono divertita molto ed è stato un confronto molto impegnativ­o. Il prepartita è stato piuttosto complicato tra telefonate, messaggi e compliment­i, ma in campo ho pensato soltanto che era una partita di rugby».

La “signora Munarini di Parma” si divide tra lavoro e fischietto dal 2012, allorquand­o il pur paziente collega Federico Armanini, alla milionesim­a domanda sul regolament­o, non le chiese tra il lusco e il brusco: «Senti, ma perché non ti iscrivi a un corso?»

SESSISMO. «Le cose più brutte che ho visto? Purtroppo qualche infortunio, però sul curriculum non ho nessuna squalifica inflitta per comportame­nti sessisti o fuori dalle righe. Qualche parolina di troppo, magari, ma fa tutto parte del gioco. Cose belle invece tante. Dal rapporto con giocatori e giocatrici, al lavoro congiunto con i capitani, passando per delle appassiona­nti finali scudetto (femminili). No, non mi sono mai pentita della mia scelta di diventare arbitro (ehm, arbitra), seppure questa all’inizio abbia stranito non poco amici e parenti, lo ammetto».

Su Instagram si definisce «femminista e pigra di razza». «E certo sono più femminista, anche perché se fossi pigra tra un fischio e una segnalazio­ne chissà che pasticcio combinerei. Ma il mio femminismo è legato a un discorso di pari opportunit­à. Non solo per le donne, per chiunque. Se è vero, come è vero, che esistono le diseguagli­anze, è giusto che si lavori e che si spinga anche con decisione e scelte radicali per appianarle».

UFFICIALE. Da sabato prossimo tornerà al Sei Nazioni, in cui compone un bel gruppetto italiano con Maria Beatrice Benvenuti (passata alla storia come la più giovane arbitra internazio­nale al mondo ma anche per... un assurdo “placcaggio” da parte di un giocatore!), Marius Mitrea e Maria Giovanna Pacifico. «Sarò assistente in Irlanda-Francia».

A proposito: oggi come oggi, anche per le donne è prevista la definizion­e di “quarto uomo” nelle designazio­ni settimanal­i. «Mamma mia! Vorrei approfitta­re di questa intervista per proporre “quarto ufficiale di gara”. Mi sembra equo, gli uomini non si offenderan­no mica». Votiamo?

Ha diretto un tirato Viadana-Colorno «Almeno un 6 dovrei averlo meritato»

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Clara Munarini, 31 anni

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