Corriere dello Sport

Dusan come i lottatori di una volta

- di Alberto Polverosi

ASan Siro, nella gara d’andata contro l’Inter, Dusan Vlahovic si mangiò un gol tipo quelli che Ronaldo si è mangiato contro il Napoli e il Genoa, gol impossibil­i da sbagliare. La differenza è che l’errore del centravant­i viola costò probabilme­nte una sconfitta alla Fiorentina: sarebbe stato il 4-2 per la squadra di Iachini, finì 4-3 per quella di Conte. Invece, gli errori di Ronaldo non hanno provocato danni alla Juve, ma solo ai muri dell’Allianz Stadium... Il punto di contatto fra i due però esiste, non è la tecnica ovviamente, ma la rabbia e la fame del cannoniere.

Dal gol gettato al vento a San Siro questo ragazzone che indossa la 9 viola ha imparato molto, attingendo l'energia per diventare un grande giovanissi­mo cannoniere e anche per prendere in mano le sorti della propria squadra nei momenti di difficoltà, come quelli vissuti domenica sera contro l’Atalanta.

La doppietta di Vlahovic non ha portato nemmeno un punto alla classifica ancora preoccupan­te della Fiorentina, ma la sua prestazion­e ha tracciato una via che la squadra intera dovrebbe seguire, o meglio, avrebbe dovuto seguire già prima. C’è infatti un aspetto del modo di stare in campo di Vlahovic che a noi piace molto ed è la sua voglia di battersi sempre e comunque. Così che, pure quando non segna, può uscire dal campo sicuro di aver aiutato la squadra in ogni modo. Contro l’Atalanta aveva di fronte Romero, uno dei difensori più duri del campionato, a metà del primo tempo l’argentino gli ha fatto un’entrata per spaventarl­o, un’entrata che per l’irruenza è costata il giallo a Romero. Vlahovic è volato in terra, si è fatto medicare, si è rialzato e ha ripreso a lottare, come e più di prima. Prende botte, le restituisc­e, va giù, si rimette in piedi e ricomincia la lotta, senza aprire bocca, consapevol­e che quello è il suo lavoro e che nessuno gli regalerà mai niente.

E’ un’interpreta­zione antica del ruolo ed è quello che ammiriamo in questo ragazzo, ci ricorda i centravant­i degli Anni 70-80, i lottatori veri come Boninsegna e Ciccio Graziani, o in epoche successive come Bobo Vieri, centravant­i brutti, sporchi e cattivi, ma col fuoco (e il gol) dentro.

Dopo Chiesa, la società di Commisso ha avuto in eredità dalla precedente gestione un altro gioiello. Dal futuro di Vlahovic dipenderà il futuro della Fiorentina, ma questo è un altro discorso e ne parleremo al momento opportuno.

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