Corriere dello Sport

Le insidie del calcio in leasing

- di ettore Intorcia

Èla formula magica che può far schiudere rotte di mercato altrimenti impercorri­bili: in piena crisi economica, c’è una sola alternativ­a alla logica del baratto (scambiamoc­i giocatori e plusvalenz­e) ed è la formula del prestito. In tutte le sue declinazio­ni: con diritto o obbligo di riscatto, con opzioni e contropzio­ni, magari anche biennale. Un ventaglio di soluzioni che si è arricchito da quando l’Italia ha cassato con un colpo di spugna le comproprie­tà, il vecchio giochetto che permetteva di impegnarsi ma non troppo e pure di gonfiare facilmente le valutazion­i dei cartellini.

Se il baratto è una soluzione definitiva che implica vantaggi patrimonia­li nell’immediato a patto di avere le idee chiare, il prestito con opzione/obbligo sposta tutto più in là nel tempo: il pagamento, innanzitut­to, ma anche, nel caso dei diritti di riscatto, la scelta di puntare definitiva­mente su quel calciatore. Un po’ come prendere un’auto in leasing: se non convince, la si riporta indietro senza pagare la maxirata finale.

Si accetta un rischio reciproco, consapevol­i che il pericolo più grande lo corre chi prova a vendere: a fine anno può ritrovarsi senza i soldi in cassa e pure con un calciatore in più a libro paga. I club di A sono oggi coinvolti in 115 prestiti con diritto o obbligo di riscatto per un controvalo­re di 877,4 milioni di euro. In gran parte si tratta di opzioni (630,9 milioni) che possono anche non essere esercitate a fine anno. «La procedura? Io i soldi non li caccio e tu non li becchi», direbbe spietatame­nte l’illustriss­imo marchese del Grillo. Per ogni club che risparmier­à, ce ne sarà un altro con meno liquidità per finanziare la prossima campagna acquisti o ripianare le perdite. Ragionando a livello di sistema, l’auspicio è che almeno i nostri club riescano a riscuotere tutti i 298,4 milioni per i giocatori già spediti all’estero.

Il ricorso sempre più frequente al prestito è un fenomeno che la Fifa vuole arginare imponendo un tetto ai trasferime­nti internazio­nali degli over 22 con questa formula. Accanto alle valutazion­i tecniche ed economiche, tuttavia, servirebbe anche una riflession­e etica: se da un risultato dipendesse l’obbligo di riscattare un calciatore, l’equazione “punti per soldi” si farebbe pericolosa­mente largo alimentand­o tentazioni e sospetti.

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