Che mano a Montecarlo Sinner scopre il Djoker
Avanti cinque italiani su otto. Sonego si conferma Jannik batte Ramos e oggi affronterà il numero 1 del mondo È alla sua prima contro Djokovic «L’ho visto tante volte in Tv, ma giocarci è tutta un’altra cosa»
Giocare contro il numero 1 del mondo è un po’ come mettersi allo specchio. Un modo per guardarsi e capire a che punto è il cammino. A Montecarlo, Jannik Sinner oggi (secondo match dalle 11) avrà modo di misurarsi contro Novak Djokovic in un match di secondo turno che potrebbe trasformarsi in una delle partite-evento del primo Masters 1000 sulla terra battuta (diretta Sky Sport, differita dell’incontro di giornata su Supertennis alle 21). All’esordio, nel suo primo match sulla terra battuta in sei mesi, ha controllato con autorevolezza la sfida contro l’esperto mancino spagnolo Albert Ramos, uno specialista sul rosso. L’azzurro, numero 22 del mondo ma già settimo nella Race che considera solo i risultati del 2021, vede questo appuntamento come un’opportunità. «È un ottimo test per capire dove sono e soprattutto dove posso migliorare - ha detto in conferenza stampa dopo la vittoria - So dove posso fare progressi, ma questo tipo di partita può darmi molto. Cercherò di giocare con la giusta mentalità e vediamo che succederà».
LA SFIDA DI SINNER. Sinner affronterà la sua 72ª partita nel circuito ATP, la decima contro un Top 10. Djokovic ha trascorso più settimane di tutti al numero 1 del mondo, ma il teenager azzurro non si sente battuto in partenza. «Lui ha più esperienza, è favorito, ma le partite sono sempre aperte - ha detto - Darò il massimo. Alla peggio, perderò». E come ha sempre sostenuto, in totale sintonia con il coach Riccardo Piatti, o si vince o si impara.
Piatti ha lavorato in passato anche con Novak Djokovic, un elemento che contribuisce ad incrementare il senso di una partita fra il campione capace di raggiungere vette di apparente imbattibilità e il giovane che più gli si può accostare per il modo di stare in campo. Sinner non ha negato che possano esserci delle similitudini, nel gioco e nel bilanciamento in campo. «Ma devo ancora svilupparmi, lui è più agile e sulla palla arriva meglio» ha commentato.
LA STIMA DI NOLE. Ma c’è di più. Rispetto al Sinner di oggi, anche il giovane Djokovic non era così devastante con il servizio, non era particolarmente sicuro nel gioco a rete, né tanto meno nell’esecuzione degli smash. In Sinner, Djokovic ha riconosciuto i segni di una futura carriera di successo. «Jannik è impressionante - ha detto alla vigilia del torneo - Ha una grande dedizione, lavora durissimo. Conosco il suo staff da molto tempo, è seguito benissimo. Ha tutte le qualità per diventare un campione». Soprattutto l’ambizione. «Non sembra soddisfatto di quello che ha raggiunto finora. E’ bello vedere in lui questa fame» ha detto il numero 1 del mondo dell’azzurro, il più giovane giocatore dopo di lui ad aver vinto due titoli in carriera e giocato il primo quarto di finale al Roland Garros.
Vista la familiarità con Riccardo Piatti, Sinner e Djokovic si sono più volte allenati insieme. La prima, ha ricordato Jannik, proprio a Montecarlo qualche anno fa. Ma non si sono mai incontrati in un match ufficiale. L’unico confronto resta il set di esibizione giocato ad Adelaide al termine della quarantena obbligatoria, prima dei tornei di Melbourne e dell’Australian Open. «L’ho visto tante volte in televisione - ha spiegato l’altoatesino - ma non conosco bene com’è in campo. Vedere qualcuno e giocarci contro non è la stessa cosa».
BERRETTINI KO. In una giornata ricca di soddisfazioni per l’Italia, notevole il successo di Lorenzo Sonego contro Marton Fucsovics dopo la doppietta di Cagliari, spicca la sconfitta di Matteo Berrettini. Il numero 1 azzurro si è fermato all’esordio contro lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina, avversario tenace e dal tennis completo, insidioso se in giornata particolarmente ispirata. Il nostro non disputava un match di singolare dall’Australian Open. Ha giocato solo in doppio, la scorsa settimana al Sardegna Open con il fratello Jacopo. Con la sua struttura fisica, se non spinge alla massima potenza da fondo rischia di andare in difficoltà contro parecchi avversari. Per farlo, serve un’efficienza atletica che ieri non gli si poteva chiedere. «Non sono contento - ha ammesso - però non giocavo da tanto e non mi sono allenato molto. Cerco di prendere i buoni segnali che il fisico mi ha dato».
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