Corriere dello Sport

«Con la difesa costruirem­o il nostro futuro»

«Nel breve dobbiamo vincere una delle due gare che restano per evitare il girone Nero» La ricetta del coach Luca Bechi per la salvezza della Cestistica San Severo: «Una squadra libera di testa con la voglia di divertirsi»

- di Fabrizio Fabbri

Un vero globetrott­er della panchina. Luca Bechi, livornese purosangue nato nella città labronica il 2 marzo 1970, dopo aver girato Italia ed Europa, ha allenato anche in Ucraina e Ungheria, si è fermato ora a San Severo, dove è arrivato da poco per sostituire in panchina Lino Lardo (dopo l’interregno di Panizza), per provare ad agguantare una difficolto­sa salvezza. Ci racconta in che condizioni ha trovato la squadra?

«Quando sono arrivato, una decina di giorni fa, la sensazione era di grande scoramento, di sfiducia al limite della rassegnazi­one. Era comprensib­ile visto che la squadra arrivava dalla sconfitta contro la Stella Azzurra che con quel successo ci ha affiancati in classifica. L’errore più grosso sarebbe stato affrontare i ragazzi e l’ambiente dicendo: “Su, in fondo non è successo nulla”». Prima di fare l’allenatore le è servito quindi vestire i panni dello psicologo? «Mi sono diviso per fare entrambi. Ho provato con pazienza a rimettere in piedi la squadra andando sul concreto. Fare filosofia in situazioni di classifica complicate come questa non avrebbe alcun senso logico. Allora ho messo i ragazzi di fronte a un quadro complicato chiedendo a tutti la disponibil­ità a raddoppiar­e gli sforzi. Diciamo che la pausa per la Pasqua, che è stata anche quella dove si è giocata la Coppa Italia, è servita per dare una giusta sferzata all’ambiente». Quale è stata la ricetta che ha scelto?

«Quella di creare una forte identità di squadra attraverso il lavoro in palestra. Non potevano, e non possono, esserci alternativ­e di alcun genere. I ragazzi ci hanno messo pazienza e dedizione accettando di uscire da una presunta comfort zone per mettersi in gioco. Lo sanno anche loro. Se non si suda non si migliora inutile nasconders­elo». È arrivato qualche segnale che la conforta? «Contro Ferrara abbiamo giocato una partita vera che ci ha portato, a 30” dalla fine, a tirare per il pareggio. Dopo essere partiti bene abbiamo preso un paio di ganci che hanno rischiato di mandarci al tappeto ma lì siamo stati molto bravi a reagire, rimanere in partita e giocarcela fino in fondo. Avevo chiesto ai miei di essere competitiv­i e ci sono riusciti. Così alla fine ho detto ai ragazzi che potevano tornare a casa a testa alta e che ero molto orgoglioso di loro perché abbiamo tenuto testa a una delle squadre più in forma del campionato». Ora gli obiettivi quali sono?

«Ovviamente la salvezza. Nel breve invece dobbiamo vincere almeno una delle due partite che restano per chiudere la prima fase. Questo ci consentire­bbe di non arrivare ultimi ed evitare così il girone Nero. La prossima partita è con Forlì. Conosciamo bene il valore di questa squadra che con Napoli, Scafati e appunto Ferrara ha dimostrato, nel nostro girone, di essere una delle più attrezzate». Che squadra servirà, da qui alla fine della A2, per evitare la retrocessi­one? «Una formazione libera di testa, capace di andare in palestra convinta e per divertirsi e in grado di trasferire questi due concetti nelle partite. Certo, su una cosa sono stato chiaro e credo che Ferrara ce lo abbia insegnato. La base su cui costruire il nostro futuro dovrà essere la difesa. Non possiamo essere una squadra che può guardare al proprio futuro pensando di vincere gare a punteggio altissimo. Non è una critica ma una presa di coscienza». Dopo tanto girare nel mondo del basket qual è il momento della sua carriera che vorrebbe immortalar­e in una fotografia? «Ne ho passati tanti di momenti da ricordare. E per come sono fatto io metto nella bacheca dei ricordi anche quelli brutti. Ognuno di noi costruisce la sua storia su cose piacevoli e altre meno e il mondo del basket non sfugge a questa regola. Però la vittoria in gara 5 dei quarti di finale contro la Virtus Roma nel 2009 occupa un posto speciale.

Quel successo fu il coronament­o di un percorso, personale e societario, fantastico. I risultati si costruisco­no con pazienza e lavoro di squadra. Così successe a Biella. Io nelle mie esperienze sono passato, una decina di anni fa, anche a Brindisi. Sono felice per quello che ora il club sta raccoglien­do e credo sia un esempio. La società ha costruito passo dopo passo le sue fortune, non facendosi mai prendere dalla fretta, ma programman­do. Un bello spot per tutto il nostro movimento».

«Il mio obiettivo è creare un gruppo coeso attraverso lavoro e dedizione»

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LNP FOTO/KLEB BASKET FERRARA/TEODORINI Luca Bechi, 51 anni, coach dell’Allianz Pazienza San Severo

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