Nibali, polso rotto il Giro è a rischio
Una caduta innocua ma le conseguenze sono pesanti L’incidente in Svizzera, sulle strade di casa. Oggi l’intervento per cercare un recupero lampo
La caduta, i dolori al polso destro, i primi cattivi presagi. Poi di fronte al responso degli accertamenti clinici Vincenzo Nibali non ha potuto fare altro che incassare il colpo. Frattura composta del radio del polso destro. A soli 24 giorni dalla partenza del Giro d’Italia i suoi pensieri sono andati proprio lì, al grande appuntamento messo a repentaglio dalla sfortuna.
Soltanto oggi, dopo l’intervento di osteosintesi in Svizzera per ridurre la frattura, si potranno sciogliere le riserve su una possibile partecipazione alla corsa rosa, ma in ogni caso non potrà essere al meglio. Non era certo questo l’avvicinamento che aveva pianificato. Lunedì prossimo avrebbe dovuto rifinire la preparazione al Tour of the Alps, per poi cimentarsi con la Liegi-Bastogne-Liegi e volare a Torino per il decimo Giro d’Italia in carriera. Tutto da rifare, adesso alle viste c’è un programma di recupero (quasi) disperato.
Lo Squalo siciliano ieri mattina si stava allenando sulle sue solite strade, visto che ormai da anni vive in Svizzera con la famiglia. Era da solo a Ponte Tresa, a una decina di chilometri da Lugano, quando è caduto battendo violentemente la mano destra sull’asfalto. Dopo radiografia e tac di rito il comunicato stampa della Trek-Segafredo ha messo a nudo la cruda realtà dei fatti: «Lo staff medico del team, d’accordo con il management e lo stesso Vincenzo, ha deciso di optare per un immediato intervento. Soltanto dopo sarà possibile effettuare le dovute valutazioni in merito al recupero e alla partecipazione al Giro d’Italia». Il corridore non si è sbilanciato, ma vuole tentarle tutte prima di alzare bandiera bianca: «È un verdetto che devo accettare. Dopo l’intervento inizierò un percorso, non semplice e non immediato, per cercare di essere al via del Giro. Questo è l’obiettivo che ho davanti e farò anche l’impossibile per centrarlo. Promesso».
A 36 anni si tratterebbe di una rinuncia pesante, anche alla luce di precedenti cadute che hanno comportato sacrifici grandissimi. A Rio 2016, in gara, una doppia frattura della clavicola sinistra gli costò una medaglia olimpica e due anni dopo, per una frattura vertebrale, fu costretto a ritirarsi dal Tour de France, compromettendo un Mondiale di Innsbruck disegnato per le sue caratteristiche. Nel 2009 alla rassegna iridata di Mendrisio non riuscì nemmeno a prendervi parte, per via di una scivolata in curva un mese prima all’Eneco Tour. «Faccio fatica a trovare le parole per descrivere l’enorme dispiacere che provo. Anzi, non ce ne sono - ha proseguito Nibali, giunto alla diciassettesima stagione da professionista - Si tratta di un incidente banale con conseguenze disgraziate che, purtroppo, mette in seria discussione tutti gli sforzi fatti per preparare le prossime gare».
Il messinese era tornato a casa lunedì dopo un periodo di ritiro in altura a inizio aprile, sul vulcano Teide, alle isole Canarie. In un primo momento si temeva un esito ancora più crudele, ossia la frattura dello scafoide, toccata di recente al velocista Fernando Gaviria e costretto a fermarsi ai box per almeno un mese. Di fratture al polso ne sa qualcosa l’olandese Annemiek van Vleuten, che al Mondiale di Imola dell’anno scorso si prese l’argento (ai danni della Longo Borghini) nonostante avesse rimediato quel tipo d’infortunio appena dieci giorni prima al Giro d’Italia donne. Rammaricato il c.t. della Nazionale, Davide Cassani, sempre deciso a puntare su Nibali in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo: «Non conosco bene la dinamica della caduta e in più bisogna vedere com’è la frattura. Non si tratta certamente di una gamba o di un braccio, ma il Giro resta in dubbio. Le Olimpiadi? C’è tempo, niente allarmismi». Una missione impossibile, l’ennesima, è già cominciata.
«Devo accettare la situazione, farò di tutto per essere al via di Torino»